Fiocco azzurro in casa D’Amico.
Antonio D’Amico, boss fondatore dell’omonimo clan operante nel rione Conocal di Ponticelli, si appresta a diventare nonno per l’ennesima volta. Una delle sue figlie, sposata con l’unico genero del boss rimasto dalla sua parte per dare man forte al clan di famiglia, sta per mettere al mondo un bambino. L’annuncio è stato condiviso con amici e parenti, seppure il consueto baby shower si è svolto tra le mura di casa e non in una sala per cerimonie.
Palloncini, addobbi e coriandoli hanno animato l’atmosfera casalinga, stemperando per qualche istante i toni tesi che da settimane accompagnano la quotidianità dei reduci del clan dei cosiddetti “fraulella” che continuano a restare barricati in casa. Proprio come conferma il recente party andato in scena per annunciare e festeggiare l’arrivo del prossimo nascituro.
Un atteggiamento dal quale trapela tutto il palpabile timore vissuto dai D’Amico all’indomani dell’ennesimo agguato che ha incrementato l’elenco di familiari assassinati dai rivali. Il 43enne Massimo Lucca, assassinato lo scorso 18 ottobre nel rione Conocal, era lo zio dell’attuale reggente del clan D’Amico. Un agguato voluto per lanciare un monito inequivocabile e che ha fatto schizzare la tensione alle stelle, costringendo i D’Amico a barricarsi in casa, impedendo finanche ai figli di andare a scuola per sventare una possibile vendetta trasversale. Un agguato che ha fatto calare un clima inquietante sul fortino dei D’Amico, minato dalla consapevolezza che i rivali potrebbero colpire chiunque, pur di centrare l’obiettivo.
Uno scenario da brividi, alimentato dalla consapevolezza che non si tratta di eccessivo allarmismo. Il pericolo che i rivali possano entrare in azione per colpire nuovamente i “fraulella” è più che tangibile, soprattutto alla luce dell’acclarato momento di difficoltà attraversato dai De Micco, contestualmente ai recenti arresti che hanno fortemente rimaneggiato il clan attualmente egemone a Ponticelli.
Un clan depauperato di alcune preziose pedine, ma che dispone di un clamoroso asso nella manica: Giuseppe Perella, giovane parente dei D’Amico che ha voltato le spalle alla famiglia per passare proprio dalla parte dei rivali del clan De Micco. Non si tratterebbe di una caso isolato: l’unione tra alcuni giovani contigui ai De Micco e le figlie del boss Antonio D’Amico, ha creato le condizioni ottimali per favorire la migrazione di alcuni parenti dei “fraulella” dalla parte dei “bodo”. Uno scenario delicatissimo che ha concorso ad aggravare lo stato di oggettiva difficoltà in cui versa la cosca del Conocal che allo stato attuale può contare su una minuta frangia di fedelissimi. Fin da subito, i De Micco hanno sfruttato a proprio vantaggio quel “jolly” in grado di fornire informazioni utili circa abitudini, nascondigli, segreti. Quel genere di informazioni che nel bel mezzo di una guerra di camorra possono concorrere a fare la differenza. I proiettili collocati sulla finestra del genero del boss Antonio D’Amico e attuale reggente del clan, in quest’ottica, rappresentano un episodio che consegna un monito inequivocabile e inquietante: i rivali possono colpire chiunque e in qualsiasi momento, grazie al prezioso supporto del “parente traditore”. Non è escluso che il giovane Perrella possa già essere stato chiamato a fornire una prova di fedeltà ai De Micco, nell’ambito dell’agguato in cui ha perso la vita Massimo Lucca e che proprio lui possa mettere la firma su altri possibili omicidi eccellenti, seppure sia latitante dallo scorso 15 novembre. Malgrado la consapevolezza di essere ricercato dalle forze dell’ordine, Perrella si starebbe nascondendo a Ponticelli, forte del supporto e della copertura fornita dai De Micco. Un ulteriore dettaglio che concorre ad accrescere la tensione in casa D’Amico.
Colpire i D’Amico ora, per i De Micco vorrebbe dire ridimensionarne le ambizioni, in vista delle prossime scarcerazioni che i rivali starebbero attendendo proprio per riorganizzarsi intorno alle figure apicali ed uscire dall’isolamento sia fisico che camorristico che stanno patendo negli ultimi tempi. Inoltre, i De Micco darebbero un segnale di forza in un momento di oggettiva difficoltà, utile soprattutto a rilanciarne le credenziali nel contesto malavitoso, consolidando il controllo del territorio e la supremazia conquistata a suon di delitti eccellenti.
Un clima che legittima la paura che dilaga tra i palazzoni del rione Conocal e che sta concorrendo a minare la libertà dei D’Amico, oltre ad incidere sensibilmente sugli affari, sempre più ridotti all’osso. Non a caso, la primogenita del boss Antonio D’Amico si sta dedicando alla vendita illegale di capi d’abbigliamento.