Ho preso una decisione importante ed è giusto che la comunichi guardandovi negli occhi.
La mia battaglia termina qui. A partire da questo momento non mi occuperò più della camorra di Ponticelli.
È una decisione dolorosa, dolorosissima, perché non ci sono più le premesse e i presupposti per continuare.
Soprattutto alla luce di un rapporto quantomeno ambiguo tra alcuni poliziotti ed esponenti della criminalità. Non posso non tener conto sul fatto che su una delle ultime minacce che ho ricevuto c’è la firma di una persona che ricopre un incarico dirigenziale del commissariato di polizia di Ponticelli.
Inoltre, Ponticelli non rientra nei piani di riqualifica né dell’amministrazione locale né del governo centrale. Lo dimostra la scelta di investire su Scampia- Secondigliano dopo Caivano. Questo significa che i nostri bambini, i nostri ragazzi dovranno fare i conti ancora e sempre con gli stessi diritti negati.
Il mio pensiero va alle tante, tantissime persone che in questi anni hanno supportato il mio lavoro. Consentitemelo, una menzione speciale la meritano i Ponticellesi. Dirvi grazie non è abbastanza. Siete stati la mia forza, la mia più grande ricchezza. Mentre vi parlo mi scorrono davanti agli occhi tantissimi ricordi, alcuni bellissimi, che porterò sempre nel mio cuore, altri un po’ meno perché raccontano tutto il dolore e tutta la sofferenza che troppe volte abbiamo condiviso in silenzio. Proprio per questo mi sento in dovere di salutarvi rivolgendovi una preghiera accorata. Andate via, lo dico per il bene dei vostri figli. Andate via, a Ponticelli non c’è futuro.
Allo stesso modo mi congratulo con i De Micco perché hanno conquistato la supremazia sul campo e questo glielo devo riconoscere. Lo scorso ottobre, dopo il blitz che portò all’arresto di 60 affiliati, il procuratore Gratteri disse che le strade di Ponticelli erano più libere. Beh, io lo invito a fare una passeggiata non nei rioni da sempre controllati dai clan, ma a Viale Margherita, Corso Ponticelli, strade che un tempo erano libere e che oggi rappresentano il quartier generale del clan. Strade dove è palpabile la paura della gente. Quella paura introdotta dalla strategia del terrore, voluta dai De Micco per assoggettare tutti e tutti.
A Ponticelli, lo Stato non è mai sceso in campo contro la camorra, limitandosi a vincere qualche sporadica battaglia, molte volte, troppo spesso, scendendo a compromessi. Come dimostra il pentimento farsa di alcuni fratelli Sarno, che si sono serviti dello Stato e che non hanno mai preso le distanze dalla camorra. Oggi a Ponticelli comandano i De Micco , regnano le loro leggi, questo è sotto gli occhi di tutti. E se lo Stato ha scelto di voltare le spalle a questo quartiere, non ha senso che io continui ad alimentare la luce che da anni mantiene un riflettore acceso su quelle dinamiche. Lo trovo uno spreco di energie inutile, oltre che pericoloso.
Qualcuno prima di me ha detto che questo non è un Paese per giornalisti giornalisti. E rendere omaggio alla memoria di quella persona, significa anche trarre il doveroso insegnamento dal suo sacrificio. Io aggiungo che questo non è un Paese che ha bisogno di eroi, ma solo di uomini e donne che facciano correttamente il loro lavoro.
Io la mia parte l’ho fatta, ma evidentemente non ero in buona compagnia. So che in cuor vostro accetterete la mia decisione, l’approverete e non la vivrete come un tradimento. I De Micco vivono di azioni dimostrative, questo è lampante. E io non posso, non voglio e non devo essere la prossima vittima sacrificale. La mia vita vale di più . Sono sicura che su questo punto sarete tutti d’accordo con me. Non ho rimpianti, non la vivo come una sconfitta. Esco di scena a testa alta, a differenza di chi avrebbe potuto affiancarmi per provare a scrivere un finale diverso, per provare a realizzare quel sogno di legalità che per tanti anni abbiamo condiviso. Ma qualcuno evidentemente la sua scelta l’ha fatta e ha deciso ancora una volta di abbandonarci al nostro triste e amaro destino”.
Luciana Esposito