Prosegue la campagna di marketing del clan D’Amico di Ponticelli, finalizzata ad accrescere le aspettative intorno al clan e a rilanciarne le quotazioni, in vista di una serie di scarcerazioni imminenti.
Dopo aver commissionato un videomessaggio al neomelodico Luca Formisani, un altro neomelodico si è spinto ben oltre, traducendo in rime e versi il sentimento che alberga nei cuori dei figli di Annunziata D’Amico, la donna-boss uccisa in un agguato di camorra, avvenuto il 10 ottobre del 2015, nel rione Conocal di Ponticelli, fortino del clan del quale ricopriva il ruolo di reggente. Uccisa a 40 anni dai rivali del clan De Micco, quel sabato mattina, la donna-boss rientrava da un colloquio sostenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere con il primo dei suoi sei figli, “Genny fraulella”, stimato essere l’attuale reggente del clan, intorno al quale la famiglia si sta riorganizzando, in vista della sua scarcerazione, seppure non imminente. Prima di lui, tornerà a Ponticelli Salvatore Ercolani, il marito di Nunzia D’Amico. Una sequenza di eventi che desta particolare allarmismo alla luce di quanto deliberato dal clan all’indomani dell’assassinio della boss: a vendicare Nunzia D’Amico deve essere un uomo nelle cui vene scorre il sangue dei “fraulella”. Per questa ragione, la scarcerazione di “Genny fraulella” suscita particolare apprensione tra gli abitanti del Conocal, in quanto tutto lascia presagire che sia lui l’uomo di casa D’Amico incaricato a regolare quel conto in sospeso, ormai da circa dieci anni.
Uno scenario confermato in toto dal brano dai toni e dai contenuti inequivocabili, a partire dal titolo: “10 ottobre”, la data in cui “la passillona” è stata assassinata nei pressi della sua abitazione in via al chiaro di luna, fortino del clan del quale in quel momento ricopriva il ruolo di reggente. Giustiziata come un boss, malgrado fosse una donna, una mamma che aveva scelto di ricoprire il ruolo di reggente del clan di famiglia: uccidendo Annunziata D’Amico, la camorra sfata un tabù, un falso mito secondo il quale donne e bambini “non si toccano”. Un omicidio che ha scritto una delle pagine più cruente della storia camorristica napoletana e che appare inequivocabilmente destinato a condizionare gli equilibri criminali tra le strade di un quartiere che attualmente vede i figli della donna-boss uccisa scandire a chiare lettere la parola “vendetta”, affidando quell’inquietante messaggio anche al testo interpretato dal neomelodico Cristian Piro. Una paternità rilanciata con fierezza dai rampolli di casa D’Amico e rimarcata a chiare lettere sui social network, in tutte le occasioni utili.
La voce che interpreta il brano appartiene a un giovane originario di Ponticelli, nato e cresciuto nel rione Incis e attualmente residente nel rione Conocal, roccaforte del clan D’Amico che non a caso funge anche da location del videoclip del brano.
Contattato dalla direttrice di Napolitan.it, la giornalista Luciana Esposito, il neomelodico ammette senza battere ciglio che quel brano è dedicato alla donna-boss Annunziata D’Amico. Piro dichiara di conoscere solo uno dei figli della D’Amico, con il quale ha condiviso il percorso di studi, ma sostiene di non avere rapporti diretti con altri membri della famiglia. Secondo quanto dichiarato dal cantante, si sarebbe limitato a prestare la voce a quel testo che gli è stato commissionato e di non sapere da chi sia stato scritto, ma anche dopo aver capito quale fosse il reale significato della canzone non si è tirato indietro. “Quando ti arriva una richiesta simile, non puoi rifiutarti. Del resto abito nel Conocal e non voglio problemi”, ha dichiarato l’interprete del brano che in sostanza spiega di essere estraneo a quelle dinamiche e a quei contesti che talvolta finiscono nei suoi brani “per necessità”, essendoci un’elevata richiesta di quel tipo di contenuti tra gli estimatori del genere neomelodico. Un’esigenza dettata dal puro business, in sostanza, seppure questo voglia dire prestare la voce a brani che inneggiano alla malavita ed esibirsi in concerti e serenate che ugualmente s’incastonano in quelle dinamiche, come è accaduto lo scorso 8 luglio nel rione De Gasperi di Ponticelli. A partecipare allo show organizzato nel fortino dei “pazzignani” per celebrare la scarcerazione di Pasquale Damiano, nipote dell’attuale reggente del clan, Giovanni De Stefano, oltre a Luca Formisani, c’era anche lui, Cristian Piro. “Vado ovunque mi chiamano a cantare, pagandomi”, spiega il cantante.
Inequivocabili, per stessa ammissione del cantante che interpreta il brano “10 ottobre”, il messaggio di cui è promotore. Il testo, ufficialmente attribuito a Fabio Cozzolino, riporta in prima persona i pensieri e i sentimenti di uno dei figli di Annunziata D’Amico. Esplicita l’allusione all’imminente scarcerazione di Salvatore Ercolani e del primogenito di Nunzia D’Amico, indicati come gli eventi attesi dal clan per rifondarsi e ritornare a marcare la scena camorristica ponticellese rivendicando un ruolo di primo ordine: “Io che aspetto solamente chi, sangue di questo sangue, è la vita mia: mio fratello e mio padre stanno tornando e più forti di prima dobbiamo tornare-“.
“Ti portiamo nel cuore, tatuata sulla pelle, tu sei sempre una regina e si parla ancora di te, questa famiglia è una forza e per tutto il rione di noi si deve parlare“: il passaggio che, invece, rimarca particolarmente l’intenzione di “beatificare” la donna-boss uccisa, facendo leva sul suo status di donna e di madre per accrescere la forma di consensi che ha seguitato a riscuotere tra i giovanissimi del rione, proprio per questa ragione.
Di seguito, la traduzione del testo del brano dedicato alla donna-boss Annunziata D’Amico.
“10 ottobre, non posso mai dimenticare, quel giorno ho perso mia madre, quella data mi ha cambiato la vita e non mi fido neanche più di me. Io che aspetto solamente chi, sangue di questo sangue, è la vita mia: mio fratello e mio padre stanno tornando e più forti di prima dobbiamo tornare. Siamo sempre giudicati, tutte le volte condannati, ma nessuno ci cambia, questa paura non ci ferma, noi campiamo per la famiglia, rispettiamo un cognome, il dolore è sempre quello, manchi sempre tu, mamma. Ti portiamo nel cuore, tatuata sulla pelle, tu sei sempre una regina e si parla ancora di te, questa famiglia è una forza e per tutto il rione di noi si deve parlare.
Quel giorno non lo dimentico, mamma mia non c’è più, questo dolore mi ha dato la forza, perché la forza mia, mamma mia, sei sempre tu.
Siamo sempre giudicati, tutte le volte condannati, ma nessuno ci cambia, questa paura non ci ferma, noi campiamo per la famiglia, rispettiamo un cognome, il dolore è sempre quello, manchi sempre tu, mamma. Ti portiamo nel cuore, tatuata sulla pelle, tu sei sempre una regina e si parla ancora di te, questa famiglia è una forza e per tutto il rione di noi si deve parlare.
Siamo sempre giudicati, tutte le volte condannati, ma nessuno ci cambia, questa paura non ci ferma, noi campiamo per la famiglia, rispettiamo un cognome, il dolore è sempre quello, manchi sempre tu, mamma. Ti portiamo nel cuore, tatuata sulla pelle, tu sei sempre una regina e si parla ancora di te, questa famiglia è una forza e per tutto il rione di noi si deve parlare.”