Pochi giorni fa, un vistoso e fragoroso corteo composto da almeno 10 motociclette è andato in scena nel rione Conocal di Ponticelli, fortino del clan D’Amico.
All’incirca una settimana dopo l’omicidio di Emanuele Montefusco, fratello del ras del gruppo emergente del rione De Gasperi è andata in scena un’azione dimostrativa, finalizzata a marcare il controllo del territorio ed esorcizzare lo spettro della paura.
Il corteo è partito da via al Chiaro di luna, esattamente ai piedi del palazzo dove viveva la donna-boss Annunziata D’Amico e dove ad attenderla ha anche trovato la morte, nella tarda mattinata di quel sabato d’ottobre del 2015, quando era di ritorno da un colloquio in carcere con il primo dei suoi sei figli, Gennaro alias “Genny fraulella”, secondo le segnalazioni che continuano a pervenire alla nostra redazione, il nuovo leader del clan D’Amico, malgrado lo status di detenuto.
Un corteo tranquillo che ha visto il gruppo sfilare tra le strade del rione, principalmente per dimostrare ai residenti in zona che i D’Amico sono ancora lì, pronti a presidiare il territorio per proteggerlo dalle insidie dei rivali e possono ancora beneficiare del supporto dei rivali. Secondo le segnalazioni dei cittadini che hanno assistito alla scena, tra i protagonisti dell’azione dimostrativa avrebbero riconosciuto anche alcune figure di spicco del gruppo del rione De Gasperi. Un’identificazione facile, considerando che dopo l’omicidio del fratello di Salvatore Montefusco, le fotografie degli interpreti della faida attualmente in corso a Ponticelli sono apparse su diversi quotidiani.
I D’Amico, forti del supporto dei loro alleati, preferiscono optare per un profilo basso, limitandosi a concentrarsi sul controllo dei loro fortini, in attesa della scarcerazione eccellente: quella di Genny “fraulella”.
Questo lo scenario che la gente comune continua a descrivere con non poca apprensione, aggiungendo sempre nuovi e dettagliati particolari che concorrono a smascherare i piani del nuovo leader del clan del Conocal. Tra i civili trapela dilaga il timore legato a una possibile escalation di violenza, non solo perché si rischierebbe una carneficina nell’ambito della quale nuovamente la compagine rivale ai De Micco potrebbe avere la peggio, un elemento che concorre ad accrescere l’apprensione in tal senso è la volontà palesemente manifestata da questi ultimi di non fare sconti neanche ai parenti estranei alle logiche camorristiche.
Un conflitto a fuoco che va evitato non solo perché la fazione dissidente sarebbe consapevole di non disporre attualmente della forza economica e militare per contrapporsi ai rivali, ma soprattutto perché andrebbe ad attirare l’attenzione degli inquirenti che così più facilmente potrebbero risalire ad elementi utili ad aggravare la sua posizione e ritardare la scarcerazione del nuovo leader della fazione dissidente. Una cautela che trapela anche da un’altra precauzione adottata dal boss che avrebbe dato ordine ai suoi gregari di non chiamarlo con il suo nome di battesimo durante le conversazioni, soprattutto quelle telefoniche – in particolare quelle che avvengono con il supporto del telefono che detiene illegalmente in carcere – e che pertanto avrebbero iniziato ad utilizzare un nickname per riferirsi a lui. Gli alleati del gruppo del rione De Gasperi si riferiscono al primogenito di Annunziata D’Amico non chiamandolo più “Genny Fraulella”, bensì “o’ parente”, mentre i suoi cugini e i membri della famiglia Scarallo lo chiamano “o’ cugino”.
Un accortezza dalla quale trapela tutto il timore del nuovo leader del gruppo che mira ad osteggiare i De Micco e che brama soprattutto di regolare i conti in sospeso e che pertanto non vuole e non può rischiare che i suoi piani vengano mandati all’aria prolungando il regime detentivo che concorre a mantenerlo lontano da Ponticelli da ormai nove anni dall’omicidio di sua madre. Appare palese che il primogenito di Annunziata D’Amico non vuole temporeggiare oltremodo, seppure siano stati compiuti diversi passi falsi, soprattutto di recente, annunciando la sua imminente scarcerazione proprio per creare un clima di tensione e caricare di aspettative lo scenario camorristico in un momento di per sé concitato per la compagine ostile ai De Micco. Un passo falso che ha concorso ad attirare l’attenzione su “Genny fraulella” e seppure fosse quello di cui andava in cerca, la consapevolezza che la cronaca in tempo reale dell’evoluzione delle dinamiche in corso sulle pagine del nostro giornale possa attirare l’attenzione della magistratura, sembra una circostanza poco gradita al nuovo boss del clan D’Amico.
Il timore del boss è stato pienamente confermato di recente da un altro fatto clamoroso: il lungo messaggio pervenuto alla redazione del nostro giornale da parte di sua moglie.