Ennesimo sequestro da 200 milioni di euro per i fratelli Giovanni, Cuono e Salvatore Pellini, imprenditori di Acerra, in provincia di Napoli, operanti in diversi settori economici, tra i quali la gestione del recupero, smaltimento e riciclaggio di rifiuti urbani e industriali.
La notifica del provvedimento da parte dei finanzieri Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli è stata contestuale a un ordine di dissequestro e restituzione della Cassazione.
Il nuovo decreto di sequestro è stato emesso dalla sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura, in particolare del procuratore Nicola Gratteri e del coordinatore della DDA Rosa Volpe.
Il nuovo provvedimento di sequestro – emesso a firma del giudice Teresa Areniello, Presidente Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli – è una reiterazione del primo ed è stato possibile anche perché l’annullamento del primo sequestro da parte della Cassazione è avvenuto per motivi esclusivamente formali, cioé il deposito della sentenza della Corte d’Appello oltre i termini di legge.
I nuovi accertamenti economico-patrimoniali delegati al GICO della Guardia di Finanza di Napoli hanno confermato la pericolosità sociale degli imprenditori di Acerra e la palese sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati al Fisco.
Sulla base degli accertamenti svolti dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Napoli, su richiesta della Dda di Napoli, il Tribunale di Napoli ha nuovamente disposto nei confronti dei fratelli Pellini di Acerra (Napoli) e dei componenti i rispettivi nuclei familiari il sequestro di 8 società, 72 autoveicoli, 75 rapporti finanziari, 224 immobili, 75 terreni, 3 imbarcazioni e 2 elicotteri, per un valore complessivo stimato di 201.476.743 euro.
Nel 2017 il vasto patrimonio degli imprenditori Pellini era già stato sottoposto a un sequestro di prevenzione sulla scorta degli esiti processuali che avevano portato alla loro condanna definitiva per il reato di disastro doloso continuato. Le indagini del Gico di Napoli avevano permesso di accertare la sproporzione fra i beni individuati e le disponibilità ufficiali degli imprenditori e anche di dimostrare che gran parte dei detti beni erano il frutto di attività illecite e del reimpiego di quei proventi.
I beni sequestrati vennero confiscati in primo grado nel 2019, seguì la conferma con decreto della Corte di Appello di Napoli depositato il 19 giugno 2023.Con sentenza depositata il 29 aprile 2024, la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha poi annullato il citato decreto della Corte di Appello di Napoli disponendo la restituzione dei beni ai Pellini.
In base alla sentenza la Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Napoli ha demandato i relativi adempimenti all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, con facoltà per quest’ultima di avvalersi della Guardia di Finanza di Napoli. Contestualmente, ravvisando la possibilità di emettere un nuovo provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca, in ragione del fatto che il primo titolo ablativo era perento in sede di legittimità per ragioni esclusivamente formali, la Dda di Napoli ha delegato il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria alla sede ad effettuare una compiuta e analitica ricognizione dei beni degli interessati. Attività che si è concretizzata oggi con il nuovo sequestro.