“Tutti contro i De Micco”: questo il nuovo assetto camorristico che si sta configurando all’ombra del Vesuvio.
Un disegno favorito dalla mediazione di alcune figure di spicco della camorra di Ponticelli che dalle celle dove si trovano reclusi, grazie al prezioso supporto dei telefoni cellulari, non avrebbero mai smesso di impartire strategie e direttive a parenti e affiliati a piede libero.
Alleanze favorite da vincoli di parentela che concorrono a congiungere la periferia orientale di Napoli con il cuore del centro cittadino, ma a fungere da collante tra i vari clan confluiti nella nuova alleanza strategica sono soprattutto il rancore, i conti in sospeso che rivendicano di essere saldati con gli odiati De Micco. Non a caso, tutti i clan confluiti nel nuovo cartello camorristico annoverano un congiunto da vendicare, sul cui cadavere è scalfita a chiare lettere la firma dei De Micco o angherie, soprusi e vessazioni subite dagli odiati rivali.
Queste le premesse che hanno concorso a favorire la nascita di un cartello camorristico in cui confluiscono i Casella radicati in via Franciosa a Ponticelli, saldamente legati ai De Luca Bossa, così come comprovano le tante tracce onnipresenti sui social network, ma anche la costola dei De Luca Bossa dislocata nelle case popolari di via Matilde Serao a Caravita e soprattutto la vecchia guardia dei D’Amico, capeggiata dai fratelli Antonio e Giuseppe, forti del supporto dei parenti del centro storico di Napoli, legati al clan dei cosiddetti “picuozzi”. In virtù dei precedenti storici legati a un passato non proprio recente, ma tutt’altro che superato, anche il clan emergente nel Rione De Gasperi sarebbe legato a filo doppio alla vecchia guardia dei D’Amico e pertanto figurerebbe nella nuova alleanza, costituita da una costellazione di clan entrati in affari con l’intento prioritario di contrastare la forza egemone dei De Micco a Ponticelli.
Seppure attualmente il clan più blasonato risulti essere quello dei D’Amico radicato nel Conocal di Ponticelli, sarebbe proprio questa la compagine più forte che anima la neonata alleanza camorristica. A breve si apriranno le porte del carcere per tre figure di spicco dei cosiddetti fraulella: uno dei figli di Annunziata D’Amico, la donna-boss che subentrò nella reggenza del clan proprio ai fratelli Antonio e Giuseppe in seguito ai loro arresti e che il 10 ottobre del 2015 ha pagato con la vita il diniego di corrispondere ai De Micco una tangente sui proventi delle dozzine di piazze di droga gestite nel suo rione. Un omicidio pesantissimo, soprattutto perchè ha sfatato una delle regole mai scritte, ma più diffuse del codice d’onore: la camorra non uccide donne e bambini. Un omicidio che fin da subito la famiglia D’Amico ha palesato di voler vendicare, a patto che a premere il grilletto fosse un uomo nelle cui vene scorre il sangue dei “fraulella”.
Prossimo alla scarcerazione anche Salvatore Ercolani detto Chernobyl, marito di Annunziata D’Amico e Giuseppe Riccardi, cognato della donna-boss uccisa dai “Bodo”.
Uno scenario che disegna un quadro tutt’altro che rassicurante e che lascia intravedere nuovi venti di guerra destinati a spirare su Ponticelli.