“L’operazione condotta questa mattina dalle forze dell’ordine rappresenta un passo fondamentale nella lotta contro le pratiche illecite che da anni contaminano il settore funerario e sanitario. Grazie a indagini approfondite e delicate, è stato possibile smantellare un sistema di corruzione e falsificazione che coinvolgeva colletti bianchi, professionisti e imprenditori, i quali hanno sfruttato il dolore delle famiglie dei defunti per trarne profitti illeciti, violando una moltitudine di norme poste a tutela del settore funerario e sanitario.
L’inchiesta, che ha portato all’arresto di 69 persone tra custodia cautelare in carcere e ai domiciliari, ha svelato un inquietante schema illecito basato su estorsioni, falsificazione di documenti e assenteismo cronico. Si tratta di un vero e proprio “racket bianco”, in cui la criminalità organizzata rimane sullo sfondo mentre i veri responsabili sono professionisti e imprenditori che, con la complicità di alcuni impiegati pubblici, hanno speculato su pratiche burocratiche fondamentali come il rilascio di certificati di morte, il trasporto delle salme e le autorizzazioni alla cremazione, il tutto dietro compenso illecito.
Questa operazione rappresenta un duro colpo a un sistema marcio che ha minato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, dimostrando l’urgente necessità di rafforzare i controlli e garantire la trasparenza nelle pratiche amministrative legate al settore funerario. È inaccettabile che chi dovrebbe tutelare la dignità dei defunti e il rispetto per le famiglie colpite da un lutto si trasformi in un attore di un mercato illegale che lucra su tali fragilità.”
SOS Impresa Rete per la Legalità della Campania APS, associazione antiracket che da decenni combatte il racket e l’usura in tutta la regione, ribadisce il proprio impegno a fianco delle istituzioni e della società civile per contrastare ogni forma di corruzione e malaffare. L’auspicio è che questa indagine sia solo il primo passo verso una più ampia opera di bonifica di un settore che merita trasparenza e rispetto, affinché il dolore delle famiglie non venga mai più strumentalizzato per il tornaconto di pochi delinquenti in giacca e cravatta.”
Con questo comunicato l’associazione “SOS Impresa” ha commentato l’operazione dei Carabinieri del NAS che ha interessato le province di Napoli e Salerno, portando all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 70 persone. L’accusa principale è quella di associazione per delinquere finalizzata al falso ideologico e materiale, corruzione e truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Le indagini hanno svelato un sistema illecito che coinvolgeva medici, impiegati pubblici e imprenditori del settore funebre, tutti accusati di manipolare procedure sanitarie e amministrative per ottenere vantaggi economici indebiti.
L’inchiesta ha portato alla luce un tariffario ben definito per servizi illeciti. Tra gli arrestati figurano cinque dirigenti medici dell’ASL Napoli 1 Centro, accusati di aver intascato tangenti dalle imprese funebri, diversi impiegati dell’ASL e dell’ufficio di stato civile del Comune di Napoli, coinvolti nella falsificazione di documenti e nell’accelerazione indebita delle pratiche funerarie, circa 30 imprenditori del settore delle pompe funebri, tra i quali spicca il nome di Antonio Chiariotti, amministratore dell’omonima impresa funebre con sede in via De Meis a Ponticelli e che nel 2023 ha aperto un’altra sede anche a Pomigliano D’Arco.
Il nome di Chiariotti figura nell’elenco dei membri dell’assemblea nazionale dell’associazione “SOS Impresa”, attiva da oltre 30 anni nel campo dell’anti-racket e anti-usura. Nel 2023, proprio in occasione dell’apertura della sede di Pomigliano D’Arco, Chiariotti organizzò un incontro per suggellare la stretta sinergia tra la sua impresa e SOS Impresa, al quale parteciparono il presidente nazionale per la legalità antiracket il signor Luigi Cuomo, il parroco della chiesa del Rosario don Aniello Tortora e Luigi Maiello, all’epoca comandante della polizia municipale di Pomigliano D’Arco.
Nel corso degli anni, Chiariotti è sempre stato in prima linea, tra i membri più attivi dell’associazione e ha presenziato a moltissimi eventi, tra gli ultimi la cerimonia di inaugurazione del murale dedicato a Santo Romano, sul parete dell’istituto “Toti-Borsi-Giurleo”. Iniziativa promossa e sostenuta dalla stessa associazione, alla quale aderirono diversi consiglieri della VI Municipalità di Napoli e l’onorevole Francesco Emilio Borrelli.

La forte convinzione con la quale Chiariotti aderiva alle iniziative antiracket spicca soprattutto nei contenuti pubblicati sulle pagine social della sua impresa di onoranze funebri, finita nel mirino della Procura di Napoli, insieme a molte altre ed è il motivo per il quale da stamane è ristretto agli arresti domiciliari. Dal logo in evidenza per manifestare l’adesione al “patto antiracket con le forze dell’ordine” a decine e decine di scatti che immortalano Chiariotti in compagnia di rappresentanti delle forze dell’ordine, ma anche con veri e propri baluardi della legalità, come Salvatore Borsellino. Numerose le foto-spot dell’impresa finita nel mirino degli inquirenti che si alternano a quelle che raccontano l’impegno di Chiariotti nella lotta alla legalità per la quale ha ricevuto anche premi e riconoscimenti, portandolo a vivere a stretto contatto con quella stessa arma dei carabinieri che all’alba di oggi gli ha notificato il procedimento a suo carico.

La notizia del suo coinvolgimento nell’indagine giunta al culmine all’alba di martedì 11 marzo ha suscitato molto stupore tra gli abitanti di Ponticelli, il quartiere dove Chiariotti opera da anni ed è conosciuto e stimato da molti cittadini. Proprio per questo motivo la maggior parte dei ponticellesi stenta a credere a quanto emerso nel corso delle ultime ore, a riprova della solida fama di “insospettabile” acquisita da Chiariotti.