Quella dei D’Amico è una delle famiglie più autorevoli della scena camorristica della periferia orientale di Napoli, seppure allo stato attuale si tratti di due fazioni distinte e per certi versi finanche ostili, malgrado il vincolo di parentela che intercorre tra il clan radicato a San Giovanni a Teduccio e quello del rione Conocal di Ponticelli.
Un fatto confermato dalle alleanze in corso: i De Micco, saldamente affiancati dai Mazzarella rappresentati proprio dai D’Amico, una ramificazione a tutti gli effetti del clan di San Giovanni a Teduccio. Non a caso, il sodalizio tra i due clan è stato suggellato in seguito all’incontro tra Marco De Micco, boss fondatore dell’omonimo clan e Gesualdo Sartori, genero del boss Salvatore D’Amico detto ‘o pirata che attualmente ricopre un ruolo apicale all’interno del clan, ulteriormente consolidato dal matrimonio con la figlia di ‘o pirata.
Dal loro canto, invece, i D’Amico del rione Conocal in passato avrebbero parteggiato per i Rinaldi, acerrimi rivali dei D’Amico di San Giovanni, mentre di recente, grazie a una serie di alleanze strategiche strette in carcere, il clan del Conocal sarebbe entrato in affari con il clan Formicola, intento a rifondarsi concentrandosi sullo spaccio di stupefacenti e le estorsioni. La migrazione di un fedelissimo dei “fraulella” del Conocal nel “bronx” di via taverna del ferro, quartier generale dei Formicola, avrebbe ufficializzato la nascita di questo nuovo asse criminale all’ombra del Vesuvio.
Inoltre, a consolidare l’alleanza De Micco-D’Amico di San Giovanni a Teduccio, concorre l’affiliazione ai De Micco di Antonio Autore, fedelissimo del clan dei “bodo”, arrestato nel 2017 insieme alle altre figure di spicco del clan, nell’ambito del blitz che decretò la fine della prima era camorristica dei De Micco a Ponticelli. Antonio Autore è il nipote di Ferdinando Autore detto Nanduccio ‘o russ’, boss di Marigliano e figlio della sorella della mamma dei fratelli D’Amico di San Giovanno a Teduccio. Un legame che proietta il clan di Ponticelli fino al comune dell’entroterra vesuviano.
Due clan agli antipodi, come confermano le alleanze che nel corso degli anni avrebbero contribuito ad accrescere dissidi ed acredini, malgrado quel vincolo di parentela legittimerebbe tutt’altro scenario.
Un punto di non ritorno che risale all’epoca in cui il ruolo di reggente del clan del rione Conocal di Ponticelli era ricoperto da una donna: Annunziata D’Amico, sorella dei boss fondatori dell’omonimo clan, Antonio e Giuseppe. In seguito all’arresto dei fratelli, “la passillona” – questo il soprannome di Annunziata D’Amico negli ambienti criminali – si oppose alla reggenza di altri uomini, finanche a quella del marito, per salire personalmente in cattedra e ricoprire il ruolo di boss. Non si sarebbe fatta scrupoli ad entrare in affari con i Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, fazione storicamente ostile al clan dei parenti. La donna-boss avrebbe offerto finanche appoggio nel rione Conocal ai Rinaldi.
Un fatto che avrebbe indispettito non poco il clan capeggiato da ‘o pirata, ma il punto di non ritorno andrebbe identificato in un episodio ben preciso che ha avuto per protagonista il figlio del boss di San Giovanni a Teduccio. Quando Salvatore D’Amico era recluso, il figlio sarebbe stato derubato e pestato a Forcella da un gruppo di giovani del clan Sibillo. In quella circostanza, la “passillona” non mosse un dito per aiutare il rampollo del clan. Dal suo canto, Salvatore D’Amico, restituì quell’affronto ai Sibillo con gli interessi quando fu scarcerato, ma non avrebbe mai perdonato quello sgarro alla parente, rea di aver indirizzato una mancanza di rispetto madornale, non adoperandosi in nessun modo per andare in soccorso del giovane di casa D’Amico.
Per questo motivo, quando i De Micco avrebbero interrogato i D’Amico di San Giovanni a Teduccio circa l’intenzione di colpire la parente, nonché reggente del clan rivale, malgrado si trattasse di una donna, non si sarebbero opposti in alcun modo, lasciando la figura apicale dei D’Amico di Ponticelli in balia del suo destino, esattamente come lei per prima aveva fatto, in occasione del pestaggio del figlio del boss.
Un fatto che ha concorso a minare i rapporti in maniera irrecuperabile, come dimostrerebbe la strategia in atto da parte dei D’Amico di Ponticelli, intenzionati a stringere alleanze con tutti i rivali dei loro omonimi radicati a San Giovanni a Teduccio.
Del resto, la presenza in pianta stabile accanto ai De Micco, da parte dei D’Amico di San Giovanni concorre a sottolineare come la semplice mediazione di questi ultimi potrebbe concorrere a mettere fine alle ostilità, ma soprattutto alla mattanza che continua a mietere morti tra le fila del clan del rione Conocal di Ponticelli.