Non il clan Sarno, ma l’ex boss del clan Sarno mira a ritornare a Ponticelli.
Non è una suggestione, ma un dato di fatto acclarato che trova conferma nella recente incursione di uno dei fratelli Sarno nel quartiere poco prima di capodanno per indirizzare richieste estorsive ad alcuni commercianti. Un’intenzione che l’ex boss, poi diventato collaboratore di giustizia, aveva annunciato più di un anno fa, quando aveva iniziato a tessere rapporti con alcuni pregiudicati della zona dove si trovava ancora sotto protezione e detenuto agli arresti domiciliari.
Una condotta in antitesi con le limitazioni che i collaboratori di giustizia sono tenuti a rispettare, ma le reiterate e continue violazioni delle misure restrittive rappresentano la costante che più di ogni altra si ripete nel percorso dell’ex boss di Ponticelli Vincenzo Sarno. Aveva 38 anni quando nel 2009 decise di rinnegare la camorra per passare dalla parte dello Stato, oggi ne ha 54 ed è tornato a Ponticelli per riprendere il percorso interrotto 15 anni fa.
«Ho compiuto almeno 50 omicidi, non ricordo precisamente neanche il numero, non ricordo i nomi di tutti»: iniziò così il percorso di collaborazione di giustizia di Vincenzo Sarno, reggente dell’omonimo clan che ha dominato il quartiere Ponticelli e l’intera periferia orientale di Napoli per oltre 30 anni, insieme ai fratelli Ciro, Pasquale, Luciano e Giuseppe, tutti poi passati dalla parte dello Stato e con le loro dichiarazioni hanno consentito alla magistratura di riaprire decine di casi di omicidi irrisolti e non solo.
Una collaborazione con la giustizia controversa, quella di Vincenzo Sarno, scandita da plurimi arresti. Il più eclatante, quello che avvenne in una discoteca contestualmente all’ennesima violazione delle disposizioni che era tenuto a rispettare.
Il declino del clan Sarno e la vendetta trasversale che costò la vita a due parenti innocenti
L’uscita di scena delle figure apicali del clan nel 2009, seguita da un terremoto di arresti, di fatto decapitò la cosca fondata dai fratelli Sarno determinando pesantissime condanne. Il fine pena mai incassato dai partecipanti a vario titolo alla “strage del bar Sayonara” fu vendicato dai parenti degli ergastolani ancora addentrati nelle dinamiche malavitose con una serie di ritorsioni sui parenti dei Sarno residenti a Ponticelli, seppure estranei alle dinamiche malavitose. Mario Volpicelli, il cognato 52enne dei Sarno, commesso in una merceria, freddato come un boss, ma anche Giovanni Sarno, il fratello degli ex boss, disabile e affetto da problemi di alcolismo, le vittime designate per “punire” il pentimento dei Sarno.
Pochi mesi dopo quegli efferati omicidi che costrinsero gli altri parenti dei collaboratori di giustizia rimasti a Ponticelli a lasciare il quartiere per trasferirsi in una località protetta, quando a dominare la scena camorristica ponticellese erano proprio gli aguzzini dei parenti dei Sarno, l‘ex boss Giuseppe Sarno e Patrizia Ippolito, moglie di Vincenzo Sarno, furono protagonisti di una clamorosa diretta facebook nel corso della quale lanciarono messaggi espliciti.
Utilizzando il social network per comunicare con amici e parenti, si resero autori di una violazione che determinò l’estromissione dal programma di protezione e il trasferimento in carcere per Giuseppe Sarno, mentre la moglie di suo fratello Vincenzo perse i benefici economici riconosciuti ai familiari dei collaboratori di giustizia, pur continuando a vivere nell’appartamento fornito dal programma di protezione, in quanto unica tutrice legale del figlio minore, poiché suo marito era detenuto. Non appena Vincenzo Sarno ha potuto beneficiare degli arresti domiciliari ha iniziato a guardarsi intorno per aprire una piazza di droga nella località dove si trovava sotto protezione. In quest’ottica sarebbero scaturiti dei contrasti con due fratelli di origini napoletane che prima di lui avevano avviato un giro di affari illeciti nella zona. Nel frattempo, l’ex collaboratore di giustizia non avrebbe mai smesso di covare il desiderio di tornare a Ponticelli per ricoprire nuovamente un ruolo di rilievo nell’ambito del contesto malavitoso.
Le minacce alla direttrice di Napolitan.it, la giornalista Luciana Esposito
Non avrebbe gradito l’inchiesta pubblicata su Napolitan.it dalla giornalista Luciana Esposito, unitamente al video che ritraeva sua moglie e suo fratello Giuseppe Sarno seduti al bar, mentre sorseggiavano un caffè e deridevano quello stesso Stato che li tutelava. Così, l‘ex boss Vincenzo Sarno, riterrebbe la giornalista responsabile del danno economico conseguente all’inchiesta culminata nell’arresto del fratello e all’estromissione dal programma di protezione anche per sua moglie e fin dall’estate 2023 ha annunciato l’intenzione di fare ritorno a Ponticelli anche per regolare i conti con la direttrice di Napolitan.it. Un’intenzione rilanciata nei primi giorni del 2024, quando su Instagram pubblicò alcuni post dedicati alla giornalista e agli “infami” che le fornivano informazioni finalizzate a mandare all’aria il suo piano. In questo clima, a marzo del 2024, le porte del carcere si sono aperte per l’ennesima volta per Vincenzo Sarno. Proprio come accade per suo fratello Giuseppe, a determinare il ritorno in cella, l’utilizzo di social network, l’ennesima violazione delle disposizioni che i collaboratori di giustizia sono tenuti a rispettare.
Il recente ritorno a Ponticelli
Una volta scontato in carcere la pena residua, da uomo nuovamente libero, Vincenzo Sarno ha contestato l’estromissione dal programma di protezione chiamando in causa il Tar, auspicando così di non perdere il vitalizio e la capitalizzazione di buona uscita prevista al termine del percorso di collaborazione. Una mossa astuta che in ogni caso gli consente di beneficiare del sussidio economico riservato ai collaboratori fino a quando il Tar non si esprimerà in merito alla sua posizione. Ciononostante, malgrado non potesse allontanarsi dalla località dove si trova mentre continua a beneficiare del sussidio da collaboratore, Vincenzo Sarno è tornato in Campania e dopo una sosta nel casertano, dove vivono alcuni parenti, si è concesso una plateale passeggiata tra le strade di Ponticelli. Una visita tutt’altro che di cortesia quella che ha fatto ad alcuni commercianti del quartiere, ai quali ha indirizzato delle richieste estorsive esplicite, al fine di annunciare in maniera plateale ed eclatante il ritorno dei Sarno a Ponticelli, seppure non sarebbero emersi collegamenti tra l’ex boss di Ponticelli e altri clan o esponenti della criminalità locale. Quella inscenata da Vincenzo Sarno sembra un’incursione solitaria, finalizzata più a destare clamore e a far parlare di sé che a lanciare il guanto di sfida all’egemone ai De Micco, alleati di quello stesso clan Mazzarella che con i Sarno ha numerosi conti da regolare.
Un fantasma del passato tornato a marcare le strade del quartiere, sprezzante delle conseguenze che potrebbero scaturire dalle sue azioni, soprattutto in relazione all’incolumità dei parenti dei Sarno, estranei alle dinamiche camorristiche che vivono a Ponticelli.