Un video molto significativo, quello girato all’esterno del Tribunale dei minori di Napoli, dalla madre di uno dei due minorenni rimasti feriti nella sparatoria avvenuta nei pressi di piazza Mercato a Napoli, nella notte tra il 23 e il 24 ottobre scorsi, nella quale ha perso la vita il 15enne Emanuele Tufano. Si tratta della madre del 17enne rimasto ferito a un braccio nel raid e operato d’urgenza dei medici dell’ospedale Cto per asportare l’ogiva.
La donna racconta in un video pubblicato su TikTok il calvario che sta attraversando da mesi, da quando ha scoperto che il figlio ha iniziato a frequentare cattive compagnie. Lo ha denunciato, si è rivolta agli assistenti sociali e alle forze dell’ordine: una donna che sta cercando in tutti i modi di salvare suo figlio e che dopo i fatti della settimana scorsa si sente ancor più legittimata a chiedere alle autorità competenti di adoperarsi per salvare suo figlio. Una madre disperata che le sta tentando tutte per evitare che suo figlio vada incontro allo stesso destino del suo amico Emanuele.
Nel video, la donna palesa il timore che potrebbero verificarsi altre rappresaglie, da qui l’intenzione di chiedere che il figlio venga trasferito in una comunità per minori, affinché possa essere seguito e soprattutto salvato. La donna con grande umiltà e coraggio racconta di non disporre più di alcuna autorità, in quanto non ascoltata dal figlio che sovente ha manifestato atteggiamenti aggressivi nei suoi riguardi. Un calvario ricostruito con estrema fermezza dalla donna che ha più volte ribadito di aver richiesto da mesi l’intervento delle autorità, consapevole che il contesto nel quale si stava inserendo suo figlio rappresentasse una minaccia concreta. Un presagio che ha trovato ampio riscontro nella realtà, la settimana scorsa, quando solo per una fortuita casualità anche suo figlio non è andato incontro allo stesso destino dell’amico Emanuele.
Un appello nel quale la donna rimarca più volte l’intenzione di presidiare il tribunale dei minori, al fine di sollecitare l’intervento richiesto e mantenere viva l’attenzione sula vicenda, al fine di evitare che – come spesso accade – non appena si spegneranno i riflettori su quella notizia e su quel contesto, la situazione possa nuovamente degenerare.
Una mamma-coraggio apparsa sui social network come un raggio di sole nel bel mezzo di una bufera, mostrando il volto più autentico e disperato di questo dramma che lascia vivo un barlume di speranza, soprattutto perché ci ricorda che non tutti i genitori sono orgogliosi delle gesta dei figli criminali e che nel contesto in cui viviamo per i nostri ragazzi è fin troppo facile perdersi tra le briglie della malavita, anche quando alle spalle hanno famiglie oneste ed estranee a quelle dinamiche e che gli hanno impartito tutt’altri valori. La logica del branco concorre a fare la differenza: il giro di amicizie sbagliate che impone di reggere il passo di quelli che non rigano dritto per essere accettati e sentirsi parte di quel gruppo che troppo spesso si tramuta in una gang. Così come troppo spesso accade che a pagare il prezzo più alto in quel gioco al massacro siano proprio i giovani finiti per sbaglio in quel giro, forse senza neanche rendersi pienamente conto della gravità delle loro azioni. Proprio come è successo ad Emanuele.