Brutta sventura in carcere per uno dei fratelli De Martino, i cosiddetti “XX” di Ponticelli. Antonio, Giuseppe e Salvatore, i figli del boss Francesco De Martino e Carmela Ricci sono attualmente detenuti, al pari dei loro genitori.
Non era mai accaduto prima che tutti i membri della famiglia De Martino fossero contemporaneamente detenuti e questa condizione ha concorso ad indebolire notevolmente il clan radicato nel rione Fiat di Ponticelli, soprattutto alla luce della massiccia migrazione di affiliati passati dalla parte dei De Micco, concorrendo a consolidarne l’egemonia.
Una condizione di difficoltà oggettiva, quella patita dalla famiglia De Martino dallo scorso 1° luglio, quando sono scattate le manette anche per gli ultimi reduci del clan rimasti a piede libero, Francesco De Martino e sua moglie, “donna Lina” che in passato, quando gli uomini di casa erano finiti in carcere, non si era fatta scrupoli a gestire gli affari illeciti, beneficiando dell’appoggio dell’ultimo dei suoi figli, Salvatore, all’epoca dei fatti non ancora maggiorenne, al pari di una dozzina di giovanissimi, molti dei quali incensurati o con piccoli precedenti a carico. Pur consapevole di non disporre della forza militare utile a contrastare l’ascesa dei rivali, “Donna Lina” tentò ugualmente l’ultimo colpo di coda, per poi vedersi costretta a confluire nel cartello costituito dai vecchi clan di Napoli est, pur di sopravvivere.
Un’alleanza che per un breve periodo ha oscurato la presenza dei cosiddetti “bodo” a Ponticelli. I De Martino, inizialmente antagonisti dei De Micco, entrarono in affari con questi ultimi per espresso volere di Francesco De Martino che dopo l’omicidio di suo nipote Massimo Imbimbo temeva che anche la vita dei suoi figli fosse in pericolo. Proprio Antonio, il primogenito di Francesco De Martino, ha fornito un contributo concreto alla consacrazione del clan De Micco, mettendo la firma su omicidi eccellenti, in primis quello di Annunziata D’Amico, reggente dell’omonimo clan operante nel rione Conocal e Salvatore Solla, luogotenente dei De Luca Bossa, ucciso nel cuore del Lotto O, rione-fortino del clan.
Quando gli “XX” confluirono nel cartello costituito dai Minichini-De Luca Bossa-Casella-Aprea-Rinaldi, in sostanza, si ritrovarono in affari con affiliati e familiari delle figure di spicco uccise da Antonio De Martino per favorire l’ascesa del clan De Micco. Una situazione paradossale che ben presto è sfociata in una rottura che ha portato a una faida di camorra definitivamente sedata dalla scarcerazione del boss Marco De Micco.
Tantissimi i conti in sospeso, le ruggini, i dissidi e i contrasti tra gli esponenti del cartello costituito dai clan alleati e i De Martino, come comprova quanto accaduto di recente nel carcere di Terni dove sono detenuti diversi esponenti del clan De Luca Bossa e uno dei fratelli De Martino. Ad avere la peggio, proprio uno degli “XX” che avrebbe subito un violento pestaggio da parte degli ex alleati.
Un episodio dal quale trapela il tangibile stato di oggettiva difficoltà attraversato dalla famiglia De Martino, non solo per effetto delle tensioni che si registrano nelle carceri, ma anche e soprattutto alla luce di quello che accade tra le strade di Ponticelli e che vede il clan degli “XX” sempre più estromesso dalle dinamiche malavitose.