All’indomani dei pomposi funerali andati in scena a Ponticelli per tributare l’ultimo saluto alla sorella dei boss Luigi, Marco e Salvatore De Micco, fondatori dell’omonimo clan che attualmente detiene il controllo dei traffici illeciti nel quartiere, alla redazione del nostro giornale continuano a giungere segnalazioni che concorrono ad arricchire di dettagli la cronaca di quello che doveva essere un funerale e che invece si è trasformato in un vero e proprio show in stile “Gomorra”.
Non appena si è diffusa la notizia della morte della sorella dei boss di Ponticelli, affetta da una grave sindrome di down, nel corso della giornata di mercoledì 4 dicembre, la palazzina in via Luigi Piscettaro dove la defunta viveva insieme ai genitori e dove risiedono anche altri parenti, è diventata meta di pellegrinaggio di diverse figure apicali della camorra napoletana, giunte sul posto per porgere le dovute condoglianze alla famiglia camorristica più autorevole del quartiere. Una sfilata di automobili di lusso che fino a notte fonda ha ostruito il transito stradale nella zona, complici le dozzine di vetture parcheggiate lungo la strada e fino a via Luigi Franciosa.
Quello che è accaduto la mattina seguente, venerdì 5 dicembre, è ormai noto: la sfarzosa carrozza funebre trainata da dozzine di cavalli che dall’abitazione della defunta ha sfilato per l’intero corso Ponticelli, fino a raggiungere la Basilica della Madonna della Neve, seguita da un nutrito corteo di parenti, affiliati ed esponenti della criminalità napoletana e vesuviana, oltre alle Associazioni della Madonna della Neve della zona e una banda musicale. Diversi cittadini hanno segnalato la presenza di un videomaker che avrebbe provveduto a filmare l’intero corteo, probabilmente per consentire ai fratelli detenuti di partecipare “in differita” alla funzione.
Un corteo accompagnato dal tributo forzato dei commercianti della zona ai quali è stato imposto il “lutto cittadino”: serrande abbassate per l’intera mattinata e vendite rallentate in forma di rispetto per la defunta e non solo. Bloccato il transito alle automobili per l’intera durata della cerimonia. Diversi cittadini sono rimasti particolarmente colpiti da un dettaglio tutt’altro che trascurabile: in prima fila, subito dopo il carro che trainava il feretro, erano schierati gli esponenti della criminalità locale. In pole position i fedelissimi dei “bodo”, ma anche soggetti riconducibili ad altri clan, mentre solo diverse file dopo hanno potuto scorgere i familiari della defunta più che ben conosciuti dai cittadini e pertanto facilmente riconoscibili. Un colpo d’occhio che ha consegnato un monito inquietante ai presenti, a riprova della forte connotazione camorristica che l’intera celebrazione ha assunto.
Napolitan.it è stato l’unico giornale a riportare la notizia.
Una narrazione che il clan non ha gradito. Non si è fatta attendere la replica dei De Micco che attraverso l’account ufficiale del clan, iperattivo su TikTok, ha fatto pervenire la sua versione dei fatti alla direttrice di Napolitan.it, la giornalista Luciana Esposito: “potevi evitare di scrivere un articolo su una ragazza morta che ci piacevano i cavalli.” Questa la giustificazione arrancata dai “bodo” per cercare di legittimare la presenza di quel carro sfarzoso trainato da cavalli. Nessun riferimento al lutto cittadino imposto agli esercenti e alle altre vistose dimostrazioni di potere e controllo del territorio platealmente esibite durante quello che avrebbe dovuto essere un composto momento di cordoglio e commemorazione.
Il messaggio termina con l’invito rivolto alla giornalista a “stringersi al dolore della famiglia, almeno per una volta”. Una richiesta surreale, perché proviene da chi, da decenni, semina morte, dolore e terrore tra le strade di Ponticelli, dimostrando un oggettivo disprezzo per la vita, arrogandosi il diritto di uccidere tantissimi giovani, talvolta anche estranei alle dinamiche camorristiche, al pari di molte altre persone assassinate solo per compiere vendette trasversali e perfino una donna, nonché madre di sei figli.
La morte della sorella dei boss di Ponticelli ha fornito un prezioso pretesto che il clan ha sfruttato a suo vantaggio, inscenando tra le strade del quartiere una plateale rivendicazione in termini di supremazia e predominio del territorio che non può e non deve essere etichettata come un “semplice” tributo alla defunta.