Sul rione Conocal di Ponticelli aleggia lo stesso clima che ad aprile del 2023 ha introdotto l’omicidio di Vincenzo Costanzo, il ras dei D’Amico ucciso in un agguato di camorra il 5 maggio dello stesso anno, quando le strade di Napoli erano gremite di tifosi intenti a festeggiare la vittoria del terzo tricolore azzurro. Poteva, anzi doveva sembrare una delle tante liti per futili motivi che macchiano le strade della città quando si scontrano giovani sfrontati ed armati e, invece, la sentenza di morte che da giorni aleggiava sulla testa di Costanzo ha sbugiardato l’ipotesi della rissa sfociata nel sangue.
La cronaca di una morte annunciata e che nei giorni antecedenti all’agguato aveva fatto schizzare la tensione alle stelle nel fortino del ras Costanzo, quello stesso rione Conocal che proprio in questi giorni è ripiombato nello stesso incubo per effetto dell’avvertimento indirizzato all’attuale reggente del clan D’Amico. Alcuni proiettili sarebbero stati collocati sulla finestra della sua abitazione: un’intimidazione chiara ed esplicita che rilancia le intenzioni che il clan rivale aveva già manifestato il mese scorso quando un commando ha fatto irruzione nel Conocal e ha indirizzato una raffica di colpi d’arma da fuoco proprio al ras del rione, nonché genero del boss Antonio D’Amico, mentre si trovava in strada in compagnia di altri affiliati. Solo la prontezza con la quale si sono rifugiati in un palazzo ha mandato in fumo i piani del clan rivale che nei giorni successivi è invece riuscito a mettere a segno un “punto d’oro” nell’ambito della faida in corso per il controllo del territorio. Nel mirino dei sicari, in quella circostanza, è finito Emanuele Pierino Montefusco, 48enne fratello del ras del rione De Gasperi, fautore dell’alleanza in cui sono confluiti anche i D’Amico e i reduci dei De Luca Bossa per dare il via a un “tutti contro i De Micco” che fin qui non ha sortito gli effetti sperati.
Motivo per il quale, l’esplicita minaccia indirizzata alla figura più espressiva del clan D’Amico legittima paura ed apprensione tra gli abitanti del Conocal che temono un’altra incursione dei rivali per portare a compimento l’agguato preannunciato servendosi di un’espediente silenzioso, ma efficace. Ad accrescere la tensione concorre un altro dettaglio, tutt’altro che di poco conto: il recente cambio di casacca di un giovane parente dei D’Amico, passato dalla parte del clan De Micco. Una pedina preziosa per i rivali che possono così disporre di informazioni dettagliate, non a caso, la presenza di quei proiettili sulla finestra dell’abitazione del genero del boss Antonio D’Amico sembra farsi portatrice di “un messaggio nel messaggio”. Non è difficile intuire che su quell’azione intimidatoria possa esserci proprio la firma del giovane confluito nel clan De Micco di recente. Un’associazione di fatti e persone che rafforza l’ipotesi di un possibile agguato indirizzato all’unico genero del boss fondatore del clan dei “fraulella” rimasto a perorare la causa del clan. Da quando due delle figlie del boss “Tonino fraulella” si sono legate sentimentalmente ad altrettanti giovani legati ai De Micco si è creata una situazione “ibrida” e caotica che spesso ha reso quasi impossibile delineare con esattezza gli equilibri interni ai due clan storicamente in rotta di collisione, quindi i De Micco e i D’Amico. In quest’ottica, i recenti fatti di sangue potrebbero rappresentare la prova voluta per dimostrare in maniera inequivocabile la fedeltà a un clan a discapito dell’altro, concorrendo a decretare la morte di figure apicali oppure – come nel caso di Pierino Montefusco – compiendo vendette trasversali, perché impossibilitati a colpire i soggetti direttamente coinvolti nelle logiche criminali.
Motivo per il quale nel rione Conocal si teme l’ennesimo agguato voluto per stroncare le ambizioni dei D’Amico e a destare ancora più allarmismo concorre il sentore che quell’omicidio possa rappresentare la “prova di fedeltà” che il giovane giovane parente dei “fraulella” di recente passato dalla parte dei De Micco può essere chiamato a sostenere in quanto tenuto a dare garanzie concrete di affidabilità al suo nuovo clan d’appartenenza.