Negli ultimi anni, Napoli ha assistito a una trasformazione urbana che ha portato all’abbattimento progressivo delle Vele di Scampia, simbolo di degrado, ma anche di resistenza per molti abitanti. Un progetto di riqualificazione annunciato con forza dalle istituzioni, che ha visto la demolizione di gran parte di quegli edifici ormai famigerati, lasciando spazio a nuove abitazioni e a un progetto di rigenerazione sociale.
Tuttavia, a pochi chilometri di distanza, 15 per la precisione, il rione De Gasperi di Ponticelli racconta una storia ben diversa: un quartiere nato con le stesse problematiche e finito al centro di un piano di riqualifica analogo, ma senza una reale prospettiva di rinascita.
Perché in un caso si è intervenuti e nell’altro no?
Quali sono i criteri che determinano la priorità delle riqualificazioni urbane?
Le Vele di Scampia: il simbolo abbattuto
Costruite tra gli anni ’60 e ’70 con l’idea di creare un quartiere moderno, le Vele di Scampia si sono ben presto trasformate in un ghetto verticale, preda dell’abusivismo e della criminalità organizzata. L’assenza di servizi adeguati e la ghettizzazione hanno reso queste strutture un simbolo di degrado urbano.
Dopo anni di proteste e progetti rimasti nel cassetto, finalmente la politica ha deciso di intervenire. L’abbattimento delle Vele è stato accompagnato dalla costruzione di nuovi alloggi per le famiglie sgomberate e da un progetto di rilancio dell’area. Un’operazione lunga e complessa, ma che ha trovato il sostegno delle istituzioni a livello locale e nazionale.
Il rione De Gasperi: una promessa mai mantenuta
Se a Scampia il cambiamento è arrivato, il rione De Gasperi di Ponticelli è rimasto nel dimenticatoio. Costruito negli anni ’50 per accogliere gli sfollati del dopoguerra, il quartiere è stato pensato come un insediamento popolare con grandi palazzoni e un’urbanistica che ben presto ha mostrato i suoi limiti.
Oggi, gli edifici del rione De Gasperi versano in condizioni critiche: infiltrazioni, strutture pericolanti, mancanza di manutenzione. Qui il degrado non è stato cancellato, ma semplicemente ignorato. Le famiglie che vi abitano si sentono abbandonate, senza alcuna certezza sul loro futuro. Le promesse di riqualificazione si sono susseguite nel tempo, ma senza mai concretizzarsi.
Nel 2017, la Regione Campania aveva annunciato un piano di riqualificazione simile a quello di Scampia, con demolizioni e ricostruzioni, ma a distanza di anni poco è cambiato. Perché questa disparità di trattamento?
Una questione di priorità o di visibilità?
È inevitabile chiedersi se dietro queste scelte ci sia una logica politica più che sociale. Le Vele di Scampia erano un simbolo ben noto a livello nazionale e internazionale, anche grazie a film e serie TV che hanno contribuito a cementarne l’immagine di quartiere degradato. Riqualificare quell’area significava anche dare un segnale forte all’opinione pubblica.
Il rione De Gasperi, invece, pur vivendo condizioni simili, non gode della stessa attenzione mediatica. Il diritto alla casa e a un ambiente dignitoso non dovrebbe dipendere dalla visibilità di un problema, bensì dall’urgenza e dalla necessità di garantire equità tra i cittadini.
L’abbattimento delle Vele ha dimostrato che un cambiamento è possibile, ma la riqualificazione di un quartiere non si misura solo con le demolizioni. Serve una strategia chiara, fondi certi e, soprattutto, la volontà politica di non lasciare indietro nessuno.
Per il rione De Gasperi di Ponticelli, le istituzioni devono passare dalle parole ai fatti. Serve un piano concreto, con tempi certi e risorse adeguate, per garantire alle famiglie un futuro migliore. La città di Napoli non può permettersi quartieri di serie A e di serie B.
Riqualificare non deve essere una scelta politica, ma un diritto per tutti.