Tre arresti giunti in un momento cruciale della faida in corso a Ponticelli, quelli eseguiti dai carabinieri nel corso della giornata di martedì 23 luglio.
Nel mirino dei carabinieri il gruppo emergente del rione De Gasperi che negli ultimi tempi si era messo in mostra prima compiendo una serie di azioni finalizzate a contestare e contrastare l’egemonia dei De Micco e poi sbandierando sui social e tra le strade del quartiere una serie di alleanze con gli altri clan operanti sul territorio che hanno dei conti in sospeso con i cosiddetti “bodo”: i D’Amico del rione Conocal e i De Luca Bossa del Lotto O, in primis.
In manette il ras Salvatore Montefusco detto Zamberletto, capo del gruppo dissidente del rione De Gasperi, arrestato insieme a suo figlio Carmine e ad Antonio Galasso, fedele gregario della paranza che il ras aveva fondato negli ultimi tempi.
Montefusco era tornato a Ponticelli da qualche anno, dopo aver trascorso un lungo periodo in carcere, condannato per le estorsioni e le minacce indirizzate a Carmine Sarno detto Topolino, fratello degli ex boss di Ponticelli finito nel mirino dei reduci del clan proprio in seguito alla decisione dei fratelli di collaborare con la giustizia. Topolino fu oggetto di vessazioni e minacce, finalizzate ad indurre i fratelli a ritrattare, da parte di un gruppo di ex affiliati che cercò di colmare il vuoto di potere generato dall’uscita di scena dei Sarno affermandosi sul territorio, soprattutto praticando estorsioni a tappeto. In quella circostanza, Montefusco fu arrestato insieme ad altri affiliati, tra i quali Giovanni De Stefano, l’ultimo ad essere scarcerato e tornato nel rione all’incirca un anno fa per dare man forte all’amico Zamberletto.
Fin da subito il ras ha manifestato l’intenzione di non limitarsi a gestire il business della droga nel suo isolato, palesando in maniera molto plateale l’intenzione di ritagliarsi un ruolo di spessore nell’ambito del contesto camorristico locale. Una velleità che in più circostanze lo ha portato a finire nel mirino dei rivali, come dimostrano le diverse azioni intimidatorie che gli sono state indirizzate in più frangenti. Le ultime schermaglie risalgono allo scorso inverno, bombe e automobili incendiate hanno introdotto una progressiva escalation di eventi criminali culminati nel grave incidente stradale, provocato da un commando a bordo di un Suv, avvenuto lo scorso marzo, due giorni prima di Pasqua, nel quale ebbero la peggio due affiliati del “gruppo dell’isolato 17” del rione De Gasperi, mentre lo scorso 9 luglio è stato ucciso in un agguato Emanuele Montefusco, fratello del ras.
Un omicidio compiuto la mattina successiva alla serata di schiamazzi andata in scena nel rione De Gasperi per festeggiare la scarcerazione di Pasquale Damiano, nipote di Giovanni De Stefano. A testimonianza del forte timore che un commando potesse fare irruzione nel rione e interrompere bruscamente i festeggiamenti, il ras e le altre figure di spicco del gruppo da lui fondato hanno trascorso la serata sui ballatoi, limitandosi a brindare e a passarsi le bottiglie di spumante dai balconi. Un presagio che ha trovato riscontro nella realtà all’indomani della serata organizzata per celebrare il ritorno nel rione del rampollo di casa De Stefano.
Emanuele Montefusco trascorreva gran parte delle giornate sul ciglio di un marciapiede, a via Argine, per vendere rotoloni di carta ed è proprio lì che il killer a bordo di un’auto lo ha stanato. Un omicidio simbolico, un’azione dimostrativa voluta per chiarire a Zamberletto e ai suoi alleati che seguitando a contrastare l’egemonia dei De Micco avrebbero messo a repentaglio anche la vita dei familiari estranei alle logiche camorristiche. Emanuele Montefusco, dopo aver scontato una condanna per rapina e spaccio di droga, si era gradualmente allontanato dal contesto malavitoso, tant’è vero che si era ritagliato un posto da venditore ambulante lungo la strada dove è stato assassinato. Un omicidio probabilmente voluto anche per legittimare il ras ad uscire allo scoperto ed esporlo al pericolo di andare incontro allo stesso destino di suo fratello. Salvatore Montefusco era consapevole di essere finito nel mirino dei killer del clan rivale e da diversi mesi aveva optato per un profilo basso, adottando un atteggiamento più cauto. Non è affatto azzardato affermare che l’arresto gli ha probabilmente salvato la vita.
Ancora ignote le motivazioni che hanno portato all’arresto dei tre. La notizia si è diffusa rapidamente nel quartiere e i cittadini hanno tirato un sospiro di sollievo, consapevoli che l’uscita di scena di Zamberletto senior e junior scongiura il pericolo di incursioni armate e scorribande di moto che negli ultimi tempi avevano fatto schizzare la tensione alle stelle. I cittadini temevano soprattutto la replica del ras, all’indomani dell’omicidio di suo fratello.