Una serie di schermaglie tra adolescenti, provenienti da due zone diverse, un gruppo da Ponticelli, l’altro da Volla, ma anche legate a due fazioni camorristiche ostili: questo lo scenario che ha portato all’accoltellamento del fratello 15enne di Alessio Bossis, il 22enne ucciso in un agguato di camorra nel 2022 a Volla, mentre il giorno seguente alla lite sfociata nel sangue è stato selvaggiamente pestato il fratello di un altro giovane legato a Bossis, in sua compagnia anche quando i sicari entrarono in azione nel parcheggio di “In Piazza” per ucciderlo.
Su entrambe le aggressioni c’è la firma del clan De Micco, l’accoltellamento di Bossis junior è opera del fratello di un affiliato al clan De Micco attualmente detenuto, mentre nel secondo caso sarebbero scesi in campo i big del clan, adulti e ragazzi riconosciuti dai testimoni oculari.
Un esercito di affiliati ai De Micco di Ponticelli si è riversato tra le strade di Volla, a caccia di vendetta per replicare a un affronto subito. I due episodi sarebbero infatti strettamente correlati a un diverbio, poi sfociato in un ceffone indirizzato al figlio di un’altra figura di spicco del clan. A quel punto, due adulti e almeno tre giovani appartenenti al clan avrebbero setacciato le strade del comune confinante con Ponticelli seminando il panico tra i giovanissimi.
Minacce, azioni dimostrative, infine il secondo pestaggio che ha visto finire nel mirino del gruppo un 14enne colpito più volte al torace e all’addome con il calcio di una pistola.
Una spedizione punitiva che appare intenzionale, studiata, pianificata, fosse solo per il fatto che il clan indagato per l’omicidio di Bossis, nell’arco di 24 ore, ha colpito due minorenni legati a quest’ultimo. Il fratello minore dell’aspirante boss ucciso e il fratello minore del suo fedelissimo.
La frequenza con la quale i De Micco convergono tra le steade di Volla – comune fi pertinenza dei Veneruso – sottolinea i rapporti pacifici che intercorrono tra le parti che già in occasione dell’omicidio di Bossis strinsero un accordo analogo che vide i killer del clan di Ponticelli entrare in azione a Volla, previa autorizzazione dei Veneruso che dal loro canto avevano forte interesse ad appoggiare l’uscita di scena del 22enne che anche tra le strade del suo comune di residenza stava palesando delle ambizioni criminali. L’omicidio fu deliberato al culmine di un summit tra i vari clan operanti sul territorio. Attualmente, risultano indagati una figura di spicco dei Veneruso, in passato già associata ai De Micco in occasione dell’omicidio di Carmine D’Onofrio, il 23enne figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, ucciso in agguato un anonimo prima di Bossis, ad ottobre del 2021, oltre ai due giovanissimi affiliati ai De Micco, stimati essere gli esecutori materiali, uno già detenuto, l’altro ancora in libertà e pertanto avrebbe partecipato anche ad altre azioni violente, tra le quali il pestaggio del fratello del fedelissimo di Bossis.
Alla luce dei fatti che si stanno delineando, c’è da chiedersi quanto siano casuali le schermaglie che hanno dato il via alle aggressioni e se i diverbi che hanno innescato la miccia non siano frutto di un’azione studiata, pensata, pianificata e finalizzata ad indirizzare l’ennesimo messaggio inequivocabile alle fazioni alleate e in contrasto con i De Micco.
I due pestaggi seguono l’omicidio di Emanuele Montefusco, fratello del ras Salvatore Montefusco alias Zamberletto, capo del gruppo emergente del rione De Gasperi che negli ultimi mesi ha più volte pestato i piedi ai De Micco, sfidandone l’egemonia.
In quest’ottica, i giovanissimi imparentati ai De Micco sarebbero scesi in campo per simulare dei contrasti con un gruppo di coetanei legati a fazioni camorristiche rivali, per poi lasciare la scena ad adulti e ragazzi addentrati nel clan attualmente egemone a Ponticelli che hanno così avuto modo di rimarcare la loro ferma intenzione di colpire anche i parenti estranei alle logiche camorristiche del gruppo dissidente, dichiarandosi tutt’altro che disposti a fare sconti perfino ai ragazzini.
In sostanza, il ceffone indirizzato al figlio di un affiliato ai De Micco scarcerato di recente avrebbe legittimato l’escalation di violenza che si è riversata sui giovani vollesi, prima per opera di un coetaneo e poi vedendo le figure di spicco del clan adoperarsi in prima persona, ufficialmente per vendicare l’affronto subito, ma alla luce dello scenario che si registra attualmente sul fronte camorristico ponticellese, ampliare la visuale per fornire una disamina più estesa, appare più che legittimo.