Una notizia clamorosa, quella che ormai da diversi giorni è diventata di dominio pubblico e che si è diffusa ben oltre i confini del quartiere Ponticelli, teatro di un agguato di camorra la sera dello scorso 9 gennaio, quando un killer solitario ha atteso il 36enne Enrico Capozzi nei pressi della sua abitazione nel parco Merola per freddarlo con diversi colpi d’arma da fuoco.
Proprio in riferimento allo scenario in cui è maturato l’agguato, in questi giorni è emerso un dettaglio che potrebbe rivelarsi cruciale. A settembre del 2022, Capozzi aveva ricevuto una richiesta estorsiva di trentamila euro da parte del nipote di suo padre, nonché ras dei De Micco, Antonio Nocerino detto brodino. Una pretesa avanzata quando, in seguito alla scarcerazione di quest’ultimo, Capozzi e suo padre si recarono a fargli visita presso la sua abitazione. Facendo riferimento a un “torto” subito nel 2010, quando il padre di Capozzi lo picchiò, in presenza di suo figlio Enrico, per dargli una “lezione”. Erano gli anni in cui il declino dei Sarno era in pieno corso e la moglie di Capozzi – cugina dei fratelli degli ex boss di Ponticelli che proprio in quel periodo aveva deciso di collaborare con la giustizia – ebbe una lite in strada con un parente. Un giovane nipote intervenne in difesa della donna e la fatalità volle che “brodino” si trovasse a passare di lì proprio mentre era in corso la lite. Si scagliò contro il nipote della donna per difendere a sua volta l’uomo, nonché suo parente, che l’aveva aggredita. Nocerino non esitò a colpire con un corpo contundente il giovane, seppure si trattasse di un soggetto legato al clan Sarno che in quel momento storico cercava disperatamente di restare a galla, dopo i primi pentimenti eccellenti. Per questo motivo Capozzi senior si impegnò con i parenti della moglie a “dare una lezione” al nipote, affinché potesse sventare la spedizione punitiva che i Sarno stavano pianificando per replicare all’affronto subito. Un atto doveroso, se non indispensabile, in un momento storico in cui la credibilità e la supremazia dei relitti del clan Sarno erano già fortemente minate dai pentimenti.
Malgrado Capozzi si fosse adoperato per difendere il nipote, una volta scarcerato e tornato a Ponticelli, Nocerino ha avanzato la pretesa di vedersi consegnare quel denaro, una sorta di “risarcimento” per il danno cagionato in quella circostanza legata a un passato, evidentemente per lui tutt’altro che superato.
Inizia così il calvario di Enrico Capozzi, rimasto vedevo a luglio dell’anno prima, in seguito alla morte improvvisa di sua moglie Mariarca Napolitano, colta da aneurisma cerebrale, mentre era in spiaggia con i suoi tre figli. Numerose le minacce e le azioni violente che si sono susseguite nel corso degli otto mesi intercorsi dal giorno in cui Nocerino ha avanzato quella richiesta estorsiva per la prima volta. Un incubo terminato per Capozzi quando il suo taglieggiatore è stato arrestato, a maggio del 2023. Prima di giungere all’epilogo, Capozzi ha subito una serie di ritorsioni e minacce: il pestaggio subito dal dipendente del suo distributore di benzina, la successiva rapina ai danni di un altro dipendente, il danneggiamento delle manichette di erogazione del distributore, ma anche le continue azioni intimidatorie andate in scena nel parco Merola, il rione in cui viveva insieme ai figli e dove si era trasferito anche suo padre per stargli vicino in quel momento particolarmente concitato. Capozzi chiuse la sua attività, durante quei mesi dagli esiti incerti, usciva poco, viveva con la costante paura che potesse accadergli qualcosa. Chi lo conosceva bene e ha vissuto quelli che oggi sappiamo essere gli ultimi mesi della sua vita, conferma e ribadisce che anche dopo l’arresto di Nocerino, Enrico non era sereno. La sua vita, dopo quegli eventi e soprattutto dopo l’arresto del suo estorsore, non è mai più tornata ad essere quella di prima. Aveva paura, Enrico. Ancora di più da quando aveva preso il via ll processo a carico di Nocerino per i fatti che gli venivano contestati in seguito alla sua denuncia.
Oggi sappiamo con certezza che l’arresto del suo estorsore non ha decretato la fine di quell’incubo. Malgrado il processo fosse in pieno corso, probabilmente, non ha mai smesso di ricevere intimidazioni e minacce che negli ultimi tempi erano state estese anche ai suoi figli, stando alla notizia diventata di dominio pubblico, dopo l’agguato in cui Capozzi ha perso la vita.
Per questo motivo, al culmine di un calvario lungo due anni, Capozzi, qualche mese fa, avrebbe ceduto al ricatto dei suoi estorsori, provvedendo perfino a consegnare una somma di denaro maggiore, rispetto a quella richiesta dal nipote di suo padre nel 2022, all’indomani della sua scarcerazione.
Un retroscena che concorre a gettare un ulteriore velo di tristezza e inquietudine su un omicidio che ha fortemente scosso e addolorato gli abitanti di Ponticelli, soprattutto per il clima di paura subentrato in seguito all’agguato in cui Capozzi ha perso la vita.