L’amica geniale è una saga letteraria scritta da Elena Ferrante, composta da quattro romanzi che seguono l’intensa e complessa amicizia tra due bambine, poi adolescenti e infine donne: Elena Greco (Lenù) e Raffaella Cerullo (Lila). Storia della bambina perduta è il quarto e ultimo libro della saga, in cui si conclude il racconto della loro vita, caratterizzata da amore, rivalità, gelosia e la lotta per l’emancipazione femminile in una società ancora tradizionalista.
In questo capitolo finale, l’autrice porta il lettore nel cuore della storia, in un crescendo di tensione e di emozioni, in cui le vite di Lenù e Lila si intrecciano ancora una volta in modo drammatico, con uno sviluppo che sarà fondamentale per comprendere il vero significato della loro relazione e il destino che le aspetta.
Il romanzo segue le due protagoniste nel periodo più turbolento della loro vita adulta. Elena, che ha lasciato il marito per seguire il suo amore per Nino Sarratore, si trasferisce con lui a Napoli. Tuttavia, Nino si rivela presto per ciò che è: un uomo egoista, incapace di assumersi le proprie responsabilità e il loro rapporto inizia così a deteriorarsi. Elena si trova così a gestire da sola la difficile situazione di crescere i figli e proseguire la propria carriera come scrittrice.
Parallelamente, Lila continua a vivere e lavorare a Napoli, dove gestisce una piccola azienda informatica. La sua vita è segnata da un carattere forte, ma pieno di contraddizioni: è una donna che si ribella alla violenza e all’oppressione, ma allo stesso tempo sembra destinata a rimanere intrappolata nel quartiere dove è nata.
La svolta più drammatica del romanzo è la scomparsa di Tina, la figlia di Lila. La bambina svanisce nel nulla, evento che rappresenta un trauma terribile per la madre e che scava un solco profondo tra Lila e la realtà. Questa perdita irreparabile simboleggia il “vuoto” che Lila ha sempre percepito nella sua vita, un senso di fragilità che non può essere colmato, e che contribuisce a rendere più cupo il rapporto con Elena.
Nel finale, la distanza tra Elena e Lila diventa simbolica. Lenù, dopo aver tentato per anni di superare e comprendere l’amica, arriva a una nuova consapevolezza: l’impossibilità di colmare il vuoto esistenziale che ha segnato Lila. Questa accettazione segna una maturazione per Elena, che ora può guardare alla propria vita con maggiore lucidità.
L’ultima riflessione sul titolo, Storia della bambina perduta, non è solo un riferimento alla scomparsa di Tina, ma anche al senso di perdita che permea la vita di entrambe le donne. Ciascuna, a suo modo, è una “bambina perduta”: Lila per l’incapacità di adattarsi a una vita borghese e tranquilla, Elena per l’insoddisfazione continua e la ricerca di qualcosa che sembra sfuggirle.
Il libro si conclude con un senso di incompiutezza, di fragilità e di realismo.
Ferrante, attraverso questa saga, non solo esplora la vita delle due protagoniste, ma ci lascia con domande aperte e riflessioni universali. Questo romanzo non è solo il capitolo finale della saga, ma è anche una profonda indagine sull’identità, sulla ricerca di significato e sull’amicizia femminile, resa in modo tanto doloroso quanto autentico.