Si erano recati all’esterno della casa circondariale di Benevento per introdurre all’interno della struttura sostanza stupefacente e telefoni cellulari con il supporto di un drone, ma sono stati colti sul fatto dagli agenti e si sono ritrovati reclusi nello stesso carcere. Protagonisti della singolare vicenda due uomini residenti a Ponticelli: il 49enne Salvatore Sgambati e il 30enne Giovanni Martinez, difeso dall’avvocato Sara Piccini.
I fatti si sono svolti nel corso della serata di giovedì 17 ottobre. I due sono giunti nei pressi della casa circondariale di Benevento mentre era in corso un’attività finalizzata a contrastare il fenomeno della cessione di sostanze stupefacenti e telefoni cellulari a favore dei detenuti reclusi presso lo stesso istituto penitenziario, mediante l’utilizzo di droni. Nella fattispecie, il personale di Polizia Penitenziaria del carcere di Benevento con il supporto del personale del servizio antidroga del nucleo regionale cinofili Campania, erano intenti a setacciare le zone limitrofe quando il sistema anti-drone ha captato il segnale che ha consentito di localizzare la posizione del telecomando-pilota del drone utilizzato come veicolo per portare a compimento l’ennesima consegna di dispositivi cellulari e droga.
Una volta giunti sul posto, gli agenti hanno individuato e bloccato Sgambati e Martinez che hanno provato inutilmente a dileguarsi a bordo dell’auto con la quale si erano appostati all’interno di un’area parcheggio ubicata nei pressi del carcere di Benevento, ma i poliziotti hanno stroncato sul nascere il tentativo di fuga. All’interno del veicolo, gli agenti hanno rivenuto un pacco legato al drone, all’interno del quale hanno rinvenuto un panetto di hashish di circa 100 grammi e un mezzo panetto della stessa sostanza del peso di circa 50 grammi, oltre a uno smartphone. Inequivocabili le intenzioni dei due che all’udienza di convalida del fermo hanno ammesso le loro responsabilità. In particolare, Martinez si è scusato per la sua condotta e si è detto dispiaciuto, motivando le ragioni che lo hanno spinto a delinquere nella recente perdita di lavoro. Per sopperire alla necessità di mantenere la famiglia, avrebbe accettato di compiere l’attività illecita per la quale è finito nei guai.
I due sono stati sottoposti all’obbligo di firma.