Non sarebbe riconducibile alla faida in camorra in corso a Ponticelli il raid andato in scena la scorsa notte, alla vigilia di Ferragosto, nel rione De Gasperi, ex fortino dei Sarno, oggi arsenale del “gruppo di Zamberletto” e dei “pazzignani”. A fuoco un’automobile in sosta nei pressi dell’isolato 28 e le fiamme hanno coinvolto anche una vettura parcheggiata accanto a quella finita nel mirino di chi ha appiccato l’incendio. Sul posto sono giunti i vigili del fuoco per domare le fiamme che hanno divorato entrambe le automobili e una volante del commissariato di Polizia di Stato del quartiere.
Seppure nel rione De Gasperi, negli ultimi mesi, si sia registrata un’escalation di episodi analoghi riconducibili alla faida di camorra tra i De Micco e un cartello costituito dagli altri clan operanti sul territorio, capeggiati proprio dal ras dell’isolato 17 Salvatore Montefusco, intorno al raid della scorsa notte si sta delineando uno scenario che si discosta dal contesto camorristico o comunque non riconducibile alle ostilità tra i clan entrati in conflitto per il controllo del territorio.
A legittimare questo scenario è soprattutto l’identità della proprietaria dell’automobile data alle fiamme: una trentenne estranea al contesto criminale, sposata con un muratore. Una delle tante famiglie residenti nelle cosiddette “case murate”, in attesa dell’assegnazione di un nuovo alloggio da parte del Comune di Napoli. L’isolato 28, l’ultimo edificio del rione costruito nel secondo dopoguerra per garantire una sistemazione provvisoria agli sfollati, rientra nel piano di abbattimento e riurbanizzazione della zona, potenzialmente compromesso dall’occupazione coatta degli alloggi sgomberati e tumulati per impedire l’insediamento di altre famiglie e che invece, allo stato attuale, risultano tutti nuovamente abitati. Malgrado in quella sede si registri la presenza di diversi nuclei familiari non aventi diritto alla casa perché rientrano nello stato di famiglia di soggetti condannati per reati associativi, il raid della scorsa notte ha colpito una famiglia completamente estranea alle logiche criminali.
Determinante il contributo dei residenti in zona nel ricostruire lo scenario in cui è maturato il raid e che riferiscono un episodio ben preciso che, a loro avviso, rappresenterebbe la pista più giusta da seguire per risalire all’identità dell’attentatore: una lite piuttosto accesa avvenuta di recente tra alcuni residenti in zona e le donne a capo dell’impresa di pulizie operante nel rione De Gasperi. Una donna legata al clan D’Amico del rione Conocal che con il supporto di un’altra donna dall’aspetto mascolino, all’incirca un paio di mesi fa, si sono viste assegnare la gestione del business illecito dal ras del rione, Salvatore Montefusco. Un atto di riconoscenza, probabilmente, la contropartita da corrispondere agli alleati per il supporto fornito nelle delicati fasi della faida che si sono avvicendate negli ultimi mesi. Un sodalizio ufficializzato da un avviso, affisso all’ingresso di ciascuno dei 28 isolati del rione e che imponeva ai residenti di lasciare un secchio d’acqua sul ciglio della porta il venerdì mattina.
Un’imposizione che ha suscitato disappunto e malcontento tra le famiglie che vivono nel rione e che ritengono inutile e superfluo sborsare del denaro per lucidare le scale di palazzi decrepiti e fatiscenti. Chiara l‘intenzione delle donne a capo del business illecito con il beneplacito di “Zamberletto” di estorcere denaro ai residenti in zona facendo leva sule loro paure. Un’operazione che garantisce un guadagno pari a circa settemila euro, in virtù della tariffa di dieci euro imposta a ciascuna delle 668 famiglie residenti nel rione, esasperate dal dilagante stato di degrado e ancora più stanche di patire le angherie della camorra.
Questo il clima in cui è maturato il raid avvenuto la scorsa notte, preceduto dalle continue lamentele che diversi abitanti del rione avrebbero esternato a Salvatore Montefusco con una certa frequenza, fino a pochi giorni prima del suo arresto, manifestando apertamente al ras del rione l’intenzione di non sottostare al ricatto estorsivo delle due donne a capo dell’impresa di pulizie, chiedendogli con insistenza di mandarle via.
Inoltre, di recente, una delle due donne, quella vicina al clan D’Amico, arrestate nel 2016 nell’ambito dell’operazione “Delenda” e scarcerata un anno fa, avrebbe avuto una lite accesa con alcune donne residenti nel rione e che si erano rifiutate di lasciare il secchio pieno d’acqua fuori la porta della loro abitazione.
Motivo per il quale, gli abitanti del rione De Gasperi hanno ragione di credere che il raid della scorsa notte sia “la punizione” inscenata per punire quell’atto di irriverenza e al contempo intimorire gli altri nuclei familiari, affinché possano adottare una condotta più collaborativa.