Il 13 marzo segna l’anniversario della nascita di Edoardo Scarpetta, uno dei più grandi drammaturghi e attori del teatro napoletano. Nato a Napoli nel 1853, Scarpetta ha rivoluzionato la commedia partenopea, creando personaggi indimenticabili e lasciando un’eredità che ha influenzato generazioni di attori e autori, tra cui il celebre figlio Eduardo De Filippo. Ripercorriamo la sua vita straordinaria.
Le origini e i primi passi nel teatro
Edoardo Scarpetta nasce a Napoli il 13 marzo 1853. Fin da giovane, dimostra una passione travolgente per il teatro. La Napoli dell’epoca è un crogiolo di culture e tradizioni, e Scarpetta cresce immerso nella vivacità della scena teatrale locale.
Inizia la sua carriera come attore in compagnie minori, ma la sua vera aspirazione è scrivere e portare in scena le proprie commedie. Il suo talento comico e la sua straordinaria capacità di osservare la realtà lo portano presto al successo.
La rivoluzione teatrale e il personaggio di Felice Sciosciammocca
Il grande merito di Scarpetta è aver trasformato la commedia napoletana, distaccandosi dalla tradizionale maschera di Pulcinella per dare vita a un nuovo tipo di personaggio: Felice Sciosciammocca.
Felice è l’uomo comune, furbo ma bonario, sempre alle prese con guai familiari e situazioni grottesche. Con lui, Scarpetta rappresenta la Napoli popolare e vivace di fine Ottocento, facendo ridere e riflettere il pubblico.
Tra le sue commedie più celebri ricordiamo:
“Miseria e Nobiltà” (1887): forse la sua opera più famosa, che racconta la storia di un povero scrivano costretto a fingersi nobile per aiutare un giovane innamorato. La scena in cui i protagonisti mangiano spaghetti con le mani è diventata iconica, anche grazie alla successiva interpretazione cinematografica di Totò.
“Nu turco napulitano” (1888): una commedia degli equivoci piena di humor e ritmo.
“Il medico dei pazzi” (1908): un’altra pietra miliare, che racconta di un uomo convinto di essere finito in un manicomio, quando in realtà si trova in un albergo.
Il successo e le polemiche
Scarpetta raggiunge una fama enorme, diventando l’attore e autore più amato della sua epoca. Tuttavia, la sua carriera non è priva di controversie.
Il caso più celebre è la parodia di “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio, intitolata “Il figlio di Iorio”. La satira scatenò un clamoroso processo per plagio, che si concluse con l’assoluzione di Scarpetta. Questo evento segnò una delle battaglie più famose nella storia del teatro italiano, mettendo a confronto la cultura alta e il teatro popolare.
La vita privata e l’eredità artistica
Oltre alla sua carriera, la vita privata di Scarpetta è altrettanto interessante. Ebbe una famiglia numerosa e complicata, da cui nacquero tre dei più grandi attori e drammaturghi del Novecento: Eduardo, Peppino e Titina De Filippo.
Anche se non li riconobbe ufficialmente, Scarpetta fu una figura determinante nella loro formazione artistica. Eduardo De Filippo, in particolare, erediterà il talento e il senso critico del padre, portando il teatro napoletano a nuove vette con capolavori come “Filumena Marturano” e “Natale in casa Cupiello”.
La fine di un’epoca e il ricordo eterno
Edoardo Scarpetta si ritira dalle scene nei primi anni del Novecento, dopo aver dedicato la sua vita al teatro. Muore a Napoli nel 1925, lasciando un’eredità culturale che resiste ancora oggi.
Il suo teatro ha saputo unire la risata popolare con una critica sociale intelligente, raccontando la vita quotidiana con ironia e leggerezza. Il personaggio di Felice Sciosciammocca è diventato immortale, simbolo di una Napoli che ride delle proprie miserie e si rialza sempre.
Il suo nome continua a brillare nel firmamento della cultura partenopea, e le sue commedie continuano a far ridere e riflettere, come se il tempo non fosse mai passato.