Hanno suscitato notevole scalpore le parole dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet, intervenuto nel dibattito sul rapporto tra i genitori degli studenti e la scuola che si è aperto con l’inizio del nuovo anno scolastico.
“Questi attuali sono i peggiori genitori della storia: accondiscendenti, senza carisma. E hanno insegnato ai propri figli che bisogna aspettare l’eredità. Questo approccio è l’opposto dell’educazione”. Lo ha affermato lo psichiatra Paolo Crepet, come riportato da ‘la Repubblica’.
Non è la prima volta che Crepet muove critica ai genitori di oggi, anzi, è diventato uno dei suoi argomenti principali. Ma con l’avvio delle lezioni sono numerosi gli esperti che hanno lanciato un appello alle famiglie chiedendo di “restare fuori dalla scuola”. Perché non è inconsueto che poco dopo aver dato un’insufficienza ad un alunno, visualizzabile dai genitori sul registro elettronico, arrivi all’insegnante una mail con una richiesta di colloquio. O che gli studenti chiedano ai prof di caricare i voti il lunedì, per evitare di passare il weekend in punizione.
Lo strumento, introdotto alcuni anni fa, ha privato gli alunni “di sbagliare, togliendo loro qualsiasi autonomia“.
Dello stesso avviso lo psicoterapeuta Raffaele Morelli, che ha definito il registro elettronico “una vera follia”. Da quando esiste, per esempio, “i ragazzi non possono marinare le lezioni, assumendosene la responsabilità“. Secondo Morelli “stiamo trasformando i bambini in pupazzi”. Un brutto voto, più che ai figli, risulta indigesto ai genitori e diventa una “tragedia”. Ma il “dolore – ha proseguito lo psicoterapeuta – è il più potente farmaco per il cervello: i ragazzi devono scoprire noia, sconfitte, difficoltà. A scuola devono imparare che è anche possibile che ti innamori e non sei corrisposto”. E ha concluso: “Con i figli, oggi, si parla troppo: i due mondi devono restare agli antipodi”.
Sul registro elettronico non vengono caricati solo voti e presenze/assenze degli alunni, ma anche i compiti. A scuola “non abbiamo più soltanto gli alunni ma, per ognuno di loro, abbiamo anche due genitori e la loro ombra più o meno lunga”, ha detto il pedagogista Daniele Novara. Il caso dei compiti è “eclatante”, ha proseguito, soprattutto “alla primaria e alla secondaria di primo grado”. Spesso “non si capisce chi li fa“, neanche fossero “un’opera collettiva di carattere familiare”, ha aggiunto l’esperto.