Una lite piuttosto accesa tra due figure di spicco del clan De Micco di Ponticelli ha introdotto l’agguato andato in scena poco prima delle 15 di venerdì 20 settembre in via Vera Lombardi, nel cosiddetto “Parco di Topolino”, una delle roccaforti dello stesso clan che attualmente detiene il controllo del territorio.
Il motivo della disputa un “cavallo di ritorno“, andato in scena nello stesso rione teatro del recente agguato, dove vive uno degli affiliati più fedeli al boss Marco De Micco che avrebbe perso le staffe, perché scavalcato da uno dei due reggenti dello stesso clan nella gestione di quell’affare illecito. Un gesto che ha recepito come una sonora mancanza di rispetto, finalizzata a sminuire la sua caratura criminale. Motivo per il quale, tra i due sarebbero volate parole grosse.
La figura apicale del clan De Micco è nell’occhio del ciclone da tempo. Complice una politica eccessivamente livorosa e arrivista che lo vede prettamente concentrato a mettere da parte il maggior quantitativo di denaro possibile, probabilmente in vista di un’imminente e temuta scarcerazione, il ras sta collezionando una caterva di pratiche illecite utili ad accrescere il bottino da preservare. Una condotta che sta suscitando notevole malcontento, anche tra i ranghi dello stesso clan De Micco. Gli altri affiliati non vedono di buon occhio quel livore di denaro che sembra essere diventato l’obiettivo prioritario di una delle due figure poste al vertice della cosca. Un atteggiamento al quale è associato quel genere di chiacchiericcio che stride terribilmente con la rispettosa e reverenziale discrezione che deve accompagnare i passi di una figura apicale di un clan di camorra e che rischia di minarne l’assetto e la stabilità.
La lite avvenuta pochi giorni fa tra i due affiliati allo stesso clan, o meglio, tra uno dei due attuali reggenti dei De Micco e uno degli gregari più fedeli e autorevoli, concorre a confermare il malessere interno all’organizzazione sulla quale incombe il pericolo della ripresa delle ostilità, in vista della scarcerazione di alcune figure apicali del clan D’Amico.
Non a caso, i parenti dell’affiliato ai De Micco residente nel “parco di Topolino”, appena hanno udito gli spari si sono riversati in strada, ipotizzando che nel mirino dei sicari fosse finito proprio il familiare per effetto di un’epurazione interna. Quando hanno constatato che riverso al suolo, raggiunto da molteplici colpi d’arma da fuoco agli arti inferiori e all’addome, c’era Mario Liguori, 31enne di Barra, residente nei pressi del rione in cui è stato vittima dell’agguato, sarebbe scoppiata una violenta colluttazione.
Seppure non siano ancora emersi collegamenti espliciti tra la lite avvenuta di recente, l’agguato in cui è rimasto ferito Liguori e il parapiglia andato in scena subito dopo gli spari, tra gli abitanti del “parco di Topolino” estranei alle dinamiche malavitose regna il timore che anche quel rione possa essere destinato a conquistare il triste primato di fronte caldo sul versante camorristico.