Il quartiere Ponticelli ripiomba in un clima di allarmante silenzio, dopo essersi lasciato alle spalle l’ennesimo agguato di camorra. Forte era il sentore che quell’equilibrio scivoloso e precario fosse destinato a sfociare nel sangue: di recente, plurimi elementi avevano concorso a tratteggiare il piano criminale destinato a portare i De Micco a colpire i rivali del clan D’Amico. Un epilogo ampiamente annunciato da avvertimenti, minacce, incursioni armate non andate a buon fine. I “bodo” sono entrati in azione nel momento meno atteso: in pieno giorno, nel bel mezzo di un piovoso sabato pomeriggio, poche ore dopo l’uscita di scena di una delle figure apicali del clan che ha messo spontaneamente fine alla sua latitanza, dopo meno di 24 ore.
Gli eventi che si erano susseguiti nelle ultime due settimane, successivamente al blitz che ha fatto scattare le manette per 60 soggetti legati ai De Micco-De Martino, avevano concorso a far schizzare la tensione alle stelle tra le strade del quartiere, occupate e controllate in modo capillare del clan che seguita a manifestare la ferma volontà di preservare l’egemonia del territorio. Una dimostrazione di forza palesata fin da subito, malgrado il blitz sia stato seguito da una serie di eventi che hanno concorso a minare la stabilità e la credibilità dei De Micco.
Tuttavia, nell’arco temporale compreso tra lo scorso giovedì 17 ottobre e il pomeriggio di sabato 19 ottobre, si sono avvicendati gli episodi che hanno concorso a determinare lo scenario culminato nell’agguato in cui ha perso la vita il 43enne Massimo Lucca, imparentato con l’attuale reggente del clan D’Amico.
Nella tarda serata di giovedì 17 ottobre, il gruppo di pusher e di giovanissimi legati ai de Micco che solitamente si riunisce negli androni del Lotto 11, a pochi passi dal commissariato di Polizia di Stato, sarebbe stato oggetto di un agguato. Un gruppo di sicari gli avrebbe rivolto una raffica di spari non andati a segno, come più volte è già accaduto in passato.
All’alba di venerdì 18 ottobre, invece, il mancato arresto del ras dei De Micco Fabio Riccardi e di un altro affiliato, ha portato le forze dell’ordine a setacciare i rioni controllati dal clan per dare la caccia ai due ricercati. Riccardi ha messo fine alla sua latitanza, il giorno seguente, presentandosi spontaneamente dai carabinieri, poche ore prima dell’agguato andato in scena nel rione Conocal. L’ultimo atto di un vortice di eventi sfociati nel sangue e che poi ha rigettato il quartiere in un silenzio tombale, segnato dalla paura dei cittadini che al calar del sole si rintanano nelle loro abitazioni, mentre tra le strade spadroneggia la criminalità.
In particolare, lo spaccio di stupefacenti spopola e dilaga anche al di fuori dei rioni controllati dalla camorra e che per effetto di una collocazione più dislocata rispetto al centro cittadino hanno sempre fornito un clima più discreto e isolato che ha favorito i business illeciti. Tuttavia, negli ultimi tempi, non vi è alcuna distinzione tra rioni e strade principali, le attività illecite dilagano ovunque, anche tra le strade principali. Viale Margherita rappresenta l’emblema del potere detenuto dai De Micco in termini di controllo del territorio e supremazia totale, non solo in relazione ai clan rivali, ma anche rispetto allo Stato. La compravendita di stupefacenti viene esercitata in maniera sfrontata, a cielo aperto, senza alcuna forma di cautela o timore circa il pericolo di essere colti sul fatto dalle forze dell’ordine. Una strada letteralmente in balia delle giovani leve del clan che marcano il territorio che non si limitano a trasformare una delle zone più rinomate del quartiere in una piazza di spaccio a cielo aperto, ma si dilettano anche a turbare la quiete pubblica scorrazzando in scooter fino a notte fonda. Urla, risate, schiamazzi che bucano il silenzio della notte più buia di sempre che continua a regnare su Ponticelli.