Sui social network si è mostrato fin da subito sfrontato e irriverente Manuel Aprea, 18 anni, figlio minore del boss Gennaro Aprea detto ‘ nonno, malgrado le accuse pesanti che pendono sul suo capo e che lo scorso 19 marzo hanno fatto scattare le manette per lui e altre 10 persone, affiliate al clan Aprea-Valda operante nel quartiere napoletano di Barra.
Malgrado lo status di detenuto, Aprea junior ostenta il possesso di un telefono cellulare di cui si serve per pubblicare contenuti sui social. Pochi giorni dopo l’arresto è stato protagonista di una diretta sui social che gli ha consentito di interagire con decine di utenti, collegato dalla cella in cui è recluso, così come nitidamente traspare dalle immagini. L’ultima stories pubblicata su Instagram, risale alla notte tra sabato 23 e domenica 24 marzo in cui il 18enne mostra un’immagine della cella in cui è recluso, accompagnata dal testo di una canzone: “Se penso all’altro anno manco pensavo a questo, ne è valsa la pena, ora ho pensieri in meno”, mentre il frame successivo lo ritrae in un selfie scattato mentre è disteso sul letto della sua cella.
Una condotta perfettamente in linea con l’impellente necessità di minimizzare l’entità del blitz che ha sgominato il clan operante nella periferia orientale di Napoli e che si è reso autore di diverse azioni efferate, così come meticolosamente documentato dagli inquirenti, molte delle quali portano proprio la firma del rampollo del clan Aprea.
Manuel Aprea, insieme a Francesco Pio Valda, il 20enne arrestato un anno fa e accusato di aver assassinato il 18enne Francesco Pio Maimone, vittima innocente della criminalità, ha ricoperto un ruolo di primo ordine nell’ambito del contesto malavitoso in cui erano inseriti, assumendo la reggenza dei rispettivi clan d’appartenenza.
Entrambi sono accusati del tentato omicidio di Ciro Marigliano, avvenuto a febbraio del 2023. Poche ore dopo quel raid, Manuel Aprea fu arrestato insieme ad altri tre giovani, perchè notato dai carabinieri mentre girava armato nella zona dei Quartieri Spagnoli di Napoli. Quado vide i militari, tentò di fuggire, ma fu bloccato e tratto in arresto. Per gli inquirenti era chiara l’intenzione del gruppo di partecipare a uno scontro armato con bande rivali. Proprio come accadde un mese dopo, il 19 marzo del 2023, nella zona degli chalet di Mergellina quando nell’ambito di un litigio con un gruppo proveniente da un altro quartiere di Napoli, Francesco Pio Valda impugnò la pistola e sparò una raffica di colpi ad altezza d’uomo, uno dei quali raggiunse al petto il 18enne aspirante pizzaiolo di Pianura, Francesco Pio Maimone, estraneo alla lite e alle dinamiche camorristiche.
Manuel Aprea e Francesco Pio Valda erano soliti girare armati in cerca di “tarantelle”, ovvero, azioni dimostrative finalizzate ad esaltare il loro status di leader di un clan camorristico.
Una priorità incessantemente ostentata sui social anche e soprattutto contestualmente all’arresto di Aprea Junior: fin dai primi istanti, sui social sono apparsi video celebrativi finalizzati a rilanciare le quotazioni del clan, minimizzando la caratura del provvedimento che ha ristretto in carcere il giovane reggente del clan, affinché la stessa organizzazione non perda potere, credibilità e controllo del territorio.
Motivo per il quale, lo stesso Manuel Aprea, come è già puntualmente accaduto durante tutti i periodi di detenzione trascorsi in carcere in passato, seguita ad ostentare un potere indiscutibile, mostrandosi felice e spavaldo sui social per fornire una dimostrazione concreta del fatto che la detenzione non abbia minimamente intaccato la sua serenità, intavolando un evidente braccio di ferro con lo Stato, sfidato dall’ennesimo malavitoso attraverso la plateale violazione delle norme restrittive alle quali è sottoposto.