Nessun assalto, nessuna devastazione o aggressione all’Ospedale del mare di Ponticelli, in seguito all’agguato che nella serata di giovedì 9 gennaio è costato la vita ad un uomo giunto in condizioni disperate al pronto soccorso.
«Grazie alla professionalità e alla presenza delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine la situazione è sempre stata sotto controllo», precisa il direttore generale dell’ASL Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva. «Così come è bene denunciare e stigmatizzare ogni atto di violenza – prosegue – è necessario anche riconoscere il valore del lavoro svolto per contrastare le aggressioni. I fatti devono essere rappresentati per quelli che sono,
soprattutto in un contesto che vede forti tensioni sociali e difficoltà». Il copione sarebbe potuto essere quello di sempre.
Sia nell’area della “camera calda” che nell’area di attesa del pronto soccorso si sono presentate, a distanza di pochi minuti dall’accesso del paziente, alcune decine di persone – parenti e conoscenti del paziente che hanno iniziato ad esternare la loro rabbia ed il loro dolore con urla, svenimenti, tentando finanche di accedere all’interno dell’area attiva di emergenza. Ma proprio grazie al lavoro delle forze dell’ordine non vi è stata nessuna aggressione, né verbale né fisica, agli operatori sanitari e non si rilevano danni a beni mobili o immobili.
Una rettifica necessaria e che smentisce in toto la fake news che fino a poche ore fa ha rappresentato la notizia più rimarcata dalla stampa, quella che ha tenuto banco non solo sui siti online, ma anche nei notiziari nazionali.
Enrico Capozzi, 36enne di Ponticelli, è stato vittima di una vendetta trasversale in quanto parente dei Sarno, alla luce del recente ritorno a Ponticelli dell’ex boss Vincenzo Sarno. Inoltre, due anni fa, Capozzi aveva denunciato per estorsione il ras dei De Micco Antonio Nocerino detto brodino, determinandone l’arresto. Queste le circostanze che hanno determinato la morte di Capozzi, estraneo al contesto criminale. Malgrado i vincoli di parentela con i Sarno, non è mai inserito nelle dinamiche malavitose del clan. Rimasto vedovo all’età di 34 anni, Capozzi lascia tre figli, ai quali si era dedicato anima e corpo, dopo la morte prematura della moglie, Mariarca Napolitano, colta da aneurisma cerebrale, mentre era in spiaggia insieme ai suoi bambini.
Un agguato clamoroso, l’ennesimo eseguito per compiere una vendetta trasversale, ma anche per lanciare un monito inequivocabile ai commercianti e agli imprenditori intenzionati a denunciare le angherie dei De Micco. Un agguato annunciato: il ritorno a Ponticelli dell’ex boss Vincenzo Sarno lasciava presagire che i De Micco avrebbero punito quello sgarro, ripiegando sui parenti più facilmente reperibili, assodato che Sarno, dopo il ritorno nel quartiere le estorsioni indirizzate ai commercianti è nuovamente tornato nella località dove vive sotto la tutela dello Stato, in attesa che il Tar si pronunci circa il ricorso avanzato per chiedere di essere reintegrato nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia.
Ciononostante, i media nazionali hanno privilegiato una fake news, banchettando sul cadavere di una vittima innocente che paga a durissimo prezzo, anche da morto, l’onta del pregiudizio che accompagna questo genere di agguati. La stampa ha contribuito a gettare fango sul cadavere di Capozzi, anziché accendere un riflettore sui suoi carnefici e porre l’attenzione sulle gravi, gravissime negligenze dello Stato che lo ha lasciato solo, malgrado la denuncia sporta due anni fa, malgrado il suo status di parente degli ex boss di Ponticelli.