Nei rioni in balia della camorra di Ponticelli, prende sempre più forma la pista dell’epurazione interna, in riferimento all’agguato voluto per uccidere il ras Ciro Naturale, in quel momento storico reggente del clan De Micco, scampato miracolosamente alla morte, non di certo per volere del killer entrato in azione, ormai un anno fa.
Naturale, subentrato al boss Marco De Micco nella reggenza dell’omonimo clan in seguito al suo arresto, fu raggiunto da una crivellata di colpi mentre si allontanava dall’appartamento di un conoscente in via Carlo Miranda, nel plesso di edilizia popolare denominato “Parco di Topolino”, perché un tempo era il regno di Carmine Sarno, fratello degli ex boss di Ponticelli, oggi collaboratori di giustizia. Il ras non avrebbe mai immaginato di andare incontro a quell’inaspettato destino proprio mentre si trovava in uno dei fortini-simbolo del potere del clan del quale, in quel momento storico, rappresentava la figura più autorevole.
Ciro Naturale detto ‘o mellone, 46 anni, cognato dei fratelli Scognamillo, ma non solo per questo ritenuto uno dei broker della droga più accreditati dello scacchiere camorristico napoletano, nel mirino dei sicari ci è finito per ragioni che trovano il loro incipit nei fatti avvenuti nel corso della concitata estate targata 2022 quando Antonio Pipolo, giovane affiliato al clan De Micco-De Martino, si consegna alla magistratura e inizia il percorso di collaborazione, dopo aver compiuto un duplice omicidio, quello di Carlo Esposito, affiliato al suo stesso clan e di Antimo Imperatore, vittima innocente della criminalità.
La prova che fornisce agli inquirenti per garantire la serietà delle sue intenzioni consente agli inquirenti di rinvenire un grosso quantitativo di droga nelle disponibilità del ras Ciro Naturale. Un maxi-sequestro che ha generato un buco importante nel bilancio del clan che dal suo canto avrebbe immediatamente deliberato che a risponderne doveva essere proprio ‘o mellone. Sarebbe questo il primo retroscena dal quale è scaturita la crepa tramutatasi poi nella frattura insanabile che a distanza di 12 mesi da quei fatti sarebbe sfociata nel tentato omicidio di Naturale.
Le tensioni più serie si sarebbero registrate tra il reggente del clan De Micco e i De Martino: gli alleati avrebbero iniziato ad avanzare pretese soprattutto di carattere economico, in seguito alla scarcerazione di Giuseppe De Martino, secondogenito di Francesco De Martino, avvenuta a febbraio del 2023. Richieste inascoltate da parte di Naturale che avrebbero quindi concorso ad inasprire il clima. In più circostanze, i De Martino avrebbero impugnato le armi per far valere le loro ragioni compiendo una serie di “stese”, azioni a scopo puramente intimidatorio che in virtù dello scenario che si sta delineando in maniera sempre più nitida, avrebbero funto da avvertimento. Un monito violento indirizzato al reggente del clan che dal suo canto ha seguitato a ignorare le richieste degli alleati. Insofferente e stanco di depauperare energie e denaro, pochi giorni prima di subire quell’agguato, Naturale avrebbe deciso di uscire dall’organizzazione ed estromettersi dal giro d’affari legato al clan per tornare ad occuparsi del suo business primario: la droga, quello che per sua stessa ammissione, ignaro di essere intercettato, aveva definito un’attività che gli aveva consentito di accumulare un patrimonio ragguardevole, in grado di garantire una vita agiata perfino ai sui pronipoti.
L’agguato che ha ridotto in fin di vita ‘o mellone matura in questo scenario, in un momento storico in cui i De Martino erano preponderanti rispetto ai De Micco, complici una sequenza di arresti e scarcerazioni che stavano facendo propendere il piatto della bilancia dalla loro parte. Ad onor del vero, successivamente all’agguato indirizzato al ras dei De Micco, furono proprio i De Martino a primeggiare sulla scena camorristica ponticellese, arrivando ad ostentare anche sui social la supremazia conquistata, pubblicando dei frame che ritraevano Giuseppe De Martino ed altre figure apicali del clan mentre percorrevano le strade di alcuni rioni simbolo della camorra ponticellese a bordo di auto di grossa cilindrata. Un’azione che nel gergo camorristico contemporaneo viene praticata per marcare il territorio e parafrasare senza mezzi termini una certa supremazia criminale.
E’ stato lo stesso Naturale a confermare la pista dell’epurazione interna agli inquirenti, una volta tornato cosciente, dopo aver trascorso diversi giorni in bilico tra la vita e la morte. Del resto, dopo una breve degenza ospedaliera, il ras è tornato a Ponticelli festeggiato da amici, parenti e affiliati, ma nessun De Martino ha partecipato al lieto evento.
Ignaro di essere intercettato, Naturale ha indicato Vincenzo Valentino alias ‘o veloce tra i responsabili del suo tentato omicidio. Il fedelissimo dei De Martino, nei mesi successivi all’agguato è andato incontro ad una rapida ascesa tra le fila del clan: una “promozione” che potrebbe rappresentare la ricompensa riconosciutagli proprio per la partecipazione all’agguato in veste di filatore, secondo i ben informati. Del resto, ‘o veloce – arrestato di recente per altre ragioni – abitava proprio in quel rione. Sarebbe stato lui a fungere da filatore, insieme ad altri fedelissimi del clan, dando il segnale utile al sicario, accompagnato da un’altra figura apicale del clan. Entrambi sarebbero stati arrestati un mese dopo, nell’ambito del blitz che ha fatto scattare le manette anche per diversi soggetti contigui al clan De Micco-De Martino-Aprea-Mazzarella.