A Cercola, nella notte tra mercoledì 31 luglio e giovedì 1° agosto, i carabinieri della locale Tenenza hanno arrestato per detenzione a fini di spaccio Immacolata Coppola, 43enne già nota alle forze dell’ordine.
Nel corso di una perquisizione nell’appartamento della donna i militari hanno appurato che la 43enne avesse creato un’intercapedine all’interno del vano ascensore del proprio condominio. Nel nascondiglio, che poteva essere aperto solo da una chiave in possesso della donna, i carabinieri hanno rinvenuto sequestrato 600 grammi di hashish.
Nell’abitazione, invece, sono stati rinvenuti e sequestrati un coltello verosimilmente utilizzato per il taglio della sostanza stupefacente, un bilancino di precisione e la somma in contanti di 235 euro ritenuti provento del reato.
Non è la prima volta che il nome dell’arrestata, in attesa di giudizio, finisce sui giornali.
Nel 2019, un gruppo di affiliati al clan De Martino fece irruzione nel suo appartamento per inscenare una spedizione punitiva, perchè la donna non pagava con puntualità la tangente sui proventi dell’attività di spaccio di droga. Davanti al marito e alle quattro figlie, una delle quali minorenne, fu violentemente percossa soprattutto al volto; tra loro c’erano tre donne.
La donna non aveva denunciato per il timore di ritorsioni, ma i carabinieri seppero la notizia da fonti confidenziali, andarono da lei e la trovarono con il volto tumefatto.
A ricostruire nei dettagli la spedizione punitiva nei confronti di Immacolata Coppola fu un collaboratore di giustizia, Rosario Rolletta: «All’epoca in cui mi trovavo agli arresti domiciliari ci fu il pestaggio di Immarella Coppola, la quale gestiva una piazza di hascisc, marijuana e cocaina in località Caravita di Cercola. Coppola era in ritardo nel pagamento della settimana o per meglio dire cercava di non pagare, lamentando guadagni precari, oppure ci nascondeva le vendite di sostanza stupefacente nella sua piazza. Per tali motivi fu oggetto di un violento pestaggio».
La donna si rivolse al pronto soccorso dell’ospedale Villa Betania, dove le furono diagnosticati «traumatismo alla testa, traumatismo alla faccia, al collo e al cuoio capelluto, trauma cranico non commotivo e trauma contusivo del volto». Anche il marito fu picchiato: il collaboratore di giustizia, che abitava nello stesso palazzo, lo vide mentre si teneva uno straccio premuto sulla testa.