Uno scenario tutt’altro che semplice da districare, quello in cui è maturato l’ultimo raid nel rione De Gasperi di Ponticelli, dove la scorsa notte, mercoledì 14 agosto, un incendio doloso ha distrutto un’automobile in sosta nei pressi dell’isolato 28 e ha danneggiato un’altra vettura parcheggiata accanto.
La proprietaria dell’auto incendiata è una trentenne estranea alle dinamiche camorristiche e secondo quando riferito dai residenti in zona avrebbe subito una vera e propria “punizione” inscenata per redarguire le famiglie che non intendono elargire il denaro da corrispondere all’impresa di pulizia operante nel rione e controllata da due donne con il beneplacito del ras Salvatore Montefusco, capo del gruppo radicato nell’isolato 17 e che negli ultimi mesi è entrato in conflitto con l’egemone clan De Micco.
Una donna legata ai D’Amico del Conocal e arrestata nel 2016, nell’ambito del blitz che fece scattare le manette per oltre cento affiliati al clan dei “fraulella” e scarcerata un anno fa, dopo aver scontato la pena senza rinnegare il credo camorristico e pertanto meritevole di ricevere una ricompensa, motivo per il quale le è stato consentito di beneficiare dei guadagni derivanti da quel business illecito, affiancata una donna originaria di Napoli centro, dai marcati tratti mascolini: questo l’identikit delle due donne alle quali Montefusco avrebbe affidato la gestione del business dell’impresa di pulizie nel rione De Gasperi già da qualche mese.
Una decisione mal recepita fin da subito dalle famiglie del rione, stanche di dover incassare l’ennesimo sopruso da parte della camorra. Uno scenario introdotto da una comunicazione affissa negli androni di tutti i 29 isolati del rione e che imponeva di lasciare un secchio pieno d’acqua fuori la porta, tutti i venerdì mattina, per consentire all’impresa di lavare le scale dei palazzi. Malgrado le vibranti proteste esternate da diversi residenti in zona direttamente al ras, le loro richieste non hanno sortito l’effetto sperato e le due donne continuano a troneggiare sugli abitanti del rione. Una condizione favorita dal controllo dall’equilibrio camorristico durato fino allo scorso 9 luglio, ovvero, fino a quando non è stato assassinato Emanuele Montefusco, fratello del ras del rione. Un omicidio a scopo puramente dimostrativo, finalizzato a portare a casa “un punto d’oro” nella faida in corso e infliggere un duro colpo al ras rivale che fino a quel momento aveva preservato il controllo degli affari illeciti nel rione De Gasperi, come dimostra anche la scelta di collocare a capo della gestione dell’impresa di pulizie una donna legata agli alleati del clan D’Amico, in segno di riconoscenza per il supporto elargito.
L’omicidio di Emanuele Montefusco, almeno in teoria, avrebbe dovuto stravolgere anche gli equilibri interni al rione. I ben informati in materia di malavita ponticellese confermano che allo stato attuale, tutti i gestori delle piazze di droga di Ponticelli stanno versando la tangente ai De Micco, compresi quelli operanti nel rione De Gasperi e negli altri fortini dei clan confluiti nell’ala dissidente. Un fatto rimarcato da un altro episodio eclatante avvenuto pochi giorni dopo l’omicidio di Montefusco: una vera e propria incursione nel rione De Gasperi, da parte di un gruppo di affiliati ai De Micco, nell’ambito della quale hanno avuto la peggio il factotum dei “pazzignani”, alleati del ras Zamberletto, e la donna legata ai D’Amico e a capo dell’impresa di pulizie. Un episodio che a tutti gli effetti rappresenta la spedizione punitiva voluta dai “bodo” per ripristinare un nuovo equilibrio. Un unico epilogo può giustificare ancora la presenza delle due donne a capo di quel business nel rione: dopo il pestaggio hanno iniziato a spartire i proventi con i De Micco, a discapito di Montefusco, pur di preservare il controllo dell’attività illecita in quella sede. A meno che, per effetto di qualche accordo stipulato di recente, Montefusco non sia riuscito a preservare il controllo del “suo” rione. Seppure quest’ultima appare un’ipotesi altamente improbabile, in virtù dell’oggettivo momento di difficoltà attraversato dal ras, salvato in maniera tempestiva e provvidenziale dai carabinieri che lo hanno tratto in arresto. Non è un segreto, infatti, che i De Micco si stessero adoperando per uccidere Montefusco, oltre che suo figlio, a sua volta sfuggito a quella condanna a morte perché trasferito in carcere.
Le tensioni legate alla presenza delle due donne e scaturite dalle richieste di denaro imposte alle famiglie del rione sono proseguite anche dopo l’arresto di Montefusco: il rione, orfano del suo ras, sembra fortemente in balia di dinamiche dagli esiti incerti. Di recente, alcune famiglie si sarebbero rifiutate di assecondare l’imposizione delle due donne e non avrebbero lasciato all’esterno della loro abitazione il secchio d’acqua preteso per la pulizia delle scale. Un diniego che avrebbe mandato su tutte le furie le donne a capo dell’impresa e che pertanto potrebbero aver optato per il raid andato in scena la scorsa notte per “punire” quell’atto di ribellione e intimare ai cittadini stanchi di subire le loro angherie di adottare una condotta più collaborativa.