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Dalla vendetta trasversale all’azione dimostrativa: il possibile movente dell’omicidio Montefusco

Luciana Esposito di Luciana Esposito
10 Luglio, 2024
in Cronaca, In evidenza
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Dalla vendetta trasversale all’azione dimostrativa: il possibile movente dell’omicidio Montefusco
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Un agguato che ha colto di sorpresa gli interpreti della malavita ponticellese, quello in cui ha perso la vita Emanuele Montefusco, 49enne con precedenti per reati di droga e rapina, fratello di Salvatore, soprannominato Zamberletto, il ras dell’isolato 17 del rione De Gasperi che da diversi mesi ha lanciato il guanto di sfida ai De Micco, riuscendo a conquistare il controllo degli affari illeciti nel suo rione.

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Che il ras fosse finito nel mirino dei rivali era già evidente dallo scorso 29 marzo, quando due giorni prima di Pasqua, un commando a bordo di un suv intercettò due giovani riconducibili al suo gruppo a bordo di uno scooter e non riuscendo a sparargli, provocò un violento incidente che ha ridotto in fin di vita il 23enne Vincenzo Arienzo – tornato cosciente poche settimane fa – mentre il 31enne Giuseppe Tulipano rimase ferito in maniera meno grave e fu dimesso dopo un breve ricovero in ospedale.

In quel frangente fu chiaro l’intento del commando di colpire qualsiasi pedina dello scacchiere rivale per intimare al ras di ridimensionare i suoi piani. Consapevole di essere sotto tiro, da allora Montefusco seguita a restare rintanato nel suo fortino. E forse proprio per questo i rivali hanno colpito suo fratello, pur consapevoli che non si tratti di una figura di spicco della fazione antagonista.

Proprio per questo Emanuele Montefusco credeva di non avere nulla da temere e continuava a svolgere l’attività di venditore ambulante a via Argine, lungo la strada dove è stato raggiunto dai sicari che lo hanno ucciso.

Forte era il sentore che i rivali, prima o poi, sarebbero nuovamente entrati in azione per colpire il gruppo capeggiato da Montefusco, ma l’omicidio di suo fratello rappresenta un colpo di scena destinato ad introdurre scenari imprevedibili.

Un agguato che potrebbe rappresentare una vendetta trasversale, inscenata per lasciar intendere al ras che i rivali sono pronti a tutto e a colpire chiunque gli capiti sotto tiro, fino a quando non gli vedranno sventolare bandiera bianca.

Anche la tempistica scelta dai killer, tuttavia, potrebbe non essere casuale perché l’agguato è maturato in un momento storico preciso: all’indomani dei festeggiamenti in pompa magna andati in scena nel Lotto O, fortino del clan De Luca Bossa per effetto della scarcerazione inaspettata di Martina Minichini, moglie del ras Luigi Austero, figlia del boss Ciro Minichini e di Anna De Luca Bossa, nonché sorella di Michele e Alfredo Minichini.

I De Luca Bossa, in affari con il gruppo dell’isolato 17, ben presto potranno contare anche sul supporto di Christian Marfella, fratellastro di Antonio De Luca Bossa, anche lui assolto, al pari della nipote Martina.

I killer del clan De Micco potrebbero essere entrati in azione anche per smorzare l’entusiasmo che in queste ore campeggia in casa dei rivali, mettendo la firma su un agguato a scopo dimostrativo, colpendo un bersaglio qualunque per infliggere un duro colpo ai rivali. In quest’ottica avrebbero optato per la vittima più facile da stanare che difficilmente avrebbe potuto immaginare di essere in pericolo, ancor più in virtù del clima di calma apparente che era subentrato nel quartiere all’indomani dell’incidente in cui ebbero la peggio Tulipano e Arienzo. Un silenzio bruscamente interrotto dal clamoroso agguato in cui ha perso la vita il fratello del ras del Rione De Gasperi.

Un agguato che non può essere definito un regolamento di conti, a meno che dalle indagini in corso non emerga che Emanuele Montefusco fosse saldamente radicato negli affari capeggiati dal fratello e l’attività di venditore ambulante praticata in via Argine fosse una copertura. Seppure difficilmente, in questo caso, avrebbe adottato una condotta tanto imprudente, a maggior ragione considerando che suo fratello Salvatore è rintanato nel suo bunker da mesi, da prima dell’incidente in cui sono rimasti coinvolti i suoi due affiliati lo scorso marzo, a riprova della consapevolezza che regna in casa Montefusco: i De Micco sono abituati a regolare questo genere di conti in sospeso solo in un modo.

E forse proprio perché impossibilitati a colpire il ras, potrebbero aver deciso di ripiegare su suo fratello. Un bersaglio facile da colpire, seppure non direttamente coinvolto nelle dinamiche che alimentano le logiche della faida in corso, ma comunque legato al ras che sta dando filo da torcere al clan egemone.

Un agguato che colpisce ugualmente Montefusco e che gli impone di uscire allo scoperto per vendicare la morte di suo fratello. Almeno questo, probabilmente, i rivali sperano che accada, così da poterlo colpire più facilmente.

In ogni caso, l’agguato in cui ha perso lavita Emanuele Montefusco rischia di introdurre un’escalation di violenza tra le strade di Ponticelli dove, per l’ennesima volta, la camorra non si fa scrupoli a sparare tra la gente, in pieno giorno.

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