Grande successo pe ril Red Bull 64 bars, “la festa del rap” andata in scena in Piazza Ciro Esposito a Scampia, lo scorso venerdì 4 novembre. Sul palco, oltre ai big della scena rap contemporanea, anche giovani e promettenti artisti che stanno riscuotendo notevoli consensi, tra i quali spicca Cecchy, rapper di Ponticelli che ha mandato in visibilio il pubblico di Scampia con la sua energica performance.
Raffaele Ciaramella, in arte Cecchy, ha trascorso i primi anni della sua vita nel rione De Gasperi di Ponticelli, per poi trasferirsi nel “Parco di Topolino”. Nei suoi testi racconta il degrado e il disagio che segnano il contesto in cui è cresciuto. Il suo flow è una denuncia cruda e tagliente, una finestra squarciata su una realtà bistrattata, dimenticata e oscurata, un faro puntato sull’oscurità che dilaga nelle periferie e che illumina i drammi che si consumano silenziosamente sotto gli occhi di bambini e ragazzi, costretti a confrontarsi con quella feroce realtà che fagocita le vite di chi non riesce a sottrarsi al richiamo millantatore della criminalità.
Quello di Cecchy è un canto di denuncia, rivalsa e riscatto. La sua voce è il megafono che amplifica l’urlo finora inascoltato dei giovani di Ponticelli che non hanno mai smesso di chiedere e rivendicare un’opportunità per dimostrare di essere “anche altro”. In tal senso, Cecchy rappresenta la dimostrazione più concreta e tangibile dell’alternativa a quel destino fatto di carcere e morte violenta al quale sembrano condannati i ragazzi di questo quartiere, soprattutto quelli cresciuti nei cosiddetti “rioni difficili”. Forte di un talento brillante, acuto, innato, Cecchy sta percorrendo rapidamente la strada verso il successo, dimostrando ai ragazzi come lui che nulla è impossibile e che un’altra vita, oltre “Gomorra”, è possibile.
Le cicatrici che raccontano le sofferenze che Raffaele ha affrontato e superato per consacrare il talento di Cecchy, sono destinate a fare la differenza. Come ricordano i due occhi tatuati sulla sua nuca in memoria del suo angelo custode: Mario Volpicelli, cognato dei Sarno, ucciso in un agguato di camorra per una vendetta trasversale voluta per colpire gli ex boss di Ponticelli. Cecchy è il nipote del 52enne che si guadagnava da vivere lavorando in una merceria, marito, padre, nonno e zio esemplare, che non meritava di andare incontro all’esecuzione che la camorra riserva ai boss. Un uomo ricco di garbo e valori che rispolverati in chiave moderna, continuano a vivere nel talento di suo nipote e pertanto destinati a seminare quei valori e i sentimenti buoni dei quali “zio Mario” si è fatto promotore fino all’ultimo respiro e che seguiteranno ad ispirare tanti altri giovani, come suo nipote Raffaele, grazie alla musica di Cecchy.