Tira un sospiro di sollievo l’Italia, alle prese con un’inflazione che sembrava inarrestabile fino a poco tempo fa. I dati Istat del 16 settembre 2024 mostrano una tendenza al ribasso: l’inflazione ad agosto si è attestata al +1,1% su base annua, in calo rispetto al +1,3% di luglio. Una boccata d’ossigeno per famiglie e imprese, che intravedono finalmente la luce in fondo al tunnel.
Il merito di questa inversione di rotta va in gran parte al calo dei prezzi dell’energia, che ad agosto hanno registrato una flessione del 6,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. Una discesa vertiginosa che ha contribuito a mitigare la pressione sui prezzi al consumo, nonostante qualche aumento nel settore dell’energia regolamentata.
Hanno inciso in maniera decisiva anche le politiche nazionali e comunitarie. Governo e UE hanno lavorato di concerto per abbassare i tassi di interesse, tagliare i costi dell’energia e armonizzare il mercato a livello internazionale (anche attraverso i nuovi criteri di classificazione della direttiva UE 2023) .
Ma per comprendere appieno la portata dell’inversione di tendenza dell’inflazione, è necessario fare un passo indietro e guardare al recente passato. Il 2022 si era chiuso con un’impennata dell’inflazione che aveva raggiunto picchi preoccupanti, toccando quota 8,1%. Un’escalation alimentata da una tempesta perfetta: la ripresa economica post-pandemia, le tensioni geopolitiche e la crisi energetica.
Il 2023 si è aperto all’insegna della cautela con l’inflazione che, pur iniziando una lenta discesa, si è mantenuta su livelli elevati per buona parte dell’anno. Soltanto negli ultimi mesi del 2023 si è assistito a una decelerazione più decisa, con l’inflazione media che ha chiuso l’anno al 5,7%. Un segnale incoraggiante, ma ancora lontano dai livelli di stabilità auspicati.
Oltre al calo dei prezzi dell’energia, a spingere l’inflazione verso il basso hanno contribuito anche le dinamiche di altri settori chiave, come l’intrattenimento e gli alimentari lavorati, che hanno registrato una diminuzione dei prezzi.
Cosa aspettarsi dal futuro? Le previsioni di Banca d’Italia, Istat e BCE convergono su uno scenario di moderato ottimismo. L’inflazione dovrebbe assestarsi intorno all’1,1% nel 2024, per poi attestarsi poco sopra l’1,5% nel biennio 2025-2026.
L’obiettivo della Banca Centrale Europea resta quello di mantenere l’inflazione al 2% nel medio termine, un livello considerato ideale per garantire la stabilità dei prezzi e favorire una crescita economica sostenibile. Le recenti decisioni della BCE sui tassi di interesse, con un taglio al 3,50% per i depositi e al 3,65% per le operazioni di rifinanziamento, vanno proprio in questa direzione.
E gli italiani, come vivono questa fase di transizione? La discesa dell’inflazione si traduce in un aumento del potere d’acquisto, un sollievo per i mutui e una maggiore serenità per i risparmi. Tuttavia, la prudenza resta d’obbligo: la strada verso la stabilità economica è ancora lunga e gli scenari futuri sono soggetti a molteplici variabili. Non resta che monitorare con attenzione l’evolversi della situazione, nella speranza che il trend positivo si consolidi nei prossimi mesi.