Si protrae da più di un mese la latitanza di Fabio Riccardi, il 40enne ras del clan De Micco di Ponticelli, sul cui capo pendono due ordinanze di custodia cautelare.
Malgrado Riccardi sia riuscito a sottrarsi all’arresto, rendendosi irreperibile, continua a marcare il territorio. Numerosissime le segnalazioni che continuano a giungere alla redazione del nostro giornale da parte di cittadini che riferiscono di aver avvistato il ras dei De Micco scorrazzare tra le strade di Ponticelli a bordo di una moto di grossa cilindrata. Un modus operandi adottato per ingaggiare l’ennesima sfida con lo Stato, dimostrando di poter contare sull’appoggio e la copertura fornita dai gregari rimasti a piede libero. Una plateale ostentazione di forza e di controllo del territorio, finalizzata a rilanciare le quotazioni del ras, malgrado il duplice provvedimento restrittivo che pende sul suo capo e che unitamente ai numerosi rumors che circolano sul suo conto da diversi mesi, hanno concorso a introdurre uno scenario controverso. Il ras, nel mirino delle forze dell’ordine, intenzionate a tradurlo in carcere è finito al centro di una serie di ricostruzioni dalle quali trapelano una serie di fratture interne al clan e che collocano Riccardi in una posizione ben diversa rispetto a quella che ha acquisito quando ha conquistato la reggenza del clan De Micco, unitamente a uno dei fratelli dei boss fondatori della cosca ancora a piede libero. Uno status scaturito da una serie di circostanze: la scarcerazione, in seguito a una condanna scontata “con onore e dignità”, come impone il credo camorristico, senza quindi compromettere le sorti del clan d’appartenenza. Una condotta meritevole di essere premiata, per giunta in un momento storico delicatissimo per il clan, alla luce dei plurimi arresti che avevano concorso a indebolire “i bodo”, depauperandoli di diverse pedine cruciali. La coreggenza scaturita dal connubio tra Riccardi e uno dei fratelli De Micco ancora a piede libero ha quindi assicurato al clan l’esperienza di un fedelissimo della prima ora, affiancandola a un rappresentante della famiglia fondatrice del clan al fine di preservare il cognome e non rischiare che la cosca potesse snaturarsi.
Sotto le direttive dei due coreggenti, il clan De Micco ha mostrato una politica assai diversa da quella che ha contraddistinto l’operato della cosca quando al timone c’erano i fratelli Marco, Luigi e Salvatore, sotto una serie di aspetti tutt’altro che trascurabili. Ben presto, Riccardi si sarebbe messo in evidenza soprattutto per una politica maggiormente finalizzata a curare i propri interessi, a discapito di quelli del clan, mostrandosi più propenso a sfruttare lo status di boss reggente del clan operante a Ponticelli per scopi personali che per preservare il controllo del territorio e soprattutto curare le finanze del clan. Numerosi dissidi sarebbero sorti proprio per ragioni di carattere economico. Molteplici gli episodi che avrebbero concorso a mettere in cattiva luce il ras, non solo agli occhi degli altri affiliati. La latitanza di Fabio Riccardi ha preso il via proprio nel momento storico in cui tra vertici e sodali del clan De Micco si respirava un clima di crescente tensione.
Un evento che per certi versi ha concorso a smorzare le acredini, introducendo uno scenario diverso, scaturito soprattutto dai recenti arresti che hanno indebolito il clan De Micco. Motivo per il quale, una delle priorità impellenti del clan è quella di marcare il territorio, pur evitando di sovraesporre a rischi i gregari rimasti a piede libero. Pertanto, a sbandierare la supremazia dei De Micco tra le strade di Ponticelli è soprattutto Fabio Riccardi e lo status di latitante concorre ad enfatizzare le sue gesta, inscenando una dimostrazione di forza e potere che risuona come una sfida perenne ingaggiata con lo Stato.
Riccardi è stato ripetutamente avvistato a bordo di una moto di grossa cilindrata a viale Margherita e in via Crisconio, nella zona di San Rocco, quartier generale del clan De Micco. Una serie di “scese” – così vengono definite nel gergo camorristico le scorribande a bordo di moto di grossa cilindrata, finalizzate a marcare il controllo del territorio – che concorrono anche a smorzare i toni delle polemiche, dimostrando come e quanto il ras latitante stia beneficando anche dell’appoggio e della copertura dei gregari rimasti a piede libero, inscenando tra le strade del quartiere un atto dimostrativo finalizzato anche a zittire le voci relative a una frattura interna al clan.
Una serie di scorribande eclatanti e continue che non sono di certo passate inosservate agli occhi dei cittadini, consapevoli del fatto che si tratti di un soggetto ricercato dalle forze dell’ordine.