Il ritorno a Ponticelli dell’ex boss ed ex collaboratore di giustizia Vincenzo Sarno ha destato forte scalpore, ancor più all’indomani dell‘agguato costato la vita ad Enrico Capozzi, il 36enne ucciso nel parco Merola, nei pressi della sua abitazione, alle 20.30 dello scorso venerdì 9 gennaio.
Capozzi era il figlio di una cugina dei Sarno e nel 2023 ha denunciato per estorsione il ras dei De Micco Antonio Nocerino.
Un dettaglio cruciale quest’ultimo che probabilmente ha inciso in maniera determinante sulla scelta del bersaglio da colpire per stroncare le velleità manifestate tra le strade del quartiere dall’ex boss di Ponticelli pochi giorni prima di capodanno.
In questo modo, i De Micco, il clan che attualmente detiene il controllo dei traffici illeciti nel quartiere, ha lanciato un duplice messaggio e ha perseguito un doppio intento.
L’omicidio di Capozzi ha fatto ripiombare Ponticelli nell’incubo delle vendette trasversali, seminando un clima di paura palpabile tra le strade del quartiere. Uno scenario che non desta allarmismo solo tra gli abitanti di Ponticelli, ma anche tra i collaboratori di giustizia che temono di subire le conseguenze dell’azione scellerata inscenata da Sarno, mentre è ancora sotto la tutela dello Stato, dopo l’estromissione dal programma di protezione scaturita dalle violazioni compiute lo scorso anno e che ne determinarono anche il trasferimento in carcere, dove ha scontato il residuo della pena.
Non appena è stato scarcerato, l’ex numero uno di Ponticelli ha immediatamente chiamato in causa il Tar, chiedendo di essere reintegrato nel programma. Fino a quando il tribunale amministrativo non si pronuncerà, pertanto l’ex boss e ancora tutelato e mantenuto dallo Stato.
Una situazione clamorosa che impone una replica da parte dello Stato ed è proprio per questo motivo che gli altri collaboratori temono le conseguenze.
A esternare tutta la sua rabbia, mista a dispiacere e preoccupazione è Gennaro Panzuto alias Genny ‘o terremoto, 50 anni, ex figura apicale del clan Piccirillo, operante nella zona della Torretta a Chiaia e killer del clan Licciardi dell’Alleanza di Secondigliano, tornato a Napoli nel 2021, in pieno lockdown, dopo aver terminato il percorso di collaborazione con la giustizia, dopo 14 anni. Malgrado il rapporto con lo Stato si sia concluso in maniera tutt’altro che felice, una volta tornato a Napoli, Panzuto è rimasto fedele alla sua scelta facendosi promotore di numerose iniziative finalizzate a promuovere la legalità, rinnegando anche con i fatti il contesto criminale nel quale un tempo era inserito.
Incontri nelle scuole, interviste, Panzuto è diventato molto popolare sui social network dove rilancia la sua mission a suon di video in cui non risparmia parole di dura condanna verso la camorra e i suoi interpreti.
Anche per questo motivo Panzuto teme che le recenti gesta di Vincenzo Sarno possano vanificare e screditare il suo percorso: “premetto che la morte di questo giovane padre che ho appreso essere rimasto vedovo qualche anno fa, mi ha colpito e addolorato, soprattutto perché aveva avuto il coraggio di denunciare il suo estorsore facendolo arrestare. È la vittima di un’azione scellerata di Vincenzo Sarno, un vigliacco che non ha minimamente tenuto conto del fatto che le conseguenze delle sue azioni potessero ricadere sui suoi parenti innocenti, come è accaduto. Un omicidio gravissimo e che ancora una volta colloca i pentiti nell’occhio del ciclone. E questo mi preoccupa. In primis, perché non vorrei che lo Stato corresse ai ripari prendendo provvedimenti che rischiano di danneggiare anche quei collaboratori che hanno intrapreso questo percorso con serietà. Inoltre, non vorrei che questa triste vicenda rischiasse di screditare tutti i collaboratori agli occhi dell’opinione pubblica, perché credo di aver dimostrato con i fatti, anche dopo aver terminato il mio rapporto con lo Stato, che si può portare avanti questo percorso con serietà e coerenza, voltando le spalle alla camorra e combatterla, non solo consentendo alle forze dell’ordine e alla magistratura di fare il loro lavoro, garantendo alla giustizia i criminali, ma anche parlando ai ragazzi per fare in modo che possano imparare dai nostri errori e sostenendo iniziative che promuovono la cultura della legalità. E posso assicurare che non sono una mosca bianca – aggiunge Panzuto – ci sono molti altri collaboratori che questa scelta la fanno con il cuore e non per opportunismo o in malafede. In tutte le categorie esistono le mele marce, non si deve mai generalizzare”.
Parole significative quelle dell’ex boss della Torretta che anticipa che nei prossimi giorni dedicherà un video a Vincenzo Sarno.