Un account ad hoc, creato su TikTok, il social network più in voga tra i giovani, e dedicato solo ed esclusivamente ai giovani detenuti presso gli istituti penitenziari minorili italiani in possesso di un telefono cellulare.
Decine di scatti e di video che immortalano le gesta di ragazzini che sfidano di continuo lo Stato e le sue leggi, anche dalle celle nelle quali sono reclusi. Una politica dilagante, che miete proseliti perché prevedibilmente destinata ad accrescere fascinazione e consensi intorno alle figure di giovanissimi che si mostrano e dimostrano sempre più assuefatti dalla dilagante deriva di valori che fomenta il livore criminale e legittima l’ostentazione della pochezza e della morte dei sani principi.
Giovani che si esaltano dopo l’omicidio di un coetaneo, come accaduto all’indomani della morte di Santo Romano, il 19enne ucciso nei pressi del Municipio di San Sebastiano al Vesuvio. Il presunto assassino reo confesso è un 16enne scarcerato lo scorso maggio, dopo una detenzione nel carcere minorile di Nisida per spaccio di stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. Dopo una lite tra due gruppi di giovani in piazza Capasso, storico luogo di ritrovo dei giovani dell’area vesuviana, scaturita da un pestone che ha accidentalmente macchiato una scarpa, il minorenne si è allontanato per poi tornare armato di pistola e sparare diversi colpi contro il gruppo con il quale aveva avuto quel diverbio. Ad avere la peggio, il 19enne di Volla, raggiunto da un proiettile al petto, ferito a un braccio un altro giovane.
Nelle ore successive all’omicidio, il minorenne e alcuni amici hanno rivendicato con orgoglio quelle gesta sui social, mimando con le dita una pistola e perfino facendosi immortalare con delle pistole tra le mani. Una condotta finita sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti che mirano a ricostruire la dinamica di quella notte balorda in cui ha perso la vita un 19enne estraneo alle logiche criminali, al culmine di una lite banale.
Immagini divulgate dai media nazionali e che rilanciano un’allarmante emergenza che si estende anche all‘uso scellerato dei social da parte dei giovanissimi, trasformati in vere e proprie vetrine dove esibire con orgoglio le loro gesta violenta.
In queste ore, l’account “carcere minorile” è giunto prontamente a supporto di quel minorenne che era uscito da pochi mesi da un istituto penitenziario destinato ad accogliere ragazzini e che sembra destinato a tornarci.
Tre ragazzini reclusi in un carcere minorile mimano una pistola con le mani, emulando le gesta dell’assassino di Santo Romano. Un’immagine accompagnata dalla frase: “per quelli che stanno parlando un po’ troppo” con tanto di emoticon che simboleggiano una risata.
Un messaggio che rimarca falle e criticità di un sistema penitenziario che continua a fare acqua da tutte le parti, sottolineando al contempo l’allarmante trend che spopola tra quei ragazzi incapaci di manifestare qualsiasi forma di redenzione o pentimento per i crimini di cui si sono resi autori meritando di finire reclusi in una cella negli anni in cui dovrebbero godere pienamente della bellezza e della semplicità della vita.