Cresce la tensione a Ponticelli.
Poche ore dopo l’operazione interforze che ha visto polizia e carabinieri impegnati in perquisizioni e sequestri negli arsenali della camorra, i De Micco hanno fatto irruzione nel fortino dei rivali per inscenare l’ennesima azione dimostrativa.
Un gruppo riconducibile ai “bodo” si è recato nel rione De Gasperi, il fortino di Salvatore Montefusco, il ras del gruppo emergente che dallo scorso martedì piange la morte del fratello Emanuele, ucciso in un agguato di camorra sul quale campeggia a caratteri cubitali la firma dei De Micco che appaiono tutt’altro che disposti a mettere fine alle ostilità.
Ad avere la peggio, il tuttofare della piazza di spaccio radicata da decenni nell’isolato 10, fondata dalla “pazzignana” Antonella De Stefano e suo marito Michele Damiano alias ‘o russ’ ed ereditata dai figli, in seguito al loro arresto. Il primogenito Pasquale Damiano è stato scarcerato la sera prima dell’omicidio di Montefusco ed è stato accolto dalla puntuale pioggia di fuochi d’artificio e uno show neomelodico culminato nella performance di Luca Formisani che ha annunciato la nascita di una nuova era camorristica. Un piano ridimensionato sul nascere dall’agguato compiuto la mattina seguente e che sembra non aver chiuso la partita.
Ancora da chiarire le motivazioni della spedizione punitiva indirizzata al manovale della piazza dell’isolato 10 che di certo non ricopre un ruolo di rilievo nell’ambito dell’organizzazione. Un altro giallo da risolvere è quello legato a un secondo pestaggio compiuto dallo stesso gruppo che si sarebbe accanito contro una donna.
Un episodio che concorre ad accrescere la paura degli abitanti del rione che vedono concretizzarsi l’incubo dell’escalation di violenza, soprattutto nel rione dove risiedono due figure apicali della fazione entrata in contrasto con i De Micco: Zamberletto e “Giovannone”, Giovanni De Stefano, fratello della “Pazzignana” Luisa e zio di Pasquale Damiano.
I residenti in zona non si sentono al sicuro e temono di finire risucchiati dalle logiche della faida in corso, soprattutto se gli interpreti della malavita locale dovessero temere di non poter beneficiare sull’omertà e la connivenza della gente comune che pertanto vive con sincera apprensione tutto quello che accade fuori dalle finestre delle loro abitazioni.