Napoli è una città dalle mille contraddizioni, dove la bellezza convive con il degrado e dove le periferie spesso diventano il riflesso del fallimento delle politiche abitative e sociali. Due tra i luoghi più emblematici di questa realtà sono il Rione De Gasperi di Ponticelli e le Vele di Scampia, entrambi nati per soddisfare l’emergenza abitativa, ma sono poi diventati dei ghetti urbani.
Oggi, mentre le Vele sono quasi completamente scomparse grazie a un ambizioso progetto di riqualificazione, il Rione De Gasperi lotta ancora con il degrado e l’incertezza sul proprio futuro.
Ma quali sono le differenze e le analogie tra queste due realtà?
Origini e progettazione: il sogno di un’urbanistica sociale
Il Rione De Gasperi e le Vele di Scampia nascono in epoche diverse, ma con la stessa idea di fondo: offrire case popolari per rispondere all’emergenza abitativa.
Il Rione De Gasperi, costruito negli anni ’50, quindi nel secondo dopoguerra, fu uno dei primi quartieri di edilizia residenziale pubblica a Napoli, ideato per fornire un alloggio ai reduci del conflitto. Era destinato agli sfollati della Seconda guerra mondiale e ai cittadini provenienti dal centro storico, con palazzi bassi e spazi comuni. Tuttavia, la scarsa manutenzione e l’abbandono istituzionale lo hanno trasformato in un rione degradato e ad alta densità criminale.
Le Vele di Scampia, progettate negli anni ’60 dall’architetto Franz Di Salvo, si ispiravano a un’idea innovativa di edilizia popolare con edifici a forma di vela, pensati per favorire la socialità. Tuttavia, il sovraffollamento, la mancanza di servizi e l’isolamento hanno portato le Vele a diventare un centro nevralgico del traffico di droga.
Entrambi i quartieri hanno subito un destino simile: da simboli di modernità a zone di forte disagio sociale.
Il Rione De Gasperi è diventato nel tempo un’area ad alta concentrazione di occupazioni abusive, degrado edilizio e spaccio. Per decenni è stato il fortino del clan Sarno, l’organizzazione camorristica che è riuscita ad espandersi ben oltre i confini di Ponticelli e che ha trovato terreno fertile per conquistare il controllo del territorio, anche nell’acclarato e dilagante stato di povertà e degrado che già in quegli anni imperversava nel rione, complice l’assenza dello Stato.
Le Vele di Scampia, negli anni ’80 e ’90, sono diventate il cuore della “piazza di spaccio” più grande d’Europa, gestita dal clan Di Lauro. La struttura stessa degli edifici, con corridoi e passaggi sopraelevati, favoriva la clandestinità e la criminalità.
Riqualificazione: chi ha avuto più possibilità di rinascere?
Negli ultimi anni, le istituzioni hanno tentato di recuperare entrambi i quartieri, con risultati molto diversi. Il piano di assegnazione dei nuovi alloggi e il conseguenziale abbattimento degli edifici sfollati è partito in contemporanea, ma mentre a Scampia il percorso non ha subito battute d’arresto significativo, invece, a Ponticelli non è mai decollato.
Le Vele di Scampia sono state oggetto di un piano di abbattimento e riqualificazione, con investimenti per nuovi alloggi e servizi. Oggi, dopo la demolizione dell’ultima Vela, il quartiere guarda al futuro con speranza.
Il Rione De Gasperi, invece, è ancora in attesa di una vera trasformazione. Alcuni edifici sono stati parzialmente sgomberati, ma le organizzazioni criminali operanti nella zona hanno già provveduto a riassegnare gli alloggi ad altre famiglie, concorrendo ad aggravare l’emergenza abitativa e imponendo una brusca battuta d’arresto per il piano di abbattimento, legittimando il timore di famiglie che da decenni aspettano di vedersi assegnare un alloggio dignitoso e che dinanzi a questa realtà temono che le promesse di riqualificazione restino disattese.
Due storie parallele, due destini diversi
Le Vele di Scampia e il Rione De Gasperi rappresentano due esempi del fallimento delle politiche urbane a Napoli, ma con una differenza sostanziale: Scampia sta iniziando a rinascere, mentre Ponticelli è ancora in un limbo.
Se il progetto di riqualificazione delle Vele può diventare un modello positivo, il Rione De Gasperi resta un banco di prova per le istituzioni.