Festa grande in casa D’Amico per due scarcerazioni che hanno concorso a risollevare l’umore dei cosiddetti “fraulella”, costretti a convivere con la perenne minaccia insita nelle incursioni dei rivali del clan De Micco che di recente hanno apertamente manifestato la volontà di “fare il morto” indirizzando una raffica di spari a un gruppo di giovanissimi, riusciti a mettersi in salvo rifugiandosi tempestivamente in un palazzo.
La prima scarcerazione è durata solo poche ore. Beneficiando di un permesso, Carmine Aloia, marito di una delle figlie del boss Antonio D’Amico, ha potuto trascorrere del tempo con i suoi familiari, scortato dalla polizia penitenziaria, per poi tornare nel carcere in cui è recluso, così come confermano le immagini divulgate sui social network.

E’ invece terminata la detenzione in carcere di Gaetano Maranzino, 24enne promessa del calcio italiano, almeno fino all’omicidio di suo cugino Vincenzo Costanzo. Maranzino è stato arrestato la sera successiva all’omicidio di quel cugino che per lui era come un fratello, al culmine di un inseguimento ingaggiato con una volante della polizia di stato che aveva intercettato un commando che aveva compiuto una “stesa” in piazza Volturno a Napoli, luogo dell’agguato in cui il 26enne Vincenzo Costanzo ha perso la vita.
Maranzino era a bordo di uno scooter, insieme a Matteo Nocerino, genero del boss Antonio D’Amico. I due furono entrambi arrestati. Nocerino è detenuto ai domiciliari fuori regione già da diverso tempo, mentre pochi giorni fa anche Maranzino si è lasciato alle spalle l’esperienza in carcere.
La notizia del suo arresto colse di sorpresa il mondo sportivo, perchè Gaetano Maranzino era riuscito a tenersi distante dalle dinamiche camorristiche in cui erano addentrati i suoi familiari, conquistando una solida reputazione nell’ambiente calcistico. E’ stato uno dei talenti più apprezzati del vivaio dell’Inter, centrocampista di qualità, è sempre stato tra i titolari nelle varie formazioni in cui ha giocato dall’Under 15 fino all’Under 18. Il suo percorso nell’agonistica del Settore Giovanile interista era iniziato nella stagione 2013-2014 nell’ambito della quale aveva collezionato 22 presenze e 3 gol attirando anche le attenzioni della Nazionale di categoria. Un destino che sembrava in discesa, al pari di quello di diversi giovani che ha incrociato nel corso degli anni e che sono riusciti a conquistare un posto in serie A, invece la sua carriera ha subito una brusca battuta d’arresto e il suo nome è finito dalle pagine di cronaca sportiva a quelle di cronaca nera. “Il sogno infranto della giovane promessa dell’Inter: quando la vita si intreccia con la criminalità”, questo il titolo di un quotidiano sportivo che all’indomani dell’arresto di Maranzino riportò la notizia ripercorrendone la carriera e intrecciandola con le vicende camorristiche in cui era coinvolta la sua famiglia, fino a quel momento incapace di minarne il talento e la reputazione.
La scarcerazione di Maranzino è stata annunciata e celebrata con i puntuali video-tributo pubblicati sui social da amici e parenti.