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Il clan De Micco di Ponticelli teme gli arresti e rallenta la riscossione delle estorsioni

Luciana Esposito di Luciana Esposito
7 Dicembre, 2024
in Cronaca, In evidenza
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Ponticelli, è il fratello di un fedelissimo di Bossis il 14enne pestato dai De Micco nei pressi della villa comunale
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Una serie di eventi inaspettati che si sono susseguiti a distanza ravvicinata hanno concorso ad indebolire il clan De Micco, l’organizzazione che detiene il controllo dei traffici illeciti nel quartiere Ponticelli.

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Prima il blitz che lo scorso ottobre ha fatto scattare le manette per 60 persone, concorrendo ad aggravare la posizione di boss e affiliati già reclusi e che ha messo fine alla libertà di alcune pedine cruciali del clan. L’ennesima stangata è arrivata a distanza di pochi giorni con l’arresto di quattro figure apicali del clan, due finiti in carcere e due ancora ricercati. In manette due giovani membri del gruppo dedito alle azioni violente, Gesualdo Amitrano, figlio di Mimì, ex alleato dei De Luca Bossa, passato di recente nuovamente dalla parte dei “bodo” e Alessio La Volla, un affiliato che malgrado la giovane età era riuscito a conquistare un ruolo di primo ordine nel clan. Latitanti Fabio Riccardi, stimato essere uno dei due reggenti del clan e Giuseppe Perrella, di recente confluito nel clan De Micco, malgrado la parentela con i D’Amico del rione Conocal e la pregressa affiliazione alla cosca da sempre in contrasto con i “bodo”.

Latitanze e arresti hanno concorso a indebolire il clan che tuttavia può ancora contare sul supporto di una serie di pedine cruciali, in primis diversi affiliati della prima ora scarcerati di recente e tornati a Ponticelli per dare man forte ai “bodo”, concorrendo così ad occupare un ruolo strategico già nelle settimane a ridosso degli arresti. Un fatto che ha consentito al clan di non restare completamente sguarnito, anche perché forte era il sentore che potessero scattare le manette per gli affiliati che si erano maggiormente esposti nei mesi scorsi. Anche per questo motivo, due dei fedelissimi tornati in libertà di recente avevano già iniziato a ricoprire un ruolo di primo ordine, forti anche della fiducia incondizionata dei fratelli De Micco.

Un assetto organizzativo che pertanto è rimasto invariato, alla luce dei fatti più recenti e che vede ricoprire il ruolo di reggente a uno degli affiliati tornati a Ponticelli da pochi mesi, dopo aver scontato una pena in carcere. Si tratta di un soggetto che era già subentrato a Riccardi nella reggenza del clan, anche prima della sua latitanza e che starebbe beneficiando del supporto dell’unico dei quattro giovani che costituivano il braccio armato del clan ancora a piede libero.

La priorità dei gregari rimasti a rappresentare i De Micco fuori dal carcere è proprio quella di preservare questo status, evitando ulteriori arresti che rischierebbero di indebolire ulteriormente il clan mettendone seriamente in discussione la supremazia. Un pericolo che i De Micco mirano a sventare optando per una politica volta alla prudenza. Meno azioni eclatanti, reggenti e affiliati evitano di mostrarsi in giro e soprattutto, nelle settimane precedenti avevano ampiamente dimostrato delle remore evidenti circa la gestione del “giro delle estorsioni”. Se prima, tutte le settimane, un affiliato riscuoteva le tangenti dai gestori delle piazze di droga e dai soggetti a capo degli altri business illeciti e pertanto tenuti a corrispondere una percentuale al clan egemone, adesso la strategia è mutata. Solo la settimana scorsa, quindi allo scadere della fine del mese di novembre, i due emissari del clan sono stati avvistati tra le strade in cui imperversa il malaffare per riscuotere il denaro destinato a confluire nelle casse dei “bodo”. Un “giro delle estorsioni” passato da settimanale a mensile, proprio per evitare che le figure di spicco del clan possano esporsi al pericolo di essere intercettati dalle forze dell’ordine, consapevoli che proseguono le indagini a tutto campo per stanare i due latitanti e ancor più dell’attenzione che gli inquirenti stanno riversando sul quartiere.
A riscuotere il denaro tra spacciatori e soggetti dediti ad attività illecite, non a caso, le due pedine cruciali del clan: il reggente, subentrato a Riccardi ancora prima del suo arresto e il giovane membro del gruppo che ha messo la firma sulle azioni violente che negli ultimi mesi hanno concorso a consolidare la supremazia dei De Micco a Ponticelli, insieme a La Volla, Amitrano e Perrella.

In questa fase, i “Bodo” appaiono prettamente concentrati a limitare i danni, appagando al contempo la perenne necessità di marcare il territorio per non compromettere la leadership del clan. Un’unione di intenti che i reduci della cosca mirano a perseguire con parsimonia.

In vista delle festività natalizie e della riscossione delle relative tangenti, i reduci della cosca sono ugualmente consapevoli che un passo falso potrebbe rivelarsi fatale e portare all’arresto di sodali dei quali il clan non vuole privarsi per non minare l’equilibrio di per se precario che contraddistingue questo momento storico. Resta da capire se, come e quando decideranno di palesarsi ai commercianti per battere cassa.

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