La faida per il controllo delle piazze di droga andata in scena tra maggio e giugno del 2023, nel rione di edilizia popolare di via Matilde Serao a Caravita, frazione del comune di Cercola, ha fatto registrare diverse fasi concitate.
Il raid indirizzato all’abitazione del ras Eduardo Fiorentino Mammoliti fu una delle azioni più eclatanti, soprattutto perché i sicari entrarono in azione subito dopo uno spettacolo pirotecnico. Un fatto ricostruito all’indomani del raid dalla redazione di Napolitan.it e che di recente ha trovato pieno riscontro nell’ordinanza che ha portato all’arresto di sette persone coinvolte nel voto di scambio politico-mafioso andato in scena in occasione delle ultime elezioni amministrative di Cercola a maggio del 2023, proprio nel momento storico in cui nella frazione di Caravita si registravano le prime fibrillazioni, in seguito alla scarcerazione di due figure di spicco della succursale dei De Luca Bossa radicata in quella sede: Massimilano Baldassarre, alias ‘a serpe e Eduardo Mammoliti.
Poche settimane dopo la scarcerazione, Mammoliti viene arrestato nuovamente per ricettazione e porto abusivo di armi, mentre Baldassarre riesce a sottrarsi alle manette, almeno in quel frangente. Finirà dietro le sbarre a novembre dello stesso anno, nell’ambito di un blitz che ha concorso a sgominare per l’ennesima volta il clan operante nelle palazzine di via Matilde Serao.
Il raid dello scorso 1° giugno fu introdotto da una denuncia sporta da Fatima Tubelli, moglie di Eduardo Fiorentino Mammoliti, che si rivolge ai carabinieri di Cercola per segnalare la frequente presenza di due soggetti con il volto travisato nei pressi della sua abitazione. In una circostanza le avevano puntato la pistola contro mentre era affacciata al balcone, ma la donna riferisce che i due si sarebbero poi dileguati, messi in fuga dalle sue urla. La donna spiega che dietro quelle incursioni intimidatorie si celava la volontà del “sistema” di appropriarsi dell’abitazione in cui viveva e che aveva occupato abusivamente tre anni prima.
Fatima Tubelli è perfettamente integrata nelle dinamiche camorristiche di famiglia, tant’è vero che figura anche il suo nome nell’elenco degli arresti che lo scorso 30 novembre hanno concorso a decapitare il suo clan d’appartenenza. La Tubelli è la moglie di una figura di spicco dell’organizzazione radicata nel rione della frazione di Cercola e che rappresenta una costola del clan De Luca Bossa operante a Ponticelli: Eduardo Fiore Mammoliti è nipote dei fratelli Solla, luogotenenti del clan del Lotto O, entrambi uccisi in agguati di matrice camorristica. Il padre, Gerardo Tubelli, affiliato al clan Sarno, fu ucciso in un agguato di camorra nel ’96, mentre il convivente della madre, Ciro Giuseppe Silvestri, vanta una lunga sfilza di precedenti: sequestro di persona a scopo di rapina, rapina aggravata, detenzione e porto abusivo di armi, traffico di stupefacenti.
Quando si rivolge ai militari, pertanto, la donna sa bene come ricostruire l’accaduto e quale versione fornire, guardandosi bene dall’indicare il reale movente che si cela dietro quelle incursioni armate: la faida in corso per il controllo delle attività illecite nel rione di Caravita, in seguito ad alcuni attriti nati tra ‘a serpe, braccio destro di suo marito, e Salvatore Capasso e Pasquale De Micco – legati ai De Micco-De Martino di Ponticelli – anche loro residenti in zona e addentrati nelle dinamiche malavitose. In particolare, al centro della disputa, finiscono gli interessi legati alle piazze di droga di Caravita.
In seguito alla denuncia della donna, i rivali compiono una “stesa” nel parcheggio in prossimità della sua abitazione, proprio aveva segnalato ai militari la presenza di quei due soggetti sospetti già nei giorni precedenti.
Gli autori di quel raid sono Salvatore Capasso e Pasquale De Micco che ignari di essere intercettati, insieme ai loro parenti, ricostruiscono l’intero scenario che ha generato quelle forti tensioni nel rione di Caravita.
Il raid del primo giugno del 2023, andato in scena immediatamente dopo uno spettacolo pirotecnico durato diversi minuti, scaturì dalla pretesa avanzata da Baldassarre a Capasso di corrispondergli una tangente di 10mila euro sulla piazza di droga che gestiva a Caravita. Quell’azione eclatante avvenne con il beneplacito del clan De Micco, attraverso l’autorizzazione di Mario Noto che verrà poi arrestato due mesi dopo, insieme ad altre figure di spicco del clan. Al raid partecipa anche un terzo soggetto che non è stato identificato. Il beneplacito di Noto conferma la volontà del clan egemone a Ponticelli di preservare l’equilibrio in essere a Caravita, appoggiando la volontà dei due di contrastare l’ascesa del gruppo capeggiato da Baldassarre e riconducibile ai rivali del clan De Luca Bossa.
La tensione tra Capasso e Baldassarre cresce a dismisura, tant’è vero che Capasso brama di uccidere il rivale per archiviare la pratica e appropriarsi del controllo degli affari illeciti: “Io per lunedì mi prendo tutta Caravita in mano”, questa la frase che pronuncia per manifestare la sua intenzione di eliminare Baldassarre. Un concetto che rimarca in maniera ancora più esplicita mimando il rumore degli spari.
Una situazione che mette in allarme i familiari di Capasso e De Micco che temono di essere costretti ad andare via da Caravita e che effettivamente ricevono pressioni in tal senso dalla madre di Fatima Tubelli e del suo compagno, ma la situazione rientra grazie alla mediazione di amici in comune.
I dialoghi forniscono una ricostruzione nitida dello scenario che si respira in quel rione, all’indomani delle elezioni amministrative nell’ambito delle quali hanno giocato un ruolo cruciale le preferenze espresse proprio dagli abitanti di Caravita.