In un clima desertico e silenzioso, saltuariamente interrotto dagli spari, la camorra di Ponticelli vive in attesa di una scarcerazione eccellente, particolarmente attesa in due rioni: il Conocal, fortino del clan D’Amico e il rione De Gasperi, l’ex roccaforte dei Sarno, da qualche tempo erta a quartier generale del “gruppo della 17”, un sodalizio emergente rifondatosi intorno a “Zamberletto”, camorrista della vecchia guardia, scarcerato da qualche anno, dopo aver scontato una lunga condanna, insieme ad altri superstiti del terremoto che scaturì dal pentimento dei fratelli Sarno.
Un’alleanza favorita dal legame che intercorre tra il ras emergente del rione De Gasperi e i fratelli D’Amico, entrambi detenuti, ma tuttora stimati essere “le menti pensanti” in grado di impartire strategie e direttive e soprattutto ancora in grado di detenere quel potere decisionale che un boss degno di tale definizione non perde mai, meno che mai quando finisce in carcere.
I due clan, i due rioni, si preparano ad accogliere con una festa in pompa magna il ritorno a Ponticelli di colui che allo stato attuale viene palesemente indicato come il reggente del clan D’Amico e in procinto di essere scarcerato. Si tratta di Genny “fraulella”, il primogenito di Annunziata D’Amico, la sorella dei boss fondatori dell’omonimo clan, uccisa in un agguato di camorra all’età di 40 anni proprio mentre rientrava da un colloquio in carcere con suo figlio Gennaro. Quando il killer Antonio De Martino entrò in azione per uccidere “la passillona”, la donna ricopriva il ruolo di reggente del clan di famiglia. Uccisa nella sua roccaforte per essersi rifiutata di corrispondere una tangente sui proventi delle piazze di droga che gestiva nel Conocal, il fortino che controllava con irriverente fierezza e nel quale si è consumato il suo omicidio.
Fin dal primo istante, gli uomini di casa D’Amico – tutti detenuti – deliberarono che a vendicare quell’omicidio doveva essere un uomo nelle cui vene scorre il sangue dei D’Amico. Nessun cognato o affiliato o parente acquisito doveva occuparsene, perché nel gergo camorristico “il sangue si lava con il sangue” e pertanto la morte della “passillona” può essere vendicata solo uccidendo un parente dell’assassino o del mandante dell’omicidio.
Il momento che la famiglia-clan D’Amico aspetta dal 10 ottobre del 2015 è ormai imminente. Il destino ha voluto che il primo uomo dei D’Amico in procinto di riabbracciare la libertà sia proprio suo figlio Genny. Un giovane che a dispetto del cognome dichiarato all’anagrafe starebbe dando ampia riprova anche dal carcere di essere un ‘D’Amico purosangue’, capace di esprimere ideologie, comportamenti e azioni perfettamente in linea con il credo camorristico ossequiato dagli zii.
“Genny fraulella” è il nuovo leader del clan D’Amico: lo confermano in maniera inequivocabile le foto dei tatuaggi incisi di recente sulla pelle di alcuni affiliati che gli hanno così giurato fedeltà eterna, nel rigido rispetto del rito tribale introdotto dai fratelli D’Amico e che contestualmente alla nascita dell’omonimo clan ha visto dozzine di parenti e affiliati tatuarsi quello stesso nomignolo, accompagnato da proiettili o una fragola, per provare in maniera efficace la convinta appartenenza al clan. Un atto di abnegazione e devozione che torna in auge, così come dimostrano le foto dei tatuaggi pubblicate non a caso sui social network, per consacrare la nascita di un nuovo leader della camorra e al contempo annunciare ai rivali che i D’Amico sono pronti a scendere nuovamente in trincea, galvanizzati ed esaltati dal ritorno a Ponticelli del giovane boss.
Una scarcerazione, come detto, che verrà festeggiata con una doppia festa che andrà in scena nei due rioni gemellati, proprio per consolidare e ostentare la nuova alleanza. Il rione Conocal e il rione De Gasperi e le rispettive compagini si apprestano ad accogliere il nuovo leader del cartello camorristico nato con la prioritaria intenzione di scalzare l’egemonia dei De Micco e soprattutto compiere l’agognata e attesa vendetta.