Mentre sul 2024 scorrevano i titoli di coda, i fantasmi del passato sono tornati a troneggiare su Ponticelli, introducendo un clima tutt’altro che confacente ai festeggiamenti che accompagnano il capodanno.
Ponticelli saluta il vecchio anno lasciandosi alle spalle uno scenario da incubo che si annuncia destinato a minare gli equilibri camorristici, almeno sulla carta.
Un ex figura di spicco del clan Sarno, nonché ex collaboratore di giustizia, è stato avvistato a Ponticelli. Non si tratta di un rumors o di una suggestione: a destare forte clamore il fatto che l’ex boss avrebbe indirizzato delle richieste estorsive ad alcuni commercianti.
Un episodio che introduce un clamoroso colpo di scena che sembra voler preannunciare il ritorno del clan Sarno, l’organizzazione che per circa un trentennio ha tenuto sotto scacco non solo Ponticelli, ma l’intera periferia orientale di Napoli, estendendo i propri affari fino all’entroterra vesuviano e al centro storico partenopeo. Un impero del male distrutto dalla scelta delle figure apicali del clan di collaborare con la giustizia. Una posizione evidentemente rinnegata dal ras tornato di recente a Ponticelli e che si mostra intenzionato a rifondare non l’ormai dissolto clan Sarno, ma un’organizzazione tutta sua, pur seguitando a far leva sul timore e sulle suggestioni insite in quel cognome che per decenni ha seminato morte e terrore tra le strade della città di Napoli.
La scelta di esporsi in prima persona evidenzia la palese volontà di mettersi in mostra e di attirare l’attenzione su di sé, ma anche la prevedibile mancanza di appoggio da parte di altri esponenti della criminalità locale. Chi potrebbe mai supportare il piano bramato da un ex boss che con le dichiarazioni rese alla magistratura ha decretato decine e decine di condanne?
Seppure la camorra e le ideologie criminali dai primi anni del duemila ad oggi abbiano subito profonde e radicali mutazioni, la repulsione verso “i pentiti” resta un inamovibile punto cardine anche del codice camorristico contemporaneo. Una premessa rafforzata da un altro dettaglio di rilievo: buona parte di quelle condanne hanno colpito i parenti di molti soggetti che attualmente ricoprono un ruolo apicale nel contesto malavitoso, in primis molti affiliati al clan De Micco, organizzazione attualmente egemone a Ponticelli. Proprio a questi ultimi, avanzando quelle richieste estorsive ai commercianti del quartiere, il vecchio ras intenzionato a rimettersi in gioco ha rivolto un sonoro affronto. Una mancanza di rispetto plateale, soprattutto se si considera che nel gergo malavitoso questa pratica viene utilizzata per contestare l’egemonia dell’organizzazione che detiene il controllo del territorio, imponendo la supremazia del proprio clan, intimando ai soggetti taglieggiati di riconoscere il potere criminale di un’altra organizzazione. Una rivendicazione eclatante che non di rado ha introdotto guerre di camorra.
Tanto basta per comprendere perché il gesto eclatante inscenato dall’ex boss abbia seminato il panico tra la gente comune che teme una carneficina nella quale potrebbero avere la peggio vite estranee alle dinamiche malavitose.
Una paura lecita, seppure un altro fatto concorra a provare l’oggettiva inconsistenza del piano inscenato dall’ex boss: dopo quella plateale passeggiata tra i commercianti del quartiere si sarebbe dileguato per tornare nella località dove si era trasferito quando aveva voltato le spalle al credo camorristico. Una condotta dalla quale trapela la consapevole necessità di sottrarsi al fuoco nemico che prevedibilmente si sarebbe scatenato, qualora avesse marcato il territorio mostrandosi nuovamente tra le strade del quartiere. Una strategia che rafforza l’ipotesi del “colpo di testa” dettato dall’impulsività a discapito di un piano studiato, strutturato e soprattutto supportato da un gruppo di convinti sostenitori. Un fatto confermato anche dai pochi appoggi dei quali il ras può beneficiare in Campania: una sorella residente in provincia di Caserta, alla quale avrebbe fatto visita contestualmente all’incursione ponticellese durante gli ultimi giorni del 2024 e altri parenti acquisiti residenti a San Giovanni a Teduccio, nel regno di quei Mazzarella che difficilmente potrebbero offrire ospitalità a un ex socio in affari, poi passato dalla parte dello Stato. Sullo sfondo, infatti, c’è soprattutto l’alacre conto in sospeso con i Mazzarella, un tempo alleati dei Sarno e a loro volta danneggiati dalle dichiarazioni rese alla magistratura che si sono tramutate in sonore stangate giudiziarie.