Situazione preoccupante nelle carceri campane: il sovraffollamento e il personale ridotto della polizia penitenziaria non riescono più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Uno degli ultimi episodi che hanno detenuti minacciare e aggredire gli agenti, si è registrato nel carcere di Ariano Irpino, in provincia di Avellino. Un detenuto, trasferito dal carcere di Avellino, si è rifiutato di farsi immatricolare, minacciando di ingerire alcune lamette che aveva in bocca. Un altro detenuto, invece, ha lanciato olio bollente contro altri detenuti, scatenando una colluttazione con gli agenti in servizio intervenuti per bloccarlo. Da segnalare anche un tentativo di evasione di una detenuta dal carcere di Secondigliano sventato dagli agenti della polizia penitenziaria che sono riusciti a bloccare la donna in extremis. Situazione critica anche nel carcere di Vallo della Lucania, nel salernitano, per il sovraffollamento della struttura penitenziaria.
Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del sindacato autonomo polizia penitenziaria, ha raccontato quanto è avvenuto nella casa circondariale di Avellino: “A farne le spese un assistente capo della polizia penitenziaria che ha subito una vile aggressione nell’esercizio delle sue funzioni. Suo malgrado, in sostituzione del collega, doveva consegnare dei pacchi postali ricevuti dai detenuti e al momento dei controlli aveva impedito la consegna di generi non consentiti. L’arroganza e la violenza di alcuni detenuti portatisi al settore pacchi ha scaturito una colluttazione verbale finita con la violenza poiché un detenuto ha scaraventato la porta in faccia al poliziotto penitenziario cagionandogli una ferita alla tempia che lo ha costretto a ricorrere alle cure dei salutari dell’ospedale cittadino. A distanza di pochi minuti a farne le spese, ma questa volta senza aggressione fisica ma solo verbale solo grazie al tempestivo intervento della polizia penitenziaria, un ispettore donna poteva soccombere alla violenta volontà aggressiva da parte di altri detenuti. Il comportamento violento del detenuto ha suscitato anche tra la popolazione detenuta “sana” in quel momento presente scalpore che ha ragguardato per la propria parte lo stesso fiancheggiato in quel momento dal fratello già noto per diverse aggressioni e che ancora non è stato allontanato dall’istituto di Avellino”.
Aggressioni indirizzate non solo agli agenti penitenziari, ma anche al personale sanitario.
Dopo essere stato aggredito e minacciato da un detenuto ha rassegnato le dimissioni dall’incarico di direttore sanitario del carcere di Secondigliano. L’episodio è avvenuto nella struttura carceraria napoletana circa un mese fa e, attraverso il suo avvocato, il dirigente, dipendente dell’Asl Napoli 1 Centro, ha presentato una denuncia in Procura. Secondo quanto si è appreso è stato chiesto, ma finora inutilmente, il trasferimento in un altro istituto penitenziario del detenuto responsabile delle violenze.
Il sindacato Uspp punta il dito contro “la confusione gestionale e l’inerzia di chi gestisce le carceri in Campania”.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà sperando in una presa d’atto dell’amministrazione e del vertice politico affinché procedano senza ulteriore indugio ad una verifica dell’operato del provveditore rispetto anche alla non applicazione delle circolari dipartimentali chiediamo inoltre di mettere in sicurezza il lavoro di tutto il personale che presta servizio nelle carceri campane”. Il sindacato, infine, si affianca all’allarme lanciato dal procuratore Nicola Gratteri sulla presenza dei cellulari in cella: “bisogna subito schermare gli istituti installando gli inibitori di segnale”.
Per il Sappe “la situazione è divenuta insostenibile e le condizioni di lavoro per gli operatori penitenziari sempre più precarie dal punto di vista della sicurezza e dell’incolumità personale”: Tiziana Guacci, segretario regionale del Sindacato Autonomo di polizia penitenziaria S.A.P.Pe., dopo avere espresso “vicinanza e solidarietà” al dirigente evidenzia che le aggressioni “sono collegate alla diffusione tra la popolazione detenuta di un vero e proprio senso di impunità per gli episodi di violenza posti in essere”.
Non solo rivolte, ma anche suicidi. L’ultimo risale a pochi giorni fa. Un detenuto napoletano di 62 anni, un tossicodipendente cronico, seguito dal SerD del carcere e dall’area educativa, si è tolto la vita impiccandosi nel carcere di Benevento.
Salgono così a 68 i suicidi avvenuti nelle carceri italiane dall’inizio del 2024, 8 del quali sono avvenuti in istituti penitenziari della Campania.