Sono passati poco più di 15 mesi da quando a Khartoum, la capitale del Sudan, la milizia paramilitare FSR (forze di supporto rapido) guidate da Mohammed Hamdan Dagalo (Hemedti) hanno sferrato il primo attacco alle forze armate FAS, condotte dal generale Abdel Fattah al-Burhan. Un periodo lungo e complesso che ha trasformato il Sudan in un vero e proprio campo di battaglia, con bombardamenti e conflitti che hanno messo in mezzo l’intera popolazione, con drammatiche conseguenze. In questo articolo vogliamo analizzare la situazione della Guerra civile in Sudan oggi, a più di un anno dal suo inizio, ma vogliamo anche provare a capire quali sono le prospettive future di un’emergenza che sta coinvolgendo milioni di persone indifese.
Le tappe di un conflitto inevitabile
Il 15 aprile 2023 è la data ufficiale dell’inizio della guerra civile in Sudan, ma le origini sono da ricercare molto prima e derivano dalle tensioni tra le forze armate SAF e le forze di supporto rapido RSF iniziate molti anni prima. Successivamente al colpo di Stato del 2019 che ha deposto il leader Omar al-Bashir, è infatti iniziato un lungo e rigido braccio di ferro che ha portato prima alla rottura dell’accordo per riportato il Sudan a un governo civile e poi a un vero e proprio conflitto. Nonostante il cessate il fuoco richiesto dopo due settimane dall’inizio degli sconti, la Guerra civile è dilagata e non accenna ad arrivare a una conclusione rapida, con le due fazioni in un precario ma solido equilibrio militare.
La situazione del conflitto oggi
La Guerra che sta dilagando in Sudan non accenna a fermarsi e ha provocato una delle peggiori crisi umanitarie attualmente in corso nel mondo. Le conseguenze provocate dagli scontri sono città e case quasi completamente distrutte, strade e comunicazioni interrotte, scuole, chiese e ospedali attaccati e ormai inattivi e punti nevralgici bloccati. A livello umano, sono migliaia le uccisioni deliberate di civili, i saccheggi, la violenza, gli stupri e i feriti. Si contano poi migliaia di sfollati interni e rifugiati che cercano salvezza oltre i confini e, con le struttura sanitarie e umanitarie danneggiate in ogni parte del Paese, la popolazione rimasta deve fare i conti con la privazione di cibo, acqua, medicinali e beni di prima necessità. Una situazione drammatica a cui attualmente non c’è rimedio, in quanto la Guerra civile continua a espandersi attraverso tutta l’estesa geografia del Sudan e, oltre alle due fazioni in lotta, si stanno inserendo nel conflitto una serie di altre milizie e gruppi armati, dimostrando che al momento non c’è nessuna intenzione di fermare i combattimenti in corso.
Le prospettive future
Dopo un silenzio assordante da parte dei poteri forti di tutto il mondo, negli ultimi mesi qualcosa inizia nuovamente a muoversi nel tentativo di fermare la Guerra civile in Sudan. Da una parte, la conferenza internazionale di Parigi, organizzata da Francia, Germania e Unione Europea per discutere della crisi umanitaria e trovare soluzioni per migliorare l’accesso degli aiuti, proteggere i più fragili e scongiurare la carestia. Dall’altra gli Stati Uniti, che stanno provando a rilanciare il tavolo negoziale di Jeddah, in Arabia Saudita, per riprendere gli accordi per la cessazione delle ostilità e l’accesso umanitario. Tentativo che, almeno al momento, non ha trovato fattibilità e resta quindi un miraggio. Questo significa che la fine della Guerra è ancora lontana e che, se non si trova il modo di intervenire rapidamente, le conseguenze potrebbero essere ancora più gravi di quelle che già sono e segnare una bruttissima pagina di storia che difficilmente potrà essere dimenticata.