I tirapugni a due dita costano pochi euro euro, quelli a quattro dita poco più di 10 euro, mentre quelli da combattimento si aggirano intorno ai 30 euro. Basta aggiungere pochi euro per accaparrarsi un tirapugni con lama annessa o addirittura un taser. I tirapugni composti da materiale più resistente costano meno di 50 euro. Un dato facilmente reperibile, consultando le dozzine di siti che pullulano online. Coltelli e pistole a salve sono reperibili anche su Amazon. L’articolo 4 della legge n.110 classifica il tirapugni come “arma bianca”, la sua detenzione è consentita all’interno dell’abitazione a scopo di legittima difesa, mentre il suo trasporto al di fuori dell’ambito privato è severamente vietato. La legge italiana prevede il rilascio di uno specifico permesso dell’autorità, non è possibile andare in giro con un tirapugni nemmeno se si ha il porto d’armi o il nulla osta. Chi trasgredisce questa norma incorre nel reato di porto abusivo di armi, punito con l’arresto fino a 18 mesi. Di recente, la corte di Cassazione ha stabilito che il “tirapugni è da ritenere un’arma a tutti gli effetti, visto che l’unico scopo può essere quello di offendere un’altra persona, colpendola. Con l’impiego dell’oggetto in esame, invero, si possono solo produrre lesioni a terzi e ciò lo assoggetta alle leggi che disciplinano l’acquisto, la detenzione e l’uso delle armi. Sono da qualificare come armi tutti gli strumenti atti ad offendere e che, sono, naturalmente, destinati a recare un’offesa o un danno ad altro soggetto.”
Tuttavia, risulta una delle armi più in voga tra i giovanissimi e non solo online: il business delle armi bianche trova ampia copertura anche nei negozi sotto casa, così come dimostrano i continui sequestri da parte delle forze dell’ordine negli store cinesi che anche in questo scenario confermano che in quella sede si può trovare davvero di tutto. Un paradosso se si pensa che in questi negozi tirapugni e coltelli sono venduti insieme a utensili per la casa, capi d’abbigliamento e articoli di cartoleria, mentre la legge italiana prevede che possono essere venduti e acquistati solo nelle armerie, quindi in negozi specializzati nella vendita di armi.
Un dato che di per sé ben spiega la facilità con la quale i giovani riescono a reperire armi volte ad offendere e che trova ampia conferma anche nei numeri che scaturiscono dai bilanci delle attività di controlli e sequestri da parte delle forze dell’ordine, in particolare quelli eseguiti nei fine settimana nelle zone più gettonate della movida o nei luoghi che fungono da ritrovo abituale dei giovanissimi, come i cinema e i parchi pubblici. Particolarmente indicativi i dati legati ai sequestri di coltelli a farfalla e tirapugni avvenuti a ridosso delle stazioni metropolitane che collegano le periferie al centro cittadino e che descrivono un vero e proprio fenomeno migratorio di giovani, intenzionati a raggiungere il centro cittadino “con il coltello tra i denti”. Una tendenza dalla quale trapela la premeditazione che ispira “le paranze” che si riversano nei luoghi frequentati dai giovani e animati da un concetto di divertimento ben diverso da quello notoriamente diffuso nell’immaginario collettivo. Ragazzi a caccia di risse che bramano di stanare un bersaglio da colpire, per ammazzare la noia o sfogare la noia repressa, ma forse c’è dell’altro.
La frequenza con la quale si verificano episodi di cronaca che narrano di giovanissimi accoltellati e molto spesso ridotti in fin di vita da altri giovanissimi, al culmine di una lite per futili motivi, conferma la presenza di una generazione predisposta alla violenza e/o affascinata dalla violenza.
Analogamente, la reperibilità di un’arma si rivela una pratica ugualmente semplice, basta frequentare i giri giusti e conoscere i canali giusti. Un altro dato che emerge nitidamente dalle indagini degli ultimi anni, volte a sgominare le organizzazioni criminali che manovrano il traffico di armi, all’ingrosso e al dettaglio.
Ma come e perché dei ragazzini possono ritrovarsi facilmente con una pistola tra le mani?
La risposta non è così scontata. Non sempre è la camorra ad armare i giovani pistoleri che scorrazzano tra le strade della città per beneficiare della non imputabilità degli infraquattordicenni, servendosene per compiere omicidi e azioni affini. Talvolta, dietro la disponibilità di armi da fuoco da parte di giovanissimi e non solo, si cela uno scenario nuovo e che sembra strettamente correlato con l’estrema facilità con la quale è possibile reperire armi da fuoco. Si tratta di un nuovo modello di business che consente di noleggiare delle pistole per brevi periodi. I prezzi variano in base allo status dell’arma: se è “sporca”, ovvero, se è stata già utilizzata per compiere omicidi o azioni di rilevanza penale, può essere noleggiata in cambio di qualche centinaio di euro. Il prezzo ovviamente aumenta se l’arma è immacolata. Un modello di business che introduce uno scenario senza precedenti e che legittima la possibilità che la stessa arma venga utilizzata da diversi soggetti per compiere azioni diverse, con tutte le comprensibili ripercussioni che questo scenario può sortire in chiave investigativa. Una premessa che aiuta a comprendere come e perché un ragazzino estraneo alle dinamiche camorristiche, ma ugualmente galvanizzato dall’idea di pavoneggiarsi ostentando il possesso di un’arma, possa facilmente assecondare questo capriccio, a patto che entri in contatto con le persone giuste.
Il dato che trapela dai continui sequestri da parte delle forze dell’ordine descrive una città invasa da armi che vengono utilizzate e riutilizzate in tutti i modi auspicabili, al fine di trarne il massimo beneficio, non solo in termini economici.