Il caso di Mario Paciolla, il cooperante italiano trovato morto in Colombia nel luglio 2020, continua a suscitare interrogativi e preoccupazioni, nonostante la recente seconda richiesta di archiviazione del caso. La famiglia e i sostenitori di Paciolla non si danno per vinti e chiedono ulteriori indagini per fare piena luce su ciò che è realmente accaduto. Il caso ha sollevato numerosi dubbi, tanto da attirare l’attenzione dei media e delle istituzioni italiane e internazionali.
Nel febbraio 2025, la Procura di San Juan de Pasto, in Colombia, ha avanzato una seconda richiesta di archiviazione delle indagini sul decesso di Mario Paciolla, sostenendo che non vi sarebbero prove sufficienti per continuare con l’inchiesta. La causa ufficiale della morte è stata inizialmente attribuita a un suicidio, ma la famiglia di Paciolla ha sempre contestato questa versione dei fatti, ritenendola poco credibile e inadeguata a spiegare le circostanze misteriose che circondano la sua morte.
Il caso ha attirato una notevole attenzione a livello internazionale, soprattutto per il fatto che Paciolla lavorava come cooperante per l’ONU in Colombia, un paese con una lunga storia di conflitti armati e situazioni di instabilità politica. La sua morte è avvenuta in un contesto delicato, che ha portato molti a chiedersi se la sua morte fosse legata a motivi politici o alle circostanze di lavoro, mentre appare sempre meno plausibile l’ipotesi del gesto volontario.
I familiari di Mario Paciolla, fin da subito impegnati con un gruppo di attivisti per chiedere verità e giustizia, affinchè si faccia luce su una morte tuttora avvolta nel mistero, hanno espresso grande delusione per la richiesta di archiviazione, sottolineando che non sono stati presi in considerazione tutti gli elementi che potrebbero suggerire un’altra versione dei fatti. I genitori di Paciolla, infatti, hanno sempre ritenuto che la morte del loro figlio fosse il risultato di una congiuntura di fattori legati alla sua attività di cooperante, smentendo con fermezza l’ipotesi del suicidio.
La famiglia ha denunciato la mancanza di trasparenza nelle indagini e ha chiesto ripetutamente che il caso venga riaperto con una nuova inchiesta, coinvolgendo anche le autorità italiane e internazionali. In particolare, si sono concentrati sulle circostanze in cui il corpo di Mario è stato trovato: il cooperante italiano era stato rinvenuto impiccato, ma ci sono dubbi su come e dove sia avvenuta questa morte, e se fosse stato davvero lasciato in quella posizione.
Nonostante le due richieste di archiviazione, il caso di Mario Paciolla rimane irrisolto sotto molti aspetti. Una delle principali questioni irrisolte riguarda le circostanze in cui Mario è stato trovato morto: la scena del ritrovamento non ha convinto né la famiglia né molti osservatori, che ritengono che alcuni dettagli siano stati trascurati o non indagati a fondo. In particolare, ci si chiede se le indagini abbiano davvero esplorato tutte le ipotesi, comprese quelle che suggeriscono un possibile coinvolgimento di terzi, magari legato al contesto geopolitico e sociale in cui Mario operava.
Inoltre, ci sono domande aperte sul suo stato emotivo e psicologico prima della morte. Mario Paciolla aveva inviato alcune comunicazioni ai suoi familiari e amici, che facevano emergere preoccupazioni su alcune difficoltà che stava vivendo nel suo ruolo di cooperante. La sua morte, dunque, non sembrava essere un episodio isolato, ma piuttosto la fine di un periodo di crescente stress.
Dopo la seconda richiesta di archiviazione, le speranze di una verità piena sembrano ancora lontane, ma la famiglia di Paciolla non si arrende e continua a mobilitarsi, cercando sostegno da parte di politici, attivisti per i diritti umani e organizzazioni internazionali per ottenere una revisione delle indagini.
La comunità internazionale, infatti, continua a chiedere maggiore trasparenza nelle inchieste legate alla morte di cooperanti internazionali, specialmente in aree come la Colombia, dove il rischio di violenze politiche è sempre alto. Diversi esperti hanno anche sottolineato la necessità di un’indagine congiunta tra autorità colombiane e italiane, al fine di garantire che tutti gli aspetti del caso siano esplorati con la massima attenzione.
Il prossimo 19 marzo, l’associazione Articolo 21 organizza un’iniziativa intitolata “Noi non archiviamo” in memoria di Mario Paciolla. L’evento prevede un presidio davanti al Tribunale di Roma, in Piazzale Clodio, a partire dalle ore 9. La manifestazione ha lo scopo di sostenere la famiglia di Paciolla nella richiesta di proseguire le indagini, dopo che la Procura di Roma ha avanzato una seconda richiesta di archiviazione dell’inchiesta.
L’iniziativa si inserisce in una settimana di “scorta mediatica” dedicata al ricordo di giornalisti uccisi che non hanno ancora ricevuto giustizia. Oltre al caso di Mario Paciolla, il 20 marzo ricorre il 31º anniversario dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Per commemorare questi eventi, sono previste manifestazioni in diverse città, tra cui una al liceo “Lucrezio Caro” di Roma, scuola frequentata da Ilaria Alpi.