E’ durata circa 24 ore la latitanza di Fabio Riccardi, 40enne figura di primo ordine del clan De Micco di Ponticelli. All’alba di venerdì 18 ottobre, i poliziotti che si erano recati presso il suo appartamento in via Virginia Woolf a Ponticelli, non lo avevano trovato, malgrado fosse sottoposto all’obbligo di rientrare a casa alle 20.
Scarcerato a febbraio del 2023, negli ultimi mesi, Riccardi si è messo subito in evidenza, dando man forte al clan al quale è stato sempre affiliato, arrivando a ricoprire un ruolo apicale. Non sono ancora note le motivazioni che hanno fatto scattare le manette non solo per il ras, ma anche per un altro affiliato ai cosiddetti “bodo” ancora irreperibile.
Un mancato arresto che aveva destato non poco scalpore, soprattutto per le ricerche serrate da parte delle forze dell’ordine che si sono concentrate soprattutto negli arsenali del clan De Micco, senza però sortire l’effetto sperato.
A sorpresa, stamane, Riccardi si sarebbe presentato spontaneamente dai carabinieri per consegnarsi alla giustizia. E non è tutto.
Dietro la decisione di costituirsi, potrebbe celarsi la volontà di collaborare con la giustizia.
Come anticipato dal nostro giornale, sul capo del ras penderebbe una condanna a morte voluta dal suo stesso clan d’appartenenza. Un verdetto scaturito da almeno tre motivazioni.
La prima: punire le reiterate mancanze di rispetto e gli affronti indirizzati ai vertici della cosca e ad altri fedelissimi al clan, al fine di rafforzarne l’affiliazione e dimostrare al contempo che il clan non è disposto a fare sconti a nessuno. Una priorità impellente più che mai in questo momento storico, all’indomani del blitz che ha colpito 60 affiliati e che ha concorso ad aggravare la posizione di numerose figure di spicco. Inoltre, Riccardi, soprattutto negli ultimi tempi, si era fatto promotore di una politica prettamente incentrata sulla priorità di reperire denaro, probabilmente per mettere da parte il tesoretto di cui beneficiare una volta finito dietro le sbarre o in vista di una possibile collaborazione.
Il secondo: regolare i conti in sospeso, soprattutto quelli di natura economica, punendo il ras per il raggiro compiuto ai danni del clan, come più volte è accaduto in passato al cospetto di situazioni simili. L’episodio più lampante, infatti, riguarda il presunto furto avvenuto in casa del ras l’estate scorsa e che avrebbe visto dei topi d’appartamento sottrarre a una delle figure apicali del clan egemone a Ponticelli, un ingente quantitativo di denaro in contante che era destinato a confluire nelle casse del clan, cagionando così un ingente danno economico alla stessa organizzazione che dal suo canto non avrebbe mai creduto alla tesi del furto, mentre fin da subito è apparsa più quotata l’ipotesi della messinscena architettata dal ras per trattenere quella somma di denaro. Una furbata che, come detto, in passato è costata la vita ad altri affiliati che ricoprivano un ruolo altrettanto rilevante all’interno del clan.
Il terzo motivo è quello che probabilmente ha indotto Riccardi a mettere fine alla sua latitanza: scongiurarne il possibile pentimento. Probabilmente, leggendo l’articolo pubblicato su Napolitan.it, Riccardi ha compreso che quel mandato di cattura che pendeva sul suo capo era destinato ad accelerare il corso degli eventi. Se la sua latitanza si fosse protratta, difficilmente avrebbe potuto resistere a lungo senza la copertura e l’appoggio del clan che, dal suo canto, avrebbe trovato il modo di farlo uscire allo scoperto, tendendogli una trappola letale. Non a caso, anche Flavio Salzano fu ucciso durante la latitanza, malgrado ricoprisse un ruolo apicale nello stesso clan di Riccardi. L’omicidio di Salzano e le motivazioni dalle quali è scaturito sono ben noti negli ambienti criminali e soprattutto tra i fedelissimi dei “bodo”.
Mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, Riccardi avrà compreso che l’unica strada perseguibile per potersi sottrarre a quel verdetto era quella intrapresa stamane. E’ ancora troppo presto per avere conferma delle possibile collaborazione del ras, ma quanto accaduto nelle ore scorse lascia intravedere tutta la tensione che regna in casa De Micco.