Dopo il danno, arriva sempre la beffa.
Una storia che tristemente si ripete a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, vessato dalla camorra, dove la presenza dello Stato si manifesta sempre a intermittenza. Una situazione che concorre ad accrescere la rassegnazione e l’esasperazione dei cittadini, sempre più sfiduciati dalle immagini alle quali sono costretti ad assistere.
Il blitz dello scorso 3 ottobre che ha fatto scattare le manette per 60 soggetti ritenuti contigui ai clan De Micco-De Martino, organizzazione che detiene tuttora il controllo del territorio e che non sembra minimamente intaccata dai recenti arresti, al pari degli affari illeciti che continuano a foraggiare le casse del clan. Un blitz annunciato come l’operazione destinata a conferire maggiore libertà ai cittadini che, invece, già lo scorso sabato 5 ottobre, appena due giorni dopo gli arresti, sono stati nuovamente costretti a subire le angherie del clan dei cosiddetti “bodo” che hanno inscenato una vera e propria dimostrazione di forza.
La sequenza di eventi andati in scena nell’arco della giornata di sabato 5 ottobre, dimostra la rapida abilità del clan che a 48 ore di distanza dall’arresto di alcune pedine cruciali, è già riuscito a riorganizzarsi ridisegnando un assetto paradossalmente destinato a conferire maggiore stabilità e forza al clan, tornando immediatamente a marcare il territorio. Il nuovo boss reggente del clan, destinato ad affiancare uno dei fratelli De Micco in libertà, avrebbe provveduto personalmente a fare il giro dei soggetti tenuti a versare una tangente al clan per diramare l’importante annuncio: “sono io il nuovo ras”. Un cambio al vertice che mette fine ai dissidi interni che rischiavano di minare la stabilità del clan e che al contempo garantisce una certa solidità alla cosca, in virtù del fatto che il nuovo ras è stato scarcerato di recente e pertanto destinato a godere di un maggiore periodo di libertà rispetto agli altri affiliati che, invece, rischiano di raggiungere i gregari già arrestati prossimamente. Il clan aveva preventivato imprevisti e operazioni delle forze dell’ordine e ha giocato d’anticipo. Sicuri di aver blindato affari ed interessi, durante la serata di sabato 5 ottobre, i De Micco hanno mostrato i muscoli a tutti, civili, Stato, clan rivali, inscenando uno spettacolo pirotecnico lungo e plateale. Una pioggia di fuochi che dal cortile di casa de Micco ha attirato l’attenzione dei cittadini, ma non era abbastanza. Per rimarcare il controllo del territorio e rivendicare una forma di assoggettamento da parte dei cittadini, al fine di ristabilire subito ruoli e gerarchie, un nutrito corteo di affiliati in moto ha letteralmente bloccato il transito stradale, imponendo agli automobilisti di arrestare la marcia per rendere omaggio ai “padroni di Ponticelli”.
La prima giornata di attività di controlli straordinari da parte dei carabinieri, giunta tre giorni dopo i fatti che si sono avvicendati nel corso di quel sabato infernale, era destinata a rivelarsi un flop. I cittadini residenti in tutti gli arsenali della droga del quartiere raccontano di aver notato vistose manovre, alla vigilia dell’operazione. Complice la capacità di disporre dell’appoggio di famiglie pulite sulla carta, in quanto estranee alle dinamiche malavitose, gli esponenti del clan avrebbero provveduto già da tempo ad utilizzare le loro abitazioni per nascondere armi e droga. Pochi, pochissimi gli arsenali allestiti nei cantinati o nei garage dei rioni controllati dal clan, per evitare che possa ripetersi quanto accaduto contestualmente al pentimento di Antonio Pipolo, ex affiliato ai De Micco-De Martino che per fornire agli inquirenti una prova credibile della sua attendibilità di collaboratore fece rinvenire ingenti quantitativi di droga, occultati all’interno di un’auto custodita nel garage del ras Ciro Naturale. I De Micco, per questa ragione, avrebbero ristretto la cerchia dei fedelissimi ai quali rendere fruibili informazioni delicate, come il nascondiglio di armi e droga. Inoltre, nelle ore immediatamente successive al blitz, la cosca egemone ha provveduto in maniera repentina a compiere le manovre utili a riorganizzare il clan, al fine di preservare il controllo del territorio. Nel giro di poche ore, i De Micco erano già pronti a scendere in campo, come dimostrano i fatti avvenuti appena 48 ore dopo gli arresti che per giunta non hanno intaccato lo zoccolo duro del clan. Restano, infatti, a piede libero, le figure apicali che attualmente ricoprono il ruolo di maggiore responsabilità, ma soprattutto il gruppo di giovanissimi dediti alle azioni di fuoco e alla gestione di una serie di business illeciti, paradossalmente rafforzati dal supporto di due affiliati della prima ora scarcerati di recente.
Inoltre, non è certo nelle ore diurne che la presenza delle forze dell’ordine intralcia le attività illecite: è al calar del sole che il clan esercita il totale e dilagante controllo del territorio, a partire dalla presenza di dozzine di piazze di droga. Viale Margherita, via franciosa, parco De Simone, parco di topolino, rione Conocal, e soprattutto rione De Gasperi, dove i supermarket della droga radicati da decenni nell’isolato due e tre, da soli garantiscono un guadagno mensile che si aggira intorno al mezzo milione di euro mensili. La presenza di soggetti armati tra le strade del quartiere, concorre ad accrescere la paura dei civili che preferiscono rintanarsi in casa, appena fa buio. Un clima di terrore che costringe anche i commercianti a calare le serrande anzitempo.
Comparando gli interventi in corso da parte delle forze dell’ordine con le reali criticità che continuano a palesarsi sul territorio, emerge un oggettivo scollamento tra problemi e soluzioni proposte, destinato ad agevolare la presenza della camorra sul territorio, anziché contrastarla. Non a caso, alcune delle figure di spicco del clan egemone, in questi giorni, si sono concesse vacanze e gite fuori porta, mentre quelli rimasti nel quartiere, si “godono la scena” ostentando uno spocchioso e beffardo sorriso dinanzi ai militari impegnati nelle attività di controllo e che alla fine dell’operazioni consegneranno numeri che narrano del sequestro di pochi grammi di stupefacente, malgrado lo spaccio di droga rappresenti il core business dell’economia criminale di Ponticelli. Una sconfitta nella sconfitta, se si pensa che l’ennesima dimostrazione di forza ostentata dal clan viene palesata attraverso un’attività di controllo straordinaria che dovrebbe essere finalizzata a contrastare l’ascesa della criminalità nel quartiere. Se le forze dell’ordine avessero aggredito il quartiere all’indomani del blitz, forse la presenza dei militari avrebbe concorso ad intralciare i piani del clan, contribuendo almeno ad ostruire le manovre finalizzate a riorganizzare il clan e gli affari illeciti. Invece, anche in questo frangente, lo Stato è arrivato dopo.