La camorra napoletana si mostra sempre più proiettata nella ricerca di nuovi business illeciti in cui investire. In quest’ottica, le pratiche condotte a braccetto con la complicità dei gestori di caf e patronati sono tra gli affari più graditi dai clan.
Non solo residenze fittizie assegnate agli occupanti abusivi delle case popolari che stanno concorrendo a cancellare i diritti di tantissimi legittimi assegnatari, ma anche pratiche pensionistiche illecite condotte con la complicità di dipendenti pubblici.
Un quadro inquietante che vede la camorra “succhiare” migliaia di euro al mese dalle casse dello Stato attraverso pratiche pensionistiche false.
In che modo?
Se un invalido percepisce duecento euro al mese di pensione, il clan, grazie all’intervento di un caf connivente, lavora la pratica per aggravare il quadro clinico attraverso l’implementazione di certificati medici rilasciati senza che avvenga alcuna visita in grado di accertare lo stato di salute del richiedente e “come per magia”, la pensione viene raddoppiata e così spartita: 200 euro al clan, 200 euro al complice. Anche gli arretrati vengono divisi al 50%, quindi metà dei proventi finiscono nelle casse del clan.
Nel caso di una pratica nuova da elaborare per un richiedente che non possiede alcuna malattia invalidante è “il sistema” a colmare la lacuna, provvedendo ad integrare alla domanda una serie di certificati che attestano false malattie e che pertanto garantiranno una pensione d’invalidità anche del 100% in totale assenza di patologie gravi. Allo stato attuale, dozzine di persone starebbero percependo la pensione d’invalidità, pur non essendosi mai sottoposti ad alcuna visita medica, pur non avendo diritto ad alcuna forma di sussidio economico da parte dello Stato, perchè godono di un ottima salute. In questo caso, la prima mensilità confluisce in toto nelle casse della camorra, mentre le successive vengono equamente spartite tra clan e finto invalido.
Un sistema composto da gestori di caf al soldo del clan, ma anche di soggetti in grado di rilasciare certificati medici disposti a rischiare il posto di lavoro e anche a finire in carcere, pur di strizzare l’occhio alla camorra.
Ricordiamo che il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, secondo l’articolo 640 bis del codice penale è punito con una pena che varia da due a sette anni e si procede d’ufficio se il fatto riguarda contributi, sovvenzioni, finanziamenti, mutui agevolati ovvero altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee.