La vicenda di Ugo Russo, il quindicenne napoletano ucciso nella notte tra il 29 febbraio e il 1° marzo 2020, ha segnato profondamente la città di Napoli e l’opinione pubblica italiana. Il suo nome è diventato il simbolo di un dibattito acceso su giustizia, sicurezza, emarginazione giovanile e legittima difesa.
La notte del 1° marzo 2020
Ugo Russo, un ragazzo cresciuto nei Quartieri Spagnoli, perse la vita nel quartiere Santa Lucia, a due passi dal lungomare Caracciolo, durante un tentativo di rapina. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella notte Ugo e un suo amico decisero di mettere a segno una rapina, armati di una pistola finta.
L’obiettivo era un uomo fermo in auto, che si rivelò essere Christian Brescia, un carabiniere in borghese. Ugo si avvicinò e puntò l’arma alla testa del militare, chiedendogli di consegnargli l’orologio. Il carabiniere reagì sparando tre colpi, due dei quali colpirono il giovane al torace e alla testa.
Ugo fu trasportato d’urgenza all’ospedale Vecchio Pellegrini, ma le sue condizioni erano troppo gravi.
Il caso di Ugo Russo ha diviso l’opinione pubblica: da un lato, c’era chi sosteneva che la reazione del carabiniere fosse legittima difesa, poiché il militare si trovava sotto minaccia armata. Dall’altro, la famiglia di Ugo e il comitato “Verità e Giustizia per Ugo Russo” contestano la versione ufficiale, sostenendo che il carabiniere abbia usato un’eccessiva violenza, colpendo un ragazzo in fuga e non più pericoloso.
Un elemento chiave della polemica è stata la natura dell’arma usata da Ugo, una pistola giocattolo priva del tappo rosso, che a prima vista poteva sembrare autentica. Tuttavia, secondo la famiglia, questo non giustifica la reazione letale del carabiniere.
Nel corso del tempo, la vicenda ha assunto un forte valore simbolico, diventando emblema delle difficoltà vissute dai ragazzi dei quartieri popolari di Napoli.
Il processo al carabiniere
Dopo un’indagine durata anni, nel settembre 2023 è iniziato il processo contro Christian Brescia, accusato di omicidio volontario pluriaggravato.
Uno dei momenti chiave del dibattimento è stata la testimonianza della giovane che si trovava in auto con il carabiniere al momento della rapina. La ragazza ha raccontato di aver visto Ugo puntare la pistola contro Brescia e di essere fuggita in preda al panico.
A settembre 2024, nuovi rilievi con scanner laser sono stati eseguiti per ricostruire con precisione le distanze e la posizione dei colpi. L’obiettivo è determinare se il giovane fosse ancora una minaccia al momento degli spari o se fosse stato colpito mentre scappava.
Il processo è ancora in corso, e la sentenza definitiva non è stata ancora emessa.
Il ricordo di Ugo e le iniziative in suo nome
Negli anni successivi alla sua morte, il nome di Ugo Russo è rimasto impresso nella memoria collettiva di Napoli.
Un murale a lui dedicato nei Quartieri Spagnoli è stato rimosso nel 2023, ma in risposta la comunità ha affisso uno striscione con la scritta: “Potete censurare un murale, ma non la verità: giustizia per Ugo Russo.”
Il comitato “Verità e Giustizia per Ugo Russo” continua a portare avanti iniziative per ricordarlo e per denunciare le condizioni difficili dei giovani nei quartieri popolari.
La storia di Ugo Russo è ancora oggetto di dibattito e il processo in corso potrebbe segnare un punto di svolta.
Indipendentemente dal verdetto, la sua vicenda ha sollevato interrogativi cruciali sulla gestione della sicurezza e l’uso della forza da parte delle forze dell’ordine, ma anche e soprattutto sulle condizioni sociali che portano i giovani a commettere crimini.
Mentre la famiglia di Ugo e i suoi sostenitori chiedono verità e giustizia, il caso continua a dividere l’opinione pubblica, lasciando una ferita aperta nel cuore di Napoli.